BREWSTER MCCLOUD (1970)
"Brewster McCloud", film di Robert Altman (1925-2006) uscito il 5 Dicembre 1970 è un'opera altamente esemplificativa della New Hollywood proprio in virtù delle sue caratteristiche eccentriche, decentrate, irregolari ed altamente personali.
Il film si incentra sulle gesta di un giovane ribelle, un loser che vive nei sotterranei dell'Astrodome di Houston, nel Texas e che sogna di volare dopo aver costruita un'apparecchiatura a tale scopo finchè non verrà ucciso dalla polizia, vera e propria violenza repressiva del sogno controculturale di fuga e libertà.
Come si può facilmente intuire il film presenta tratti surreali, tratti che potenziano e marcano il senso liberatorio ed eversivo tipici di tutto il film, film sul volo, FILM CHE VOLA, che si libra sugli spazi liberi del sogno e del vedere in modo alternativo, più profondo e autentico.
Nel film vi sono anche continui rimandi ironici e sarcastici alle figure politiche di spicco dell'epoca: Richard Nixon, Spiro Agnew.
Il film è davvero un film di volo, un film di fuga, un film sulla fuga, fuga non intesa nel suo senso escapista, ma fuga come ricerca di un tipo di esistenza più libera ed autentica.
Il film si inscrive molto bene in quelli che sono i parametri della New Hollywood proprio in virtù del suo stupendo finale (stupendo da un punto di vista cinematografico ed estetico): il finale tragico, la morte violenta del giovane ribelle, il ribaltamento critico dell'happy ending a tutti i costi.
Il giovane protagonista vive nei sotterranei, egli vive un'esistenza sotterranea, underground, rifiutando così regole e rituali dell'American Way of Life: lo stile di vita regolare viene completamente scavalcato, il protagonista VOLA SOPRA L'ESISTENZA NORMALE, spicca il volo, si proietta in avanti.
Il film, sotto molti aspetti rispecchia bene quella che era la poetica di Robert Altman, ad ogni modo il regista definì questo film come il film forse più personale.
Il volo, l'atto del volare, la stesso sforzo ed il volere volare ad ogni costo sono tutti sintomi di un tentativo di rottura del Logos dominante, del discorso dominante, del discorso istituzionale: il giovane Brewster persegue e ricerca una nuova linea comportamentale e di pensiero, un pensiero fluttuante e volante, un pensiero libero ed evanescente non più costretto entro certe categorie fisse.
Il critico Kolker scrisse al riguardo di questo film: "è un film sulla sessualità, il potere e la libertà e tutte quelle fondamentali componenti personali e ideologiche della nostra vita che sono state cambiate, messe in discussione, represse e corrotte sotto il regime nixoniano, alla svolta degli anni '70".
Lino Miccichè nel suo importante testo "L'Incubo Americano. Il cinema di Robert Altman" definisce Brewster, il protagonista del film come un Icaro-Faust, un prometeico ribelle che tenta il volo come atto supremo di auto-nomia, proprio nel senso letterale del termine: il protagonista persegue una propria legge, una propria logica.
Tratto tipico di molti (anti)eroi del cinema della New Hollywood, pensiamo soltanto a Bonnie e Clyde in "Bonnie and Clyde" (1967) di Arthur Penn, a Billy e Wyatt in "Easy Rider" (1969), a Kowalski in "Vanishing Point" (1971) o al poliziotto-motociclista Wintergreen in "Electra Glide in Blue" (1973).
Ribelllione, volo, scatto in avanti, scarto rispetto alla regola, tutti tratti tipici della New Hollywood. Certo, il film vive di una fertile ambiguità, una ambiguità tale da renderlo un oggetto complesso, sfuggente, problematico.
Da un lato si esalta l'utopia, o come io la definisco la FUGA IN AVANTI, dall'altro se ne mostra l'intima fragilità, il suo scacco, il destino tragico.
Ciò pone Robert Altman, come artista, in una posizione problematica con il Movimento e con le sue spinte utopico-rivoluzionarie. Il ragazzo ribelle, fragile e sognatore muore sotto i colpi di pistola di ottusi agenti di polizia, ma secondo me c'è di più: il volo, l'esistenza alternativa si scontra con l'opacità del reale, con la sua inerzia.
Brewster è un diverso, uno spostato, un essere solo (ma d'altronde il cinema della New Hollywood ci ha abituato a queste bellissime figure solitarie (o sole) e perdenti). Vi è una nobiltà nella figura del protagonista di questo film.
Brewster rincorre in modo maniacale il suo faustiano ed icariano sogno di libertà, vive in uno spazio auto-nomo, come ho già spiegato sopra, ma anche appartato, molto appartato, addirittura SOTTERRANEO.
La forza infera tenta di spiccare il volo, ma invano. Il film presenta dei toni favolistici ed ironici che lo distanziano e non di poco da alcuni film "militanti" dell'epoca.
In definitiva assistiamo alla sconfitta, allo scacco esistenziale di un giovane solitario di fronte alla rozzezza ed alla violenza del Potere e del Dominio del Capitale, e come ho già accennato sopra, secondo me il film è anche una disamina dell'inerzia del reale, della sua opacità, del suo carattere negativo ed avvolgente.
"Brewster McCloud": un canto/controcanto allo slancio utopico, un film a suo modo ambiguo, e proprio in quanto ambiguo si fa opera articolata, complessa e stratificata; un film che non fornisce risposte ma piuttosto fa sorgere delle domande.