THE WARRIORS (1979)
"The Warriors" di Walter Hill (1942) uscito il 1 Febbraio 1979 è un film che, nel corso degli anni è diventato un vero e proprio cult-movie. ma forse poche volte se ne sono messe in luce le caratteristiche precipuamente cinematografiche e in senso più generale estetiche.
Walter Hill è un regista di successo, sicuramente (proprio dal punto di vista del successo di pubblico) ma anche un regista, in una certa misura appartato rispetto agli orientamenti della New Hollywood.
Siamo alle prese, piuttosto, con un regista formatosi con il Cinema Classico (e fin qui niente di particolare) ma che TRASFORMA IL CLASSICO IN MODO IMMEDIATO IN POST-MODERNO, "The Warriors" è un film classico e post-moderno; classico proprio per come sono delineati i personaggi (i quali svolgono una funzione attanziale), in una cera dicotomizzazione, nell'essere un film di azione, dove conta moltissimo il movimento, al contempo post-moderno proprio nella sua operazione di "pastiche" metropolitano, un film in cui si mescolano vari generi cinematografici e non solo: il Film Western, Il Musical (giovanile e giovanilista, però) qualche vago richiamo all'Horror per alcune incontri inquietanti (la spettralità dei Baseball Furies)lo stesso Street Gang Film (tipico di certo cinema americano di fine anni Settanta), richiami alle "Anabasi" di Senofonte il tutto frullato insieme e rilanciato all'interno di una struttura videoludica, da video-game (e non è un caso che una quindicina di anni fa dal film se ne è tratto un videogioco).
Un film di MESCOLAMENTO E DI RIELABORAZIONE DI FORME, dunque; la trama è semplice (anzi lineare, schematica e che in qualche modo richiama anche alle tappe di una partita di baseball) proprio nel ritorno nel loro territorio di Coney Island della gang dei Warriors di ritorno da un raduno di tutte le gang newyorkesi nel bronx dove un leader visionario e che parla con toni apocalittici (e che avrebbe voluto unificare tutte le gang della città in vista di una sorta di presa di potere) viene ucciso da una gang partecipante al raduno i quali incolpano dell'omicidio proprio i Warriors i quali affronteranno un lungo viaggio notturno in metropolitana (inframmezzato da vari incontri e tappe) cercando di sopravvivere, combattendo ad agguati ed imboscate delle altre gang le quali vogliono vendicare la morte del grande leader ucciso (il quale guarda caso porta il nome di Cyrus, proprio come il re persiano Ciro).
I Warriors sono una gang leale, coraggiosa ( e qui ritorna appunto il carattere anche "classico" del film, come dicevo sopra, proprio perchè dicotomizzati e polarizzati rispetto alla gang che uccide Cyrus e che vigliaccamente incolpa i Warriors: i Rogues).
Un aspetto che mi ha sempre molto colpito del film (e che mi pare non sia mai stato evidenziato) è l'attenzione rivolta alle minoranze etniche (neri, portoricani, ma anche irlandesi come nel caso della gang dei Punks e del loro leader che si sposta pattinando) in questa New York sotterranea e notturna, così iperrealista, così iperreale.
La forza del film risiede proprio in questo: nel suo carattere di "pastiche" nel suo presentare un aspetto quasi video-ludico, nella sua stilizzazione, nel suo schematismo geometrico (che si badi bene è un pregio di questo film) ma al contempo essere davvero iperrealista in primis per come rappresenta il mondo delle bande giovanili metropolitane, con il loro gergo ed i loro "colori" di guerra.
La gang dei Warriors cresce e matura durante il "ritorno a casa2 a Coney Island, prende consapevolezza maggiore della propria lealtà, del proprio codice, della propria irregolarità 8pensiamo ad una delle scene finali del film, quella dei ballerini sulla metropolitana), del proprio legame al territorio, della sconfessione della hybris di Cyrus.
E' stato evidenziato molto giustamente che la stessa fotografia del film e la sua illuminazione stanno a metà strada tra la ruvidezza del cinema degli anni Settanta ed una certa patinatura del cinema degli anni ottanta, io però aggiungerei questo: con una propensione per quest'ultimo.
Effettivamente la fotografia e l'illuminazione di "The Warriors" hanno poco di quella ruvidezza settantiana e questa New York notturna (tesa ed inquietante, si badi bene) non è così sporca, livida come in "Taxi Driver" di Scorsese o come nei primissimi film di Abel Ferrara.
Anche in questo senso, dunque, "The warriors" è un film cerniera fra due epoche diverse del cinema americano.
Per tutti questi motivi reputo "The warriors" un film seminale ed importante.