MEAN STREETS (1973)
- Francesco De Maria
- 21 feb
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21 Febbraio 2025
Francesco De Maria

Ho già dedicato al cinema di Martin Scorsese (1942) due miei precedenti articoli, qui i link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2017/04/12/toro-scatenato-1980 https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2020/04/13/taxi-driver-1976 oggi invece andrò a trattare di uno dei suoi primi film, il quale segna l'avvio della sua fase più propriamente personale (tralasciando, dunque, il film-diploma di esordio del 1967, che pure in nuce contiene già molto della sua poetica e "Boxcar Bertha" del 1972, film pregevole, interessante, ma poco sentito dal nostro come davvero personale), il film del quale andrò a trattare è "Mean Streets" presentato in anteprima al New York Film Festival il 2 Ottobre 1973 .
"Mean Streets" vede protagonista Harvey Keitel (e co-protagonista Robert De Niro) nella parte di Charlie, un giovane Italo-Americano che vive a Little Italy il quale è scisso fra un Cattolicesimo molto sentito, un senso del peccato e la fascinazione per lo stile di vita mafioso.
In più dovrà tenere a bada lo spericolato Johnny Boy (Robert De Niro, appunto) e vivrà una storia d'amore tormentata con l'epilettuica cugina dell'amico.
Diciamo che questo film nasce all'insegna di John Cassavetes, il quale riservò parole dure per "Boxcar Bertha" (nato all'interno della factory di Roger Corman, altro nume tutelare del regista), suscitando in Scorsese il desiderio di girare un film autenticamente personale, ispirato all'ambiente antropologico, umano, sociale della sua giovinezza.
Ed in questo senso "Mean Streets" riprende il filo del discorso del film di esordio "Chi Sta Bussando alla Mia Porta?", e molti dei tratti tipici della poetica di Scorsese sono già presenti: l'attenzione rivolta alla comunità Italo-Americana, Little Italy e più in generale New York come autentica co-protagonista del film, l'ossessione del peccato, i rimandi cristologici, la ricerca di redenzione, la scissione del personaggio che si fa crisi e dramma esistenziale, etc.
Perchè Charlie è risucchiato nel sottosuolo mafioso, continuamente, ma al contempo cerca una via di salvazione, di redenzione, un percorso verso l'alto, verso l'Assoluto.
La forte influenza del cinema di John Cassavetes la si può ravvedere nella sensazione di assoluta libertà creativa e realizzativa che il film sprigiona, nel suo carattere spesso semi-documentaristico, semi-improvvisato, come di autentica presa sul reale, nei dialoghi stessi talora del tutto improvvisati, autentici e fortemente espressivi di una cera sub-cultura e di un dato ambiente.
Lo stesso uso della cinepresa talvolta ricorda il cinema di John Cassavetes, e questo avverrà forse con ancora più forza ed evidenza nel film successivo di Scorsese, ingiustamente poco citato e conosciuto, eppure notevole ed assai significativo, vale a dire "Alice non Abita più Qui".
Il giovane Scorsese riesce a personalizzare la lezione di Cassavetes proponendo qualcosa di unico, un nuovo tipo di Cinema, libero e personalissimo il quale entra a far parte di tutto quell'orientamento e quella temperie cinematografica ed estetica che va sotto il nome di New Hollywood.
E come ho accennato sopra Charlie è una figura tormentata, scissa, punto di incontro egli stesso fra sacro e profano: il sacro si mescola col profano in una maniera così inedita e particolare da riuscire a creare una sorta di "religiosità della strada", di una "religiosità da bassifondi". Alto e basso, purezza e sporcizia si contaminano confliggendo creando nuovi e paradossali equilibri.
Una figura a suo modo soccorrevole e misericordiosa, se solo pensiamo alla sua tormentata relazione con Theresa, la cugina epilettica di Johnny Boy, trattata da paria da molti nel quartiere.
In questo senso "Mean Streets", ma molto cinema di Scorsese, più in generale, ha fatto scuola influenzando, ad esempio, molto del cinema di Abel Ferrara, il quale rimane debitore nei confronti di Scorsese, pur realizzando un cinema di assoluta originalità e pur possedendo, di suo, una sensibilità culturale per certi versi simile a quella del collega più anziano.
E' stato giustamente scritto che "Mean Streets" è un film su Little Italy, ma io credo che il quartiere Italo-Americano non sia solo ambientazione fisica, spazio "reale", ma assurga esso stesso a spazio più che psichico, direi dell'Anima.
Anche in questo senso si può parlare di religiosità del film e di Cattolicesimo Scorsesiano, perchè il protagonista ricerca la Redenzione, attraverso un tentativo di fuga che si fa ricerca esistenziale (nel senso più alto e profondo del termine) quindi "animica".
"Mean Streets": opera fologorante.
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