THE DRIVER (1978)
22 Marzo 2021
Dopo il mio articolo su "The Warriors" (1979), qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2019/09/23/the-warriors-1979 torno a trattare del cinema di Walter Hill (1942) e più precisamente di "The Driver", uscito l'8 Giugno 1978.
Si tratta di uno dei suoi film più importanti ed emblematici, un film che concorre a manifestare appieno quelle che sono le coordinate del suo "cinema di azione".
Diciamo che Walter Hill è un regista appartato all'interno del panorama del cinema americano, a mio avviso l'ultimo dei "cineasti del cinema classico", o meglio, bisognerebbe dire appartato all'interno del cinema della New Hollywood.
Walter Hill prosegue sul solco del cinema classico americano, riproponendo tutta la DIMENSIONE ATTANZIALE DEI PERSONAGGI.
In definitiva, come ho scritto già nel mio precedente articolo su "The Warriors" i personaggi che popolano il cinema di Walter Hill svolgono la funzione di attanti, funzioni all'interno di uno schema narrativo.
Questo vale anche per "The Driver", il guidatore, appunto. Tutti i personaggi del film non hanno nome ma sono indicati solo con il ruolo che svolgono. Un "film di azione", appunto, dove Ryan O'Neal interpreta il ruolo di un provetto guidatore che si guadagna da vivere guidando la macchina per rapinatori e criminali facendoli così sfuggire alla ricerca delle forze dell'ordine. Nel film assistiamo ad una sfida a distanza fra il protagonista ed un ispettore di polizia (lui è Bruce Dern) e dall'ingresso in gioco di una giovane giocatrice d'azzardo (Isabelle Adjani) la quale si affiancherà al protagonista.
Film su una lotta a distanza, ma anche "film di azione" o meglio, in modo più sottile anche FILM SULL'AZIONE, sullo spostamento, sulla velocità, sulla sfida, ma siamo alle prese con uno spostamento che ha poco a che vedere con lo spostamento del Road Movie tipico di molta New Hollywood.
E' come se Walter Hill con questo film volesse mettere a punto fino in fondo la sua poetica (perchè sì, Walter Hill è da considerare "autore") ed il suo cinema organizzati in APPARENTEMENTE RIGIDE INTELAIATURE NARRATIVE ALL'INTERNO DEI QUALI SI MUOVONO FIGURE ATTANZIALI.
Il rifiuto di una vera e propria psicologia o approfondimento psicologico dei personaggi è da considerare parte della sua poetica, della sua visione del cinema: vi sono ruoli, forze che si muovono all'interno di un PERIMETRO NARRATIVO.
In più i film di Walter Hill (e anche in questo "The Driver" non fa eccezione, tutt'altro) se letti in filigrana sono organizzati un po' come il gioco (il Baseball in "The Warriors", il flipper in "The Driver"), quasi come se le figure attanziali del film in base a determinate mosse (contrapposte) conseguissero un determinato punteggio.
Anche in "The Driver" assistiamo ad una sfida, ed al tentativo di conseguire un obiettivo (acciuffare il guidatore da parte dell'ispettore di polizia, sfuggire in ogni modo, MUOVENDOSI SEMPRE da parte del protagonista), ma il tutto viene ESSENZIALIZZATO, SCARNIFICATO, SCHEMATIZZATO, RESO LUCIDO E SCINTILLANTE.
Vi è un preciso punto di vista da parte di Walter Hill. Anche in "The Driver" come poi accadrà nel successivo "The Warriors" come è stato evidenziato da più parti protagonista è anche la notte. L'oscurità "luminosa" di Los Angeles dona al film una notevole forza visiva, riuscendo anche a conferire agli spazi metropolitani una NOTEVOLE DOSE DI ASTRAZIONE. La stessa Los Angeles è una metropoli, anzi "la metropoli".
Questo "procedimento di astrazione" è tipico di molto cinema di Walter Hill, e ad esempio è presente anche in "The Warriors" anche se in quest'ultimo caso in misura minore (New York rimane New York in tutta la sua evidenza ed iconicità), mentre invece "The Driver" rappresenta molto probabilmente l'esito più radicale sotto questo profilo.
Per tutte le caratteristiche da me evidenziate in questo articolo spero di essere riuscito nell'intento di far comprendere come "The Driver" non sia un puro e semplice "film di azione", così come ad esempio i film di Alfred Hitchcock non erano puri e semplici "film di suspense", quanto piuttosto un film che RI-STRUTTURA IL GENERE, MA ED E'QUESTA L'ANOMALIA WALTER HILL ALL'INTERNO DEL PANORAMA CINEMATOGRAFICO AMERICANO DEGLI ANNI SETTANTA DENTRO LE COORDINATE CLASSICHE.
Si potrebbe parlare nel caso di questo film davvero di un "classicismo radicale". Ed è proprio questo che lo rende meritevole di una e più visioni.
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