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LES BICHES (1968)

12 Giugno 2023


Francesco De Maria



Claude Chabrol (1930-2010) è stato uno degli esponenti di punta della Nouvelle Vague, il regista sicuramente più impegnato a comporre un quadro desolato, desolante della borghesia francese, corrotta e viziosa.

Protagonista di molti dei suoi film è la stessa provincia francese, appartata, un po' defilata, che cela al proprio interno tensioni malsane, oscuri intrichi psicologici e familiari, i quali sfociano, inevitabilmente, nel delitto.

Questo "Les Biches", uscito il 22 Marzo 1968 non costituisce assolutamente un'eccezione, anzi, risulta essere uno dei film più emblematici di Chabrol (e non solo degli anni Sessanta), per la sua stessa resa atmosferica ed ambientale, per il sapiente ritratto dei riti di una certa borghesia, per la costruzione della tensione, per lo stupendo, disperato e disperante finale.

In questo film assistiamo alla composizione di un rapporto triangolare: il personaggio interpretato da Stephane Audran è la signora borghese, annoiata ed in cerca di avventure, Jacqueline Sassard interpreta il ruolo di una giovane artista di strada che viene invitata nella villa di Saint Tropez da Stephane Audran, e nella loro "amicizia" attraversata da fremiti, tensioni, ambiguità (non a caso "Les Biches", che sono le cerbiatte che la giovane dipinge nelle strade di Montmartre, appunto, si può tranquillamente leggere come "Lesbiches") irrompe l'architetto, un po' fatuo, superficiale, interpretato da Jean Louis Trintignant che farà deflagrare drammaticamente il rapporto fra le due donne: inizialmente c'è un flirt con la ragazza, ma la donna più matura sottrarrà l'uomo alla più giovane. Tensioni inespresse, un crescendo inquietante di non detto, finchè assistiamo ad una sorta di mimesi folle ed impazzita: la giovane mimerà l'amica più matura, simulandone la voce, dopo averla uccisa ed aver richiamato a sè (dunque con l'inganno) telefonicamente l'architetto, nella casa di Parigi. Il film si chiude così, con un finale aperto.

A mio avviso siamo alle prese non solo con un film anti-borghese, ma ancor prima con un FILM SUI RAPPORTI DI POTERE CHE SOSTANZIANO LA VITA BORGHESE, ed io credo che un film come "Les Biches", ma non solo "Les Biches", molti altri film di Chabrol, se solo pensiamo ad esempio ad un'opera come "La Femme Infidele" del quale ho avuto modo di trattare, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/la-femme-infidele-1969 sia comunque un film seminale, in modo duplice: da un lato come film che costruisce una sorta di INTRIGO DAL SAPORE ANTI-BORGHESE, spianerà la via a tutta una tendenza del Cinema di Genere Italiano, a cominciare proprio dalla trilogia di Umberto Lenzi del 1969-70; dall'altro ispirerà tutto un discorso cinematografico Tedesco (e penso, ovviamente, al caso costituito dal Cinema di Fassbinder) il quale raffigurerà in molti suoi film i rapporti di potere, di dominio e di sudditanza, di strumentalizzazione e manipolazione che allignano all'interno della società borghese.

In "Les Biches" centrale è proprio la nozione di MANIPOLAZIONE, E DI MIMETIZZAZIONE: la ragazza vorrà emulare la donna più matura, prendendone il posto, diventando come lei, addirittura nelle inquietanti scene finali DIVENTANDO LEI.

In questo, soprattutto, risiede il carattere disturbante del film, e la sua spinta critica, riflessiva ed eversiva.

Non solo: come spiega lo stesso Chabrol è anche un film sull'oppressione del ricco sul povero, sulla sua capacità di ammaliare, manipolare, dunque di DOMINARE. "Les Biches" è un film sui rapporti di dominio, che sfocia nel delitto: quel rapporto a tre è fin da subito insano, ambiguo, torbido.

Certo, Chabrol ci spiega che il delitto in questo film si configura come rivolta, ma io credo necessariamente attraversata da ambiguita, da zone opache, oscure, poco chiare: la giovane in un certo senso si è lasciata comprare dalla donna, emulandola, instaurando una relazione di dipendenza.

Ed è la stessa ambiguità, secondo me, a costituire la fertilità del film, del suo senso (che come in ogni film) è sempre in qualche misura enigmatico, imprendibile, indicibile.

Con "Les Biches" Chabrol mette a punto tutta la sua poetica cinematografica a venire, il suo furore iconoclasta, le sue urgenze espressive, i suoi tormenti di artista cinematografico e di uomo di sinistra.

Un film che riassume in sè tutti gli aspetti del precedente Cinema Chabroliano, che spiana la strada a quello seguente, ma anche un film che da il la a varie tendenze cinematografiche di fine anni Sessanta ed anni Settanta.

Un film seminale, dunque, forte, bello ed importante.





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