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Z (1969)

3 Luglio 2023


Francesco De Maria



Costa Gavras (1933) al secolo Konstantinos Gavras, è quello che senza nessun problema potremmo definire un "regista impegnato", un "regista politico".

Si trasferisce da giovane, dalla natia Grecia in Francia dove entrerà nel mondo del Cinema, dirigendo prima film polizieschi/gialli, poi thriller politici, film questi ultimi per i quali sarà più conosciuto.

"Z", uscito il 26 Febbraio 1969, è, a mio avviso il film più emblematico del regista Greco, il suo risultato di punta, il suo conseguimento cinematografico ed estetico più alto.

Il film si ispira all'omonimo romanzo di Vasilis Vasilikos, il quale a sua volta si ispirava ad un fatto reale: l'assassinio del politico di sinistra Gregoris Lambrakis il 27 Maggio 1963, ad opera di estremisti di destra, con la complicità di settori delle forze armate.

Ecco, il film ne è una ricostruzione: cinematograficamente dinamica, scattante, dalla forte vena spettacolare, se vogliamo, con un afflato protestatario e di denuncia non indifferente, infatti i titoli di testa dicono: "Ogni somiglianza con avvenimenti reali, persone morte o vive non è casuale. E' volontaria". Il film si avvale di un ottimo cast internazionale: nella parte del deputato di sinistra ucciso troviamo Yves Montand, Jean Louis Trintignant interpreta il giudice istruttore, Irene Papas la moglie del politico.

Una delle caratteristiche che più mi colpisce di "Z" è l'ambientazione precisa e vaga al contempo: ci accorgiamo di assistere ad una vicenda che si svolge in un paese del Mediterraneo, tutto lascia pensare alla Grecia, ma questo non viene mai specificato. Siamo in Grecia e non lo siamo. Comunque il film fu girato prevalentemente ad Algeri. Questa sorta di vaghezza rende più ficcante la denuncia, più generalizzata e generalizzabile.

Come tutte le etichette anche quella di "Cinema Politico" per un film come "Z" risulta comunque una semplificazione. Il film vuole essere, all'interno di una denuncia civile e politica, anche un film di analisi psicologica, se vogliamo, sulla lotta di due uomini (il politico ed il giudice istruttore) per la verità e la giustizia. "Z" E' UN FILM SUI TENTATIVI DI RISCHIARAMENTO (UMANO, CIVILE, SOCIALE), SULLA RICERCA DI VERITA'.

Una certa resa grottesca di alcuni personaggi (come i picchiatori di estrema destra, ma anche lo stesso generale dell'esercito) conferisce al film il suo fascino, la sua forza, la sua corrosività di fondo.

La vicenda narrata e rappresentata è compresa fra l'omicidio del 27 Maggio 1963 ed il colpo di Stato dei Colonnelli del 21 Aprile 1967, ed il finale si chiude in modo inquietante, ma anche solenne nella sua tragicità, dove ci vengono mostrate delle didascalie che ci informano della repressione culturale a tutto campo, dove vengono poste fuori legge moltissime opere letterarie, musicali, di pensiero, e moltissime manifestazioni umane e sociali. Tale didascalia si chiude dicendo che la stessa lettera Z, che in greco significa "è vivo" è proibita. Appunto, il film, il titolo stesso si pongono come contraltare vivo, dinamico, a quel divieto. "Z" è un FILM VIVO, CHE MOSTRA LA PROPRIA VITALITA', LA SPRIGIONA, ATTRAVERSO IL MONTAGGIO SERRATO, I MOVIMENTI DELLA CINEPRESA, UNA CERTA STRUTTURA E RITMO QUASI "CALEIDOSCOPICI".

Questo aspetto secondo me fu poco capito da parte di certa critica. Costa Gavras non ha voluto spettacolarizzare, o meglio: la resa spettacolare è stata funzionale a questo discorso critico, polemico, satirico, "vitalistico". Una resa spettacolare che discende in linea diretta dallo stesso titolo del film, da quella Z che indica "è vivo".

Siamo alle prese con un film non solo importante, ma che ha fatto scuola, se solo pensiamo che lo stesso Oliver Stone in più interviste ha dichiarato di amare molto "Z" di considerarlo un film-modello per molto suo Cinema.

Quindi, Costa Gavras rimane pur sempre all'interno del perimetro del Genere, questo sì, ma in questo spazio porta avanti un discorso cinematografico e "ritmico" particolare.

La stessa dicotomizzazione "buoni" "cattivi" o sarebbe più corretto dire "giusti" "ingiusti" nella sua, se vogliamo, semplificazione è funzionale, efficace, penetrante. Conferisce forza e spessore al discorso di denuncia.

E poi non dobbiamo dimenticare che un certo Classicismo viene comunque rifiutato: la stessa linearità narrativa appare frantumata, spezzata, problematizzata: vi sono ampi ricorsi al Flashback, ad esempio.

"Z" si configura così come film più problematico, più "increspato" ed inquieto di come una certa vulgata ha voluto consegnare.




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