UN MARITO PER ANNA ZACCHEO (1953)
23 Agosto 2021
Francesco De Maria
Apro questo articolo affermando che sicuramente "Un Marito per Anna Zaccheo", uscito il 22 Agosto 1953 non è il film più significativo del regista Giuseppe De Santis (1917-1997).
Giuseppe De Santis è stato, ad ogni modo, uno dei registi (post-neorealisti più che neo-realisti in senso stretto) più importanti e significativi del cinema italiano.
Ho già avuto modo di trattare del suo cinema, e più nello specifico di uno dei suoi film maggiori, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2020/08/03/non-ce-pace-tra-gli-ulivi-1950 , in questo caso invece stiamo parlando di un film "minore" del regista, anche se in qualche modo tipico.
Il film è sostanzialmente un melodramma popolare ambientato a Napoli con protagonista Silvana Pampanini e Massimo Girotti.
Il melodramma (popolare e passionale, fatto molto spesso di passioni dilanianti e di contrasti) andava per la maggiore soprattutto all'interno del panorama del cinema italiano della prima metà degli anni Cinquanta (il caso probabilmente più emblematico è quello di Raffaello Matarazzo con i suoi melodrammi all'epoca bistrattati dalla critica cinematografica e negli anni Settanta ad opera di una giovane critica acuta e preparata ampiamente rivalutati), ecco questo film di De Santis a mio avviso si pone su quella linea, anche se in modo del tutto peculiare.
Prima ho parlato di "tipicità" di questo film rispetto al più generale progetto registico di De Santis, e per un motivo preciso: "Un Marito per Anna Zaccheo" rientra a pieno titolo nella categoria culturale e letteraria di derivazione gramsciana (prima ancora che cinematografica) di Nazional Popolare.
Giuseppe De Santis ha sempre perseguito quello scopo, costruire un cinema rivolto alle masse popolari, impegnato politicamente e culturalmente, che ne rispecchia tensioni, impulsi, desideri, idee, passioni e lotte.
Tale categoria nel cinema di De Santis SI DECLINA IN DUE MODALITA' DIVERSE: IN SENSO PIU' COLTO ED "ALTO" ("Non c'è Pace tra gli Ulivi") IN SENSO MEDIANO ("Riso Amaro", film molto complesso ed articolato che riattinge a piene mani da tutta una tradizione cinematografica mescolandola alla cultura popolare ed alle nuove mode della fine degli anni Quaranta) PER ARRIVARE AL SENSO "BASSO", AUTENTICAMENTE POPOLARE E DI MASSA di questo "Un Marito per Anna Zaccheo".
E' questo il punto: questo film "minore" andrebbe guardato attraverso il prisma della contestualizzazione storico-cinematografica: ci accorgiamo allora che è un film PROGRAMMATICAMENTE ED AUTORIALMENTE "BASSO" e che risulta essere parte integrante e necessaria del progetto registico di De Santis, improntato alla categoria di nazional-popolare.
E comunque "Un Marito per Anna Zaccheo" ha il merito di riporre maggiore attenzione sulla figura femminile, ma non solo: con l'uso della voce fuori campo della protagonista assistiamo ad uno scavo psicologico non indifferente.
Per quello che ho scritto sopra, affermo che questo film, almeno in una certa misura è stato poco compreso ed ingiustamente bistrattato dalla critica (soprattutto da quella dell'epoca).
Poi bisogna anche tenere presente l'attenzione che De Santis rivolgeva al cinema hollywoodiano, visto e letto soprattutto come cinema autenticamente popolare, con questo film del 1953 egli tenta di portare quella tradizione cinematografica sul suolo italiano.
Il film, poi, possiede tutta una sua forza critica e demistificatrice: intanto, come ho scritto sopra, vi è un'attenzione rivolta alla figura femminile, vista come vittima di un mondo maschile rapace e predatore, ma anche vittima del capitalismo patriarcale che è fondamento della società.
Teniamo presente che la protagonista, ad un certo punto, accetta di lavorare come fotomodella, e scoprirà (lei così pura ed ingenua) lo sfruttamento insito in quell'ambiente.
Ho sempre trovato questa caratteristica molto interessante, se solo pensiamo a tutta una tradizione cinematografica italiana della prima metà degli anni Cinquanta la quale rappresentava il falso mito del mondo dello spettacolo, l'alienazione, lo sfruttamento, e soprattutto l'inautentico, a cominciare da "Bellissima" di Luchino Visconti, del 1951, per proseguire con "Lo Sceicco Bianco" del 1952, di Federico Fellini e finire con "La Signora Senza Camelie" di Michelangelo Antonioni, del 1953,e con questo film di De Santis, appunto.
Il valore di critica sociale, di polemica è venuto fuori sempre meglio nel corso degli anni, così come il valore cinematografico, estetico e culturale di un film come "Un Marito per Anna Zaccheo" anche minore, ma comunque estremamente significativo e tipico di un progetto registico forte e personale come quello di Giuseppe De Santis.
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