VELLUTO BLU (1986)
23 Maggio 2022
Francesco De Maria
Una canzone languida e sentimentale, aiuole ben curate, staccionate dipinte, bambini felici, uomini che salutano, fiori in primo piano, questo l'incipit iconico ed indimenticabile di "Velluto Blu" di David Lynch, film presentato in anteprima al Festival di Montreal il 30 Agosto 1986.
"Velluto Blu" è uno dei film più disturbanti di sempre, senza ombra di dubbio, ma anche un film dal notevolissimo ed altissimo profilo visivo, dalla forte vena sperimentale ed avanguardistica.
Per comodità, volendo definirlo potremmo considerarlo un Neo-Noir ed infatti con tutta la grande tradizione del Film Noir questo film di Lynch ha notevolissimi punti di contatto e di convergenza: il rapporto fra ciò che appare e ciò che è, i torbidi misteri e segreti di una cittadina di provincia, un giovane affascinato dal torbido e che nella sua purezza (pur venata di ambiguità) vuole scoprire il mistero (un rapimento di un bambino ad opera di un gangster spietato, interpretato da Dennis Hopper), e poi una Femme Fatale ( la madre del bambino rapito, cantante in un Night Club vittima degli abusi di Dennis Hopper, interpretata da Isabella Rossellini) una ragazza che rappresenta l'ingenuità e la purezza (interpretata da Laura Dern).
Il protagonista è interpretato da Kyle McLachlan, attore che spesso ha collaborato con Lynch.
"Velluto Blu" fra le molte cose è un film sul DOPPIO, SULLO SPECULARE: il protagonista è il doppio "positivo" del gangster, la violenza a cui assiste (Frank Booth, il personaggio interpretato da Dennis Hopper da sfogo alla sua sessualità torbida e malsana, abusando della cantante, ricattandola, la quale deve sottoporsi alle sue violenza se rivuole indietro suo figlio), il protagonista assiste TURBATO ED AFFASCINATO a quella sorta di Scena Primaria.
Il protagonista scopre in sè l'abisso torbido del Male, pur essendo e rappresentando altro, il doppio speculare di Frank. Il film poi, presenta uno stile marcato che RICREA SURREALMENTE LA REALTA', basti pensare alla sequenza iniziale, con quel dettaglio dell'orecchio mozzato, con quel brulichio di insetti con il movimento della cinepresa in avanti, che si immerge dentro il nero abisso dell'orifizio. Tratto tipico di molto cinema lynchiano è questo uso insistito degli orifizi su cui la cinepresa si immerge, questo NERO COME PRESENZA SIGNIFICANTE, COME APERTURA ALLE DIMENSIONI NASCOSTE. QUELLE SOTTERRANEE, TORBIDE, VIOLENTE, PERVERSE, QUELLE DELL'ES CHE SI SPRIGIONA.
In questo senso Lynch si può annoverare fra i cineasti surrealisti, e comunque torbidamente onirici. Sotto traccia lungo tutto il film è presente una costante: il rapporto padre-figlio, la ricerca del padre, dal momento che il padre del protagonista è all'ospedale a causa di un infarto, è come se il giovane cercasse un padre putativo, trovandolo in Frank: PADRE PRIMIGENIO, ARCAICO E VIOLENTO, PADRE CHE SI RELAZIONA A TUTTI ATTRAVERSO LA VIOLENZA. Questo mondo torbido, notturno, sotterraneo composto da gangster che trafficano droga e rapiscono, donne equivoche, da una misteriosa quanto spaventosa figura come quella di Ben (all'apparenza "solo" un magnaccia, dai modi effeminati, ma vera e solo accennata anima nera del film, a mio avviso, più di Frank, che sembra sottilmente succube al suo cospetto) rappresenta davvero il Male.
Un Male, però, e questo è un altro dato molto interessante del film che a volte presenta una tristezza di fondo, una malinconia, una nostalgia del Bene (basti pensare allo stesso particolare disturbante a suo modo, della commozione di Frank ogni volta che ascolta alcune vecchie canzoni della prima metà degli anni Sessanta, fra cui la celeberrima "Blue Velvet" la quale da anche titolo al film).
Il film presenta un utilizzo eccentrico, irregolare e disturbante di canzoni dai toni melensi e sentimentali, ma che immersi in un contesto torbido, sembrano divenire "trigger" per esplosioni di violenza.
L'appartamento della cantante oltre a farsi (come è stato giustamente evidenziato da più parti) luogo materiale e simbolico dell'Inconscio (io aggiungerei: più nello specifico proprio del freudiano Es) a mio avviso è anche un rimando alla Video Arte, alle installazioni; proprio nella disposizione degli oggetti, nella fissità delle inquadrature, nell'atmosfera rarefatta fino a trascendere nel territorio enigmatico dell'incubo.
Lynch RAFFIGURA CIO' CHE STA OLTRE, CIO' CHE STA SOTTO, e quello che ci restituisce non è per niente bello, o gradevole.
In questo senso "Velluto Blu" è un film non solo coraggioso, ma avanguardistico, sperimentale, "folle" e visionario.
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