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L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE (1962)

1 Novembre 2021


Francesco De Maria



"L'Uomo che Uccise Liberty Valance" è, senza alcun dubbio uno dei film più significativi di John Ford, vero e proprio film di passaggio fra due momenti diversi della storia del Cinema.

Oltre ad essere un film molto bello e dal grande spessore cinematografico in senso stretto, è anche opera assai significativa da un punto di vista più strettamente storico, proprio perchè PRECORRE DI QUALCHE ANNO, MA CON INEDITA CHIAREZZA E NITORE LA NASCITA DELLA NEW HOLLYWOOD, SUPERA PUR CONSERVANDO TRATTI DEL WESTERN CLASSICO, ED ULTIMO MA NON ULTIMO COSTITUISCE FORSE IL CONSEGUIMENTO PIU' ALTO DEL WESTERN REVISIONISTA (UTILIZZANDO SOLO QUESTO PARAMETRO, SENZA TENERE IN CONTO ANCHE GLI ALTRI).

"L'Uomo che Uccise Liberty Valance", uscito il 13 Aprile 1962 è davvero il western revisionista per eccellenza. Ho già avuto modo di trattare di un film del tardo Ford, un western revisionista anche in questo caso, "Cheyenne Autumn", qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2018/05/23/cheyenne-autumn-1964. Quest'ultimo fu sicuramente un film sottovalutato e poco compreso, ma è anche vero che non raggiunge la precisione formale e stilistica, la lucidità critica, la forza del film del 1962.

Con questo film John Ford tornò al bianco e nero (e che bianco e nero!), e seppure fu elogiato alla sua uscita, molti criticarono l'assenza "paesaggistica", vale a dire l'assenza dell'iconica Monument Valley, senza capire che si trattò di una precisa scelta di poetica da parte di Ford, un modo per CONCENTRARE ICONICAMENTE E VISIVAMENTE (E QUINDI ANCHE DAL PUNTO DI VISTA DEL SENSO) LA VICENDA.

In verità questo è un altro notevole punto di forza del film. "Qui siamo nel West , dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda". Questa frase, pronunciata ad un certo punto del film davvero è emblematica di quest'opera: il senatore Stoddard (interpretato da James Stewart) torna nel paese del West per un ultimo saluto al vecchio amico, il pistolero Tom Doniphon (interpretato da John Wayne). Il senatore rievoca il suo passato, rivelando il fatto che ad uccidere il fuorilegge Liberty Valance (Lee Marvin), non era stato lui, ma lo stesso Tom Doniphon. Ma appunto: siamo nel West dove vince la leggenda sulla realtà.

Potremmo inquadrare il film come una vera e propria disamina critica della mitopoiesi, riflessione sulla genesi del mito, e riconoscere il mito come tale, differenziandolo dalla realtà.

In questo caso, lo slancio autoriale fordiano risiede proprio in tale caratteristica, andando a costituire anche uno degli esiti più radicali del western revisionista, a maggior ragione se consideriamo che stiamo trattando di un film del 1962.

Poi, è chiaro alcuni topoi classici sia fordiani che western ritornano nel film: lo scontro Giardino-Deserto, la contrapposizione Est e West, il ripristino di un equilibrio legale, fattore di ordine e di civiltà svincolato dalla violenza. Lo stesso bianco e nero, cupo e contrastato conferisce al film un'aurea problematica e sottilmente inquietante. Lo stesso utilizzo del flashback in modo così ampio concorre nello spezzare una completa linearità narrativa, problematizzando la stessa idea di narrazione, ponendo così "L'Uomo che Uccise Liberty Valance" in sintonia con i futuri sviluppi di una certa New Hollywood.

Certo, poi nel film è comunque presente un dato nostalgico e rievocativo di quello che era il vecchio West, ma ormai filtrato attraverso la lente smitizzante della consapevolezza acquisita che la leggenda vince sulla realtà, ma è quest'ultima la vera ed effettiva.

In un certo senso è vero come è stato scritto che a causa di tali caratteristiche questo film del 1962 anticipa il cinema di Sam Peckinpah, il quale nel 1962 realizzò un bel western revisionista come "Ride the High Country", anche quest'ultimo film seminale.

Lo stesso bianco e nero contrastato, oltre a creare un'atmosfera sottilmente inquietante, aiuta a preparare l'inatteso, il quale sconvolge i parametri rappresentativi del mito western.

In definitiva credo che nonostante alla sua uscita il film fu elogiato, non fu davvero compresa appieno l'enorme portata dal punto di vista teorico-cinematografico di tali caratteristiche di base. In verità il film, sotto molti punti di vista era troppo avanti ed anticipò davvero i tempi, come solo gli autentici capolavori sanno fare.



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