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PROFONDO ROSSO (1975)

1 Febbraio 2021



Se con il mio precedente articolo avevo trattato di un film della prima fase del cinema di Dario Argento (1940), vale a dire "Il Gatto a Nove Code", del 1971, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/il-gatto-a-nove-code-1971 con questo articolo, invece, vado a trattare di "Profondo Rosso", uscito il 7 Marzo 1975 a mio parere, davvero, insieme a "Suspiria", successivo di due anni, il capolavoro di Dario Argento.

Diciamo che "Profondo Rosso" è un film di passaggio, un film che fa da tramite fra la prima fase più propriamente thriller del 1970-1971 ("L'Uccello dalle Piume di Cristallo", "Il Gatto a Nove Code", "Quattro Mosche di Velluto Grigio") e quella horror posteriore al 1975, da "Suspiria" (1977), ad "Inferno" (1980), etc.

"Profondo Rosso" risulta essere un oggetto filmico complesso, enigmatico, sfuggente proprio a causa di questa sua caratteristica di passaggio, vero e proprio VASO COMUNICANTE DI GENERI ED ORIENTAMENTI.

Per comodità si potrebbe definire questo film come thriller-horror. Il film alla sua uscita ebbe subito un buon riscontro di pubblico ma non un buon riscontro da parte della critica cinematografica, molto spesso miope o ideologizzata in modo rigido, non riuscendo a ravvedere nel cinema argentiano (ed a maggior ragione in un film come questo) l'autentico spessore cinematografico, la sapienza formale e stilistica, il carattere visionario, ma valutandone solo i punti deboli (la sceneggiatura ed i dialoghi deboli, evidentemente) ed appiattendo questo come gli altri film argentiani come opere di sostanziale evasione, "escapiste", "di suspense" o "di paura" (con tutto quello che comporta di riduttivo in tali denominazioni).

Invece "Profondo Rosso" è un film dai numerosi punti di forza, ed il regista si avvalse anche di una felice collaborazione come quella con il gruppo progressive-rock dei Goblin che hanno firmato una delle colonne sonore più indimenticabili di sempre (è presente anche il contributo del jazzista Giorgio Gaslini).

La struttura "archetipica" della trama, per così dire, è quella "thriller" o addirittura "gialla", volendo, con un pianista jazz inglese (interpretato da David Hemmings) che vive e lavora in Italia testimone di un efferato omicidio ai danni di una parapsicologa, ed ossessionato da un particolare (legato ad un quadro presente nell'appartamento della prima vittima, appunto, la parapsicologa sua vicina di casa) tenterà di risolvere il mistero (che si infittisce ancora di più quando si aggiungono altri due omicidi, il secondo ai danni di una scrittrice, ed il terzo ai danni di uno psichiatra, amico della prima vittima) con l'aiuto di un'intraprendente giornalista (interpretata da Daria Nicolodi, da poco scomparsa e che fu di Dario Argento compagna.

Altri personaggi importanti del film sono l'amico, pianista anch'egli, del protagonista, omosessuale ed alcoolizzato, Carlo e la di lui madre, Marta (interpretata da una rediviva Clara Calamai).

Su tale trama si INNESTANO ELEMENTI HORROR: la musica stessa è fonte di paura, gli importantissimi elementi scenografici non fungono solo da cornice dei delitti ma sembrano essere essi stessi EMANAZIONI MALEFICHE, i dettagli disturbanti (biglie, feticci, lame, piccole bambole), così come il continuo accenno ad una possibile dimensione sovrannaturale (la villa del bambino urlante, le presenze "inspiegabili" dell'assassino) il tutto sullo sfondo di un 'ITALIA DA INCUBO, DI UN'ITALIA RIVOLTATA IN NERO.

"Profondo Rosso" è anche opera filmica di un cinefilo, e si vede, anche se qui i rimandi sono meno ovvi, come invece poteva essere sopratutto per il film di esordio (in quel caso il cinema di Mario Bava), in "Profondo Rosso" mediante la stessa presenza fisica di David Hemmings sono presenti richiami al cinema di Michelangelo Antonioni (1912-2007) e nella fattispecie ad un film come "Blow Up" del 1966, di cui Hemmings fu protagonista.

Anche in "Profondo Rosso", proprio come in "Blow Up" David Hemmings tenta di risolvere un mistero legato ad un dettaglio mancante, là un dettaglio mancante di una fotografia, qui un dettaglio mancante legato al "quadro-specchio".

"Profondo Rosso" è un film che solleva la questione filosofica del rapporto realtà e percezione della realtà così come del rapporto fra evento e memoria di quell'evento.

La stessa caratterizzazione dei personaggi è abbastanza debole, ma del resto non era questo che interessava al regista, quanto piuttosto la COSTRUZIONE SCENOGRAFICA, e spesso l'immissione di alcuni personaggi negli spazi scenografici (sopratutto per quanto riguarda le scene degli omicidi, ma non solo).

La stessa cinepresa, così libera e mobile CONCORRE NEL CREARE LA SENSAZIONE DI PAURA, in pochi film la cinepresa si fa demiurgo come in questo, proprio nell'esplorare gli spazi, nel muoversi, nell'inquadrare, nel suggerire (pensiamo sopratutto alla scena del tentato omicidio del protagonista nel proprio appartamento).

La stessa figura dell'assassino, Marta, la madre di Carlo, apparentemente solo una anziana signora (ex attrice) svampita, in realtà Madre Terrifica, vera incarnazione grottesca e disturbante con il trucco nero e pesante, l'impermeabile di pelle nero, il cappello, l'enorme mannaia.

La sensazione di terrore trova un punto di raccolta nella stessa presenza fisica dell'assassino. E sono tutte queste caratteristiche a rendere "Profondo Rosso" un film bello e profondo proprio nel suo carattere così disturbante, un vero e proprio incubo cinematografico.


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