INLAND EMPIRE (2006)
21 Settembre 2021
Francesco De Maria
Torno a David Lynch ed al suo cinema dopo aver trattato già di alcuni suoi film, qui i link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/velluto-blu-1986 e https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/mulholland-drive-2001. In questo articolo tratterò invece della sua opera più estrema ed ardua, vale a dire "Inland Empire"presentato in anteprima al festival di Venezia il 6 Settembre 2006.
Inland Empire: sorta di impero della mente, di odissea interiore, ma anche quella sterminata area suburbana posta a oriente dell'area metropolitana di Los Angeles.
Lo stesso David Lynch ha descritto il film in questi termini: "la storia di una donna in pericolo". Il film costituisce una torrenziale esperienza audio-visiva, siamo coinvolti in una sorta di flusso visivo, sonoro, mentale, dell'immaginario.
Una donna in pericolo, appunto: lei è Laura Dern (attrice già presente in altri film di Lynch), attrice hollywoodiana (di nuovo Hollywood, un po' come nel precedente "Mulholland Drive") la quale deve interpretare una sorta di remake di un film polacco. Nella sua torrenzialità ed indeterminatezza, il film ci porta anche, in alcune sequenze nella Polonia degli anni Cinquanta. Il film è strutturato in PASSAGGI TEMPORALI, DI NUOVO IN MOLTIPLICAZIONI DELL'IDENTITA', IN ARDITI RIMESCOLAMENTI DEL PIANO REALE E DEL PIANO DELL'IMMAGINARIO.
Siamo spettatori, anche, di una sorta di decostruzione della figura dell'attrice. Ad ogni modo: varie storie si dipanano, tutte come punto di partenza lo stesso personaggio-protagonista.
"Inland Empire" è il film più arduo di David Lynch, se solo teniamo presente che è la sua prima opera cinematografica interamente girata in digitale, il quale gli permette una libertà pressochè assoluta di girare e creare, dal NULLA, COME UNA SORTA DI DEMIURGO ASSOLUTO MOLTIPLICAZIONI DEL REALE, TRASFONDENDOLE SUL PIANO IMMAGINARIO, CONFONDENDOLE CON QUEST'ULTIMO.
Quindi siamo di nuovo alle prese con un film sul mistero: mistero dell'identità, soprattutto, io direi, ma non solo: mistero della realtà, del tempo, dello spazio.
Forse per la prima volta davvero, rispetto ad i suoi film precedenti, la struttura narrativa viene meno, mentre nei film precedenti (ma penso soprattutto a "Mulholland Drive" e a "Strade Perdute", del 1997) siamo di fronte ad una sorta di narrazione debole, "Inland Empire" lo si potrebbe definire come film costruito con una sorta di anti-narrazione. Anche questo elemento è stato motivo di perplessità e sgomento fra buona parte del pubblico (ed anche parte della critica è rimasta perplessa di fronte al radicalismo di quest'opera).
"Inland Empire" è un film MIMETICO CHE SEMBRA SIMULARE IN TUTTO E PER TUTTO LO STESSO LINGUAGGIO ONIRICO (LO STESSO LACAN NON DICEVA CHE L'INCONSCIO, E DI CONSEGUENZA, I SOGNI SI STRUTTURA COME LINGUAGGIO?) ma con un radicalismo ed arditezza inediti.
Per alcuni di questi elementi; soprattutto per la caratteristica anti-narrativa c'è che ha voluto vedere in "Inland Empire" (ed io concordo) un'opera cinematografica che intrattiene forti legami con la Video Arte (questo come ho tentato di spiegare, a mio avviso, avveniva già in alcune inquadrature fisse di "Velluto Blu") ma con "Inland Empire" il tutto si manifesta con ancora più forza: le stesse sequenze della sit-com dei conigli, sono lì a testimoniarlo: sembra di essere alle prese con una sorta di Performance video-artistica.
"Inland Empire" è un film costruito proprio sulla questione del puro visibile, della dimensione audio-visiva nella sua purezza e radicalità, e proprio questo lo pone in linea con certa Video-Arte e con tutta la tradizione del cinema anti-narrativo.
Inoltre il film potrebbe essere inquadrato come opera dell'Inconscio, quasi come una diretta emanazione dell'Inconscio, strutturato poi cinematograficamente.
"Inland Empire" è un film che RIVELA LA MENTE, CHE LA SVELA, anzi non tanto la mente, ma come è stato scritto gli abissi della mente umana.
Assistiamo alla stessa problematizzazione dell'identità della protagonista, ed attraverso questo ad una problematizzazione ed una messa in discussione dello stesso concetto di identità.
Il film è attraversato da bagliori improvvisi, da scene fulminanti, da incursioni non solo negli abissi mentali, ma negli stessi territori onirici dell'incubo, popolato da figure grottesche e terrificanti.
"Inland Empire" è davvero un film inafferabile, indicibile, e proprio questa sua indicibilità SI LASCIA DIRE: e forse proprio in questo risiede la sua intima grandezza.
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