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NON SI SEVIZIA UN PAPERINO (1972)

11 Febbraio 2022


Francesco De Maria



Incominciamo con il dire che sono un estimatore del cinema di Lucio Fulci (1927-1996), più precisamente del periodo che va dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Ottanta (quella segnata da un cinema più estremo e splatter).

Tant'è vero che ho già dedicato al regista due articoli su questo mio Blog, qui i link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2020/03/02/tempo-di-massacro-1966 e https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/sette-note-in-nero-1977 . Ho sempre sostenuto che Fulci (il quale spesso aveva pochi mezzi a disposizione per girare i suoi film) è stato un regista ingiustamente sottovalutato da gran parte della nostra critica, spesso miope (egli ebbe invece una diversa fortuna critica in Francia).

Attraverso "Non si Sevizia un Paperino", uscito il 29 Settembre 1972, la fortuna critica di Fulci è cambiata (ma poi ci sarà la riscoperta di molti altri suoi film), un film thriller-horror anomalo, a ben vedere. L'ORRORE NASCE E SI MUOVE NELLA LUCE SOLARE, IN UN'ITALIA MERIDIONALE RURALE ED ASSOLATA.

Film dove i bambini sono vittime sacrificali di un certo fanatismo, i quali vengono barbaramente uccisi, ma anche film di nemmeno troppo latente CRITICA ANTROPOLOGICA E SOCIALE ALL'ARRETRATEZZA DEL SUD RURALE ED INTERNO (e per questo molto politicamente scorretto).

Molti personaggi che popolano il film sono negativi, o comunque mossi da pulsioni ambigue: la figura più limpida sembra essere il personaggio interpretato da Tomas Milian, il giornalista; il prete colpevole, il personaggio interpretato da Barbara Bouchet vagamente torbido, attratta com'è da "flirtare" con i bambini, gli stessi bambini i quali sembrano aver perso qualunque tipo di innocenza, i genitori dei bambini "primitivi" e mossi da un arcaico e violento sentimento di vendetta. Il personaggio che trovo più affascinante è la "maciara", interpretata da Florinda Bolkan, una strega di paese, temuta ed emarginata dalla chiusa ed ottusa comunità, la quale verrà ingiustamente incolpata (dagli stessi paesani) di essere lei la responsabile degli omicidi dei bambini, venendo picchiata a morte da alcuni genitori dei bambini uccisi, in una delle scene più cinematograficamente belle e di culto dell'intero film.

Quindi ciò che colpisce di questo film (e per il quale è stato ampiamente rivalutato) è la stessa anomala ambientazione, la quale non funge da semplice sfondo, ma si fa ELEMENTO PORTATORE DI SENSO, PROTAGONISTA EGLI STESSO DELLA VICENDA, SCATURIGINE DI QUELL'ORRORE ARCAICO.

Altro elemento fondamentale (e tratto tipico di molto cinema fulciano) è la paura del diverso, l'intolleranza, il fanatismo, il conformismo violento: la maciara, rappresenta a suo modo una forma di ribellione all'ottusità di quell'ambiente, ed al violento principio di autorità patriarcale, e nel profondo, a mio avviso, è proprio per questo che viene barbaramente uccisa.

La scena dell'uccisione della maciara colpisce a fondo per la sua estrema brutalità, uccisa a pugni, bastonate e catenate all'ingresso del cimitero, in aperta campagna, in fin di vita riesce a trascinarsi sui bordi dell'autostrada, dove muore nell'indifferenza delle automobili che sfrecciano.

L'omicidio della maciara avviene sulle note (musica interna al film, le note provengono dalla radio di una delle macchine degli uomini) di una canzone di Ornella Vanoni, ottimo esempio DI SCENA DAL FORTE VALORE "DI CONTRASTO" CHE AUMENTA IL SENSO DI INQUIETUDINE ED ORRORE, FRA LA DOLCEZZA DI QUELLE NOTE E LA BRUTALITA' DELL'EVENTO CHE STA AVVENENDO.

A ben vedere è proprio la nozione di "contrasto", una sorta di poetica del contrasto a segnare il film, a connotarlo di tutta una forza espressiva, di significato e di senso.

In questi elementi, secondo me, risiede la forza, il fascino e l'empito critico del film (quindi anche nella sua capacità, strettamente cinematografica ed estetica, di spezzare le consuetudini rappresentative e narrative) più che nell'aspetto più ovvio ed evidente di polemica contro la repressione sessuale da parte di un'istituzione religiosa bigotta (la stessa figura del prete, dunque).

E' stato scritto molto giustamente riguardo a questo film che è presente una sorta di "eclissi della ragione", ed è vero: non dimentichiamoci che Lucio Fulci era un uomo di sinistra, e che con questo film si scaglia (invero in una maniera che ai tempi nostri sarebbe considerata assai politicamente scorretta) contro l'oscurantismo, la superstizione, e la violenza intrinseca o estroflessa nelle relazioni umane.

E l'orrore, in questo bel film, nasce proprio da tutto questo.





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