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NON C'E' PACE TRA GLI ULIVI (1950)


"Non C'è' Pace Tra Gli Ulivi", uscito il 10 Settembre 1950 è il terzo lungometraggio del regista Giuseppe De Santis (1917-1997) e probabilmente davvero fra i suoi film è quello più ardito e sperimentale, più eccentrico ed innovativo.

Tutti i primi film di De Santis; quindi come anche i due precedenti, "Caccia Tragica" del 1947 e "Riso Amaro" del 1949 si possono anche ascrivere alla tendenza Neo-Realista ma in un modo del tutto irregolare e "sui generis". Sul tronco Neo-Realista De Santis innesta varie diramazioni cinematografiche e meta-cinematografiche e richiami da un lato alla cultura popolare "bassa" e dall'altro alla "cultura alta".

A mio avviso proprio con "Non C'E' Pace Tra Gli Ulivi" il regista radicalizza ed estremizza ancora di più tale approccio.

Il film è girato ed ambientato proprio nella terra natale del regista (il Basso Lazio) e nella fattispecie nel paese di Fondi, che vede contrapporsi il reduce di guerra e pastore (protagonista del film, ed interpretato da Raf Vallone) all'avido e ricco possidente il quale ha sottratto gran parte del gregge alla famiglia del reduce. I due si contenderanno anche una donna (una giovanissima Lucia Bosè) innamorata del giovane ma promessa sposa al possidente, per arrivare infine al vero scontro finale fra i due (non prima che il giovane pastore abbia coalizzato intorno a se buona parte della gente povera del paese).

Film sul CONFLITTO, DUNQUE, MA PIU' NELLO SPECIFICO FILM SULLA LOTTA DI CLASSE. Bisogna tenere presente che la formazione politico-culturale di Giuseppe De Santis era Marxista ed il conflitto, la relazione dialettica è onnipresente in molti dei suoi film.

Nel film prima della contrapposizione intesa come lotta di classe, vi è un'altra contrapposizione, vale a dire quella del protagonista (uomo coraggioso e combattivo) con una comunità chiusa nella propria arcaicità, pavida e gregaria. Quindi anche una lotta del singolo contro una collettività mortificante, fino a che questa collettività non si risveglia, assumendo diversi e nuovi connotati, di classe sociale in lotta.

Una contrapposizione dunque fra possidenti avidi e rapaci (borghesia) e proletariato agricolo. Quindi siamo sicuramente alle prese con un film di impianto politico marxista, ma non solo; le fonti culturali di De Santis (e non solo di De Santis, ma un po' di tutto il gruppo che ruotava attorno alla rivista quindicinale "Cinema", quindi altri futuri autori cinematografici quali Carlo Lizzani, Gianni Puccini, Antonio Pietrangeli) sono da rintracciare anche nei dettami realisti, nell'aggancio narrativo alla letteratura di Giovanni Verga, nel perseguimento del Nazionale-Popolare di Gramsciana memoria, nel voler rappresentare la realtà nazionale italiana (e nella fattispecie la realtà delle classi subalterne).

Ecco, "Non C'E' Pace Tra Gli Ulivi" non solo risente di tutto questo, ma addirittura ne radicalizza l'assunto, rivelandosi come forsse il risultato di punto ed il conseguimento cinematografico-estetico più alto di Giuseppe De Santis.

Quello che colpisce del film, ad esempio è il grande rigore stilistico, è un film molto rigoroso, dallo stile pronunciato, da una ricerca indefessa dal punto di vista formale e di composizione dell'inquadratura, di Messa in Quadro.

In questo film è fortemente presente la Profondità di Campo, la quale diventa l'articolazione stilistica dell'assunto che ho illustrato sopra, vale a dire la RAPPRESENTAZIONE DEL CONFLITTO ALL'INTERNO DI UN DATO AMBIENTE, NON SOLO UMANO E SOCIALE, MA ANCHE PAESAGGISTICO.

Tant'è vero che i paesaggi aspri del Basso Lazio funzionano da veri co-protagonisti del film e della vicenda narrata. Una Messa in Quadro di notevole forza ed impatto ed un attenzione spasmodica rivolta alla composizione dell'inquadratura, agli equilibri figurativi, alla postura degli attori.

E hanno pienamente ragione coloro che hanno evidenziato una certa astrattezza della Messain Scena ed un uso del tutto anomalo ed eccentrico degli attori, colti, molto spesso in posizioni statuarie, "forzate" ed innaturali.

Proprio come a voler sottolineare il carattere costruttivo del film (e di riflesso del Cinema) il suo carattere "non naturale" non immediatamente rappresentativo.

E questo è un dato molto importante, ed ecco perchè come ho scritto sopra l'etichettatura di Neo-Realista Giuseppe De Santis sta sempre un po' stretta ed a maggior ragione proprio per un film come "Non C'E' Pace Tra Gli Ulivi".

Troppo multiformi ed eterogenee le fonti di ispirazione del film, la ricerca stilistica (che pure è presente in generale nel Cinema Neo-Realista) è troppo evidenziata, marcata, pronunciata fino a sconfinare in una sorta di Maniera.

E sono proprio tutti questi aspetti a rendere bello, grande ed importante un film come "Non C'E' Pace Tra Gli Ulivi".

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