top of page
Cerca

ASSAULT ON PRECINCT 13 (1976)

  • Francesco De Maria
  • 2 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

2 Aprile 2025


Francesco De Maria



John Carpenter (1948) è sicuramente uno dei simboli di quella che potrebbe essere definita, a ben vedere, la rinascita del Cinema Horror Americano, nel corso degli anni Settanta, rinascita non perchè negli anni precedenti film appartenenti al genere non venissero realizzati, tutt'altro, ma perchè in linea con tutto il ribollire di nuovi orientamenti ed inquietudini creative che andarono a comporre il fenomeno denominato New Hollywood.

John Carpenter, come George Romero (il quale aveva esordito magistralmente nel 1968 con "La Notte dei Morti Viventi", Wes Craven, Tobe Hooper, David Cronenberg (che è Canadese, e molti dei suoi film, soprattutto i primi li realizzava nel suo paese) sono tutti autori-simbolo di una nuova temperie cinematografica, culturale, estetica: di un nuovo modo di fare Cinema.

John Carpenter fa parte di quella schiera di registi usciti dalle università di Cinema (il nostro dalla USC di Los Angeles), con una forte consapevolezza cinefila, e con un approccio anche teorico (nel senso prima di tutto riflessivo, "pensato") alla Settima Arte.

Dopo il suo film-diploma, il fantascientifico "Dark Star", del 1974, arriva questo "Assault on Precinct 13", uscito l'8 Ottobre 1976, che precede di due anni il suo seminale Horror "Halloween".

Questo film del 1976 non è un Horror, è piuttosto un'opera crocevia di generi; ma non solo si tratta di un film indipendente, a basso costo, che mostra già tutta la forza creativa ed espressiva, l'amore cinefilo, la consapevolezza del giovane regista.

Si potrebbe catalogare il film come una sorta di Western moderno, mescolato al Thriller, al film di tensione e di suspence.

"Assault on Precinct 13" tratta di un assedio: le gang di strada di Los Angeles dichiarono una guerra spietata alle forze dell'ordine, una banda in particolare prende di mira una stazione di polizia situata nella periferia della città, nella quale si asserragliano alcuni poliziotti ed alcuni detenuti, i quali dovevano essere tyrasferiti in altra progione, ed insieme dovranno organizzarsi per riuscire a respingere l'attacco dei criminali.

Come è stato da più parti evidenziato questo film di Carpenter è debitore sia de "La Notte dei Morti Viventi" di Romero, appunto (proprio per il tema del gruppo di persone asserragliato in un luogo chiuso il quale deve respingere un attacco nemico) spogliando il proprio film di ogni eventuale richiamo orrorifico, però, e mantenendo soltanto una sapiente costruzione della tensione, sia del capolavoro Western di Howard Hawks (probabilmente la fonte di ispirazione più importante per, grosso modo, tutto il cinema Carpenteriano) "Rio Bravo", film del 1959.

La stazione di polizia non si fa cellula sociale, a mio avviso (Carpenter non è un regista Fordiano) ma piuttosto spazio materiale e simbolico nel quale si realizza un'organizzazione ed un'unione fra persone diverse, addirittura contrapposte, in vista di una lotta contro una presenza ostile ed aliena.

Perchè uno dei tratti tipici di moltissimo Cinema Carpenteriano è proprio la lotta: non tanto contro le avversità, ma piuttosto contro una minaccia "altra", una minaccia "aliena", e questo lo si vede bene ad esempio anche nel pur bello "The Fog" del 1980 o nel pregevole "La Cosa" del 1982.

"Assault on Precinct 13" possiede la stessa struttura, in questo senso e da questo punto di vista di altri film del regista, con questo intendo dire che ci tyroviamo di fronte ad un film già pienamente personale e che mostra già una notevole maturità sia espressiva che di contenuto da parte del giovane autore.

In questo film, poi, il dato realistico viene tendenzialmente trasceso, molti eventi che accadono sembrano quasi possedere qualcosa di sovrannaturale, la stessa gang non viene mai inquadrata e raffigurata in maniera precisa, assumendo così caratteri quasi evanescenti, sfuggenti, enigmatici.

Una sorta di nemico semi-invisibile. Il film, poi, oltre a possedere un carattere teso, ci restituisce anche una realtà fortemete claustrofobica, cupa, angosciante, Carpenter sembra volersi confrontare molto più che con la paura (come invece accadrà in alcuni suoi film successivi) con una sorta di angoscia esistenziale.

E con l'irruzione della dimensione irrazionale, pulsionale, violenta, anche, la quale sembra manifestarsi con più forza proprio durante la notte, con il buio, con le tenebre.

"Assault on Precinct 13" è già un film, come ho tentato di mostrare, non solo maturo, ma pienamente "Carpenteriano".

 
 
 

コメント


Iscriviti agli Aggiornamenti

Congrats! You're subscribed.

  • Black Facebook Icon
  • Black Twitter Icon
  • Black Pinterest Icon
  • Black Flickr Icon
  • Black Instagram Icon

© 2023 by The Mountain Man. Proudly created with Wix.com

bottom of page