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COOL HAND LUKE (1967)

12 Maggio 2023


Francesco De Maria



Stuart Rosenberg (1927-2007) è stato un regista forse sottovalutato e non abbastanza menzionato, eppure ha al suo attivo alcuni film degni di nota; come il suo esordio del 1960 "Murder Inc., "WUSA" del 1970, per arrivare ai polizieschi "The Laughing Policeman" (1973) e "The Drowning Pool" (1975) o al film "Amityville Horror". Un regista importante, Rosenberg, più di quanto possa sembrare.

Ma sopratutto autore di questo "Cool Hand Luke" uscito il 31 Ottobre 1967,(in Italia distribuito come "Nick Mano Fredda", mutando inspiegabilmente il nome del protagonista, Luke, interpretato da Paul Newman, in Nick) film autenticamente fondativo del Cinema "Neo-Carcerario" potremmo dire, ma non solo, anche uno dei risultati di punta della primissima New Hollywood.

Il protagonista viene condannato ai lavori forzati in un carcere di massima sicurezza, ed in poco tempo sarà ammirato dagli altri compagni di carcere che in lui vedranno un'incarnazione della rivolta e dell'anti-autoritarismo, dal momento che tenterà due volte la fuga, senza piegarsi mai ai diktat dei carcerieri. Al terzo tentativo di evasione, verrà ucciso.

In questo senso si potrebbe dire che "Cool Hand Luke" pone le basi di quelli che saranno gli orientamenti della New Hollywood, soprattutto di quella di fine anni Sessanta e primi anni Settanta: l'empito libertario ed anarcoide, la ribellione, la sconfitta.

Luke, infatti, è uno dei primi "loser" che popoleranno il Cinema Neo-Hollywoodiano, un uomo che si ribella, e che nella sua ricerca di libertà sacrificherà la propria vita.

In questo senso, dunque, si potrebbe affiancare questo film ad opere successive come, ad esempio, "Bonnie and Clyde" di Arthur Penn, del 1967, "Easy Rider" di Dennis Hopper del 1969 o "Brewster McCloud" del 1970 di Robert Altman. Di quest'ultimo film, così come di "Bonnie and Clyde" ho già trattato, qui i rispettivi link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/bonnie-and-clyde-1967 e https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2016/08/22/brewster-mccloud-1970.

Il film recupera tutta una tradizione "religiosa" se solo pensiamo che, come è stato da più parti evidenziato, l'Immaginario Cristologico è effettivamente presente nel film: Luke come novello Cristo; un reietto, un Cristo Americano di fine anni Sessanta, che con Gesù condivide una sorta di ribellismo libertario, di urgenza anti-autoritaria, di misterioso carisma.

A mio avviso "Cool Hand Luke" oltre ad essere uno dei primi fulgidi esempi della New Hollywood è anche opera cinematografica che dialoga con tutta la tradizione del Cinema Carcerario dei primi anni Trenta, e, attraverso questo, indirettamente con il Social Problem Film Warner anni Trenta.

La stessa "chain gang" (i detenuti con la palla al piede, legati l'uno all'altro") ci riconduce a quella pietra miliare cinematografica che è "I Am a Fugitive From a Chain Gang", di Mervyn LeRoy, del 1932, con Paul Muni protagonista.

Questo film del 1967 incorpora, a mio avviso, assimila, rende organico quella tensione rappresentativa propria di quella tendenza dei primi anni Trenta, e di tutta la tradizione "sociologica" e protestataria, dalle venature radicali, dei film Warner degli anni Trenta (anche se, in questo caso, ripeto, in maniera indiretta).

Il film è attraversato da una sensazione di mutua impenetrabilità, di incomunicabilità, si potrebbe dire fra i carcerieri (che potremmo anche definire aguzzini) ed i detenuti. la famosa frase (ormai di culto) indimenticabile ed assai significativa, pronunciata dal "peckinpahiano" Strother Martin: "What we've got here is failure to communicate" rende bene l'atmosfera del film: incomunicabilità, che in quell'ambiente si fa scontro violento e frontale, e SOLITUDINE DEI PERSONAGGI, SOPRATUTTO SOLITUDINE DI LUKE.

Ecco, io credo che forse un denominatore comune che lega moltissimi film New Hollywood, dai suoi primordi di fine anni Sessanta fino a tutti gli anni Settanta è proprio quello della solitudine: personaggi soli o solitari, in lotta contro il sistema, alla ricerca di sè.

Un tema, questo della solitudine, declinato in modi diversi da film a film, da regista a regista. E poi lo SCACCO ESISTENZIALE, la sconfitta, l'impossibilità di vittoria, la negazione del lieto fine, il Sogno Americano che si fa Incubo Americano.

Luke è mosso, è spinto da un'autentica PULSIONE ALLA RICERCA DELLA LIBERTA', DELL'AUTO-LIBERAZIONE, LA QUALE SI INFRANGERA' CONTRO I PROIETTILI DEI REPRESSORI.

In quelle ultime sequenze il film raggiunge il proprio acme rappresentativo, figurativo e teorico, si ri-organizza mirabilmente.

E mirabile rimane "Cool Hand Luke", vera pietra miliare non solo del Cinema Americano di fine anni Sessanta, ma dell'intera New Hollywood e oltre.



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