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LO SQUARTATORE DI NEW YORK (1982)

2 Maggio 2022


Francesco De Maria



Apro questo mio articolo affermando che nel cinema di Lucio Fulci (1927-1996) i primi anni Ottanta rappresentano sicuramente la fase più estrema, più specificatamente horror e più splatter, e questo "Lo Squartatore di New York", uscito il 4 Marzo 1982 ne è un degno rappresentante.

Ho già avuto modo di trattare del cinema di Fulci, riguardo ad un suo western "sui generis", qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2020/03/02/tempo-di-massacro-1966 e ad un suo thriller: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/non-si-sevizia-un-paperino-1972.

Certo, "Lo Squartatore di New York" è un thriller, non un horror, ma un thriller che spinge molto sulla violenza grafica, elemento, quindi, che lo accomuna agli horror immediatamente precedenti, quelli della fase 1979-1981.

A livello di trama il film non presenta niente di particolarmente originale, un tenente di polizia deve scoprire l'autore di efferati omicidi ai danni di sventurate ragazze. L'assassino è anche solito compiere telefonate minatorie simulando la voce di Paperino.

Caratteristica questa invero molto disturbante del film che aggiunge un tono grottesco e terrifico al contempo. In molto cinema di Fulci vi è una RAPPRESENTAZIONE INSISTITA SUL CORPO, DILANIATO, SQUARCIATO, MASSACRATO, ed in questo film però la rappresentazione corporea passa anche attraverso la raffigurazione della sessualità, molto spesso morbosa ed insana.

Quindi elementi centrali del film sono la dimensione corporea, il sesso, la violenza, violenza che si FA ESSA STESSA PRINCIPIO AUTORIALE, PER COSI' DIRE, UNA RAPPRESENTAZIONE ESTREMIZZATA DELLA VIOLENZA CHE SI FA PRINCIPIO "AUTORIALE", PRECISO PUNTO DI VISTA CINEMATOGRAFICO.

Questa è una caratteristica di molto cinema di Fulci e che caratterizza moltissimo "Lo Squartatore di New York". Caratteristica molto interessante del film è anche la raffigurazione di New York, vista come una gigantesca e tentacolare Babele di vizi, composta da un sottosuolo malsano e deviato.

Tra l'altro ciò che mi ha sempre colpito è anche la capacità (da parte di un regista italiano, e non è sempre facile) di rendere e di restituire con naturalezza le caratteristiche delle realtà metropolitane americane, senza dare l'impressione di un regista italiano "in trasferta" e che guarda a quella realtà con occhi "provinciali".

Lucio Fulci è stato, a mio avviso, un regista sottovalutato, non preso nella dovuta considerazione, tant'è vero che alla sua uscita il film ricevette critiche negative.

In seguito, soprattutto a partire dagli anni Novanta il film è stato rivalutato, sia per merito di cinefili ed appassionati, sia per merito di una critica giovane, più libera da preconcetti.

Il film, ad esempio fu apprezzato anche per la disamina impietosa che fornisce dei rapporti umani e sociali, uno sguardo invero molto pessimista, addirittura cinico ma anche corrosivo, critico e problematizzante.

Ad ogni modo quello che progressivamente è stato rivalutato ed apprezzato del film è proprio il suo carattere violento, efferato, estremo, considerato a buon diritto, come ho scritto sopra, principio vivificatore del film.

Lo stesso sguardo del regista si fa "torbido" per così dire, e quasi analitico e clinico sui corpi femminili straziati e dilaniati. In questo film non vi è un barlume di speranza, anche le vittime, talvolta, non sono solo vittime, se così possiamo dire.

Quello che non è stato capito riguardo al cinema di Fulci (e non solo riguardo ad un film come questo) è il suo carattere "autoriale", nonostante egli realizzasse film di genere a basso costo, proprio perchè la sua visione del cinema passa, necessariamente, attraverso quella rappresentazione del reale, spesso violenta, e da incubo.

In questo film siamo alle prese con una REALTA' COMPOSTA SOLO DA ISTINTI, DA PULSIONI, SPESSO VIOLENTE O COMUNQUE COARTANTI: proprio in questo risiede il carattere disturbante di quest'opera.

Ecco perchè prima ho scritto che talvolta nemmeno le vittime sono vittime: tutti soggiacciono a tale oscuro principio.

Aleggia nel film quasi un'aura deterministica, una sorta di coazione, un principio di piacere malsano e che talvolta si rovescia in un principio di morte.

Una costante del cinema di Fulci è proprio questo suo pessimismo, questa sua visione negativa e disincantata (a dir poco disincantata) dei rapporti umani, e della stessa sessualità.

In questo senso, dunque, "Lo Squartatore di New York" risulta essere davvero uno dei film più rappresentativi di tutto il miglior cinema di Lucio Fulci.



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