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HANNAH E LE SUE SORELLE (1986)

  • Francesco De Maria
  • 12 set
  • Tempo di lettura: 3 min

12 Settembre 2025


Francesco De Maria


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Ho trattato molto spesso, su questo mio Blog, del cinema di Woody Allen, oggi ritorno all'opera del regista ed attore New Yorkese per scrivere di "Hannah e Le Sue Sorelle", uscito il 25 Gennaio 1986.

Io credo fermamente che il periodo migliore del cinema Alleniano vada situato proprio dalla fine degli anni Sessanta con il suo film di esordio "Prendi i Soldi e Scappa", del 1969, che sì è opera in parte ancora acerba, ma già significativa, personale, come ho tentato di mostrare in un mio articolo, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2019/08/12/prendi-i-soldi-e-scappa-1969 ai primi anni Novanta (e penso soprattutto ad un film in parte sottovalutato come "Ombre e Nebbia", del 1991), ed anche di questo film ho trattato: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2019/11/01/ombre-e-nebbia-1991 certo poi vi sono anche successivamente film significativi ed importanti, ma io credo che il periodo "magico" sia quello, e gli anni Ottanta hanno visto la realizzazione di alcuni fra i suoi film più personali ed emblematici, e non fa eccezione "Hannah e Le Sue Sorelle".

Film dai carattere fortemente "esistenziali" per non dire Esistenzialisti sulle vicende sentimantal e sulle relazioni umane di tre sorelle: Hannah (interpretata da Mia Farrow), Lee (interpretata da Barbara Hershey) e Holly (interpretata da Dianne Wiest), attorno aloro ruotano alcune figure maschili: l'ipocondriaco Mickey ( Woody Allen) fortmente pessimista e dalle inclinazioni suicide, Elliot (Michael Caine) sposato con Hannah ma che vivrà una relazione sentimantale clandestina con Lee, e Frederick (Max von Sydow), pittore misantropo, legato a Lee.

Il film è intessuto di tutte le ossessioni Alleniane: la difficoltà dei rapporti umani, delle relazioni sentimentali, il senso dell'Esistenza, il confronto con la Morte (o comunque con la sua idea), l'ipocondria, il gusto delle citazioni letterarie e filosofiche (le quali non rimangono mai fini a se stesse ma risultano essere, piuttosto, il corrispettivo verbale del senso più profondo e della ragion d'essere del film, evitando del tutto il didascalismo).

Ma non solo: anche in questo film è presente un omaggio amoroso a New York, un omaggio in qualche modo particolare (rispetto ad altri suoi film) se solo pensiamo all'attenzione rivolta alle architetture della Grande Mela.

Come giustamente è stato evidenziato il film è debitore da un lato dell'opera cinematografica di Luchino Visconti (soprattutto, e basta pensare al titolo, ad un film come "Rocco e i suoi Fratelli") dall'altro al cinema di Ingmar Bergman (vero nume tutelare per Woody Allen, come sappiamo) e soprattutto ad un film come "Fanny e Alexander".

Tutti film, a ben vedere, che ci restituiscono, nel migliore dei modi, e con le dovute differenze rappresentazioni familiari: la famiglia vista (e questo, appunto, accade anche in un film come "Hannah e le sue Sorelle") come ambiente privilegiato per riuscirre a scomporre ed analizzare tensioni, nodi irrisolti, contrasti, e non solo.

Non solo: perchè l'ultima parte del film vede una sorta di ricomposizione e di scioglimento finale dei drammi e delle tensioni, il raggiungimento di un nuivo e superiore equilibrio esistenziale.

Holly, ad esempio, troverà amore ed equilibrio proprio grazie a Mickey (i due, come vediamo nel corso del film si erano già avvicinati, ma senza successo) enon solo: troverà equilbrio e motivazione proprio attraverso la scrittura, la creatività, l'Art, e penso ad una delle bellissime scene finali, quella nella quale Holly legge il suo dramma teatrale ad un commosso Mickey.

Non considereri "Hannah e le sue Sorelle" il miglior film Alleniano (come fu definito da parte di qualche critico) certo è, però, che rappresenta un po' una summa della sua poetica.

Non solo a livello contenutistico, ma anche alivello formale e stilistico: pensiamo ai Primi e Primissimi Piani dei volti (forma così Bergmaniana, certo, ma al contempo così Alleniana), e non solo: anche ad un certo utilizzo (già presente nel suo film di esordio) del Piano Sequenza Rotatorio.

Quindi io direi che "Hannah e le sue Sorelle" è il film nel quale Woody Allen ribadisce se stesso, la propria poetica, il proprio stile con particolare forza, come a volre davvero mettere meglio apunto, a sistematizzare la propria poetica Cinematografica ed Esistenziale.

Ed ecco perchè siamo alle prese con una pietra miliare della sua cinematografia.




 
 
 

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