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KES (1969)

24 Luglio 2023


Francesco De Maria



Ken Loach (1936) è sicuramente un regista famoso, soprattutto a partire dalla fine degli anni Novanta, eppure poco si conosce del suo corpus filmografico (tralasciando la comunità cinefila, ovviamente) degli esordi, degli anni Settanta ed Ottanta.

Questo film, "Kes", uscito il 14 Novembre 1969 non fa eccezione. Eppure, insieme al suo esordio di due anni prima, "Poor Cow", del quale ho avuto modo di trattare, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2018/06/01/poor-cow-1967 è davvero un film, generalmente, misconosciuto. Eppure rappresentano la chiave di volta della poetica di Ken Loach, film dove si manifestano bene sia l'impegno politico e sociale che la tensione alla ricerca espressiva ed estetica.

Lo stesso "Kes", proprio come il precedente "Poor Cow" è un film che mantiene forti i legami con la grande tradizione del Free Cinema, della British New Wave e del cosiddetto "Kitchen Sink Drama", vale a dire drammi realisti e proletari, perlopiù ambientati nell'Inghilterra Settentrionale.

"Kes" infatti è ambientato in un villaggio dello Yorkshire, che, come vedremo fa quasi da co-protagonista; e comunque il film non può ascriversi del tutto al Free Cinema (la quale spinta propulsiva era andata esaurendosi già intorno alla metà degli anni Sessanta) quanto piuttosto ad un suo erede immediato ad un erede ibrido e modificato di fine anni Sessanta.

Il film è tratto dal romanzo di Barry Hines, "A Kestrel for a Knave" ed infatti il termine "Kes" è l'abbreviativo di Kestrel, che in inglese significa Gheppio, un uccello predatore del genere Falco. Perchè il film si incentra sull'"amicizia" fra il quindicenne Billy Casper ed il gheppio che ha catturato e che incomincia ad addestrare.

Il protagonista del film proviene da una famiglia altamente disfunzionale e vive malissimo la vita scolastica, ottusa e repressiva.

In "Kes" assistiamo ad una sorta di crocevia, il film si pone come punto di incontro fra un'attitudine realistica (teniamo presente che gli attori, spesso non professionisti, parlano nel dialetto dello Yorkshire), un'urgenza di critica politica, sociale, e culturale individuando proprio nel sistema scolastico la causa stessa dell'ingiustizia sociale e della disuguaglianza, ed una libertà formale e stilistica in parte ancora erede del Free Cinema della prima metà degli anni Sessanta.

Ken Loach pone grande attenzione alla famiglia (spesso sede di soprusi ed ingiustizie) e la famiglia in "Kes" non costituisce eccezione, anzi: non solo Billy è incompreso a scuola e dai genitori, ma deve anche subire angherie e prepotenze del frattelastro più grande di lui.

L'addestramento del gheppio, si configura quindi come FUGA E RICERCA AL CONTEMPO: FUGA DA UNA REALTA' INVIVIBILE, E RICERCA DI SE', PERSEGUIMENTO DELLA PROPRIA SPECIFICITA' INDIVIDUALE.

Alla fine del film assistiamo all'ingiustizia maggiore: il fratellastro, per ripicca, ucciderà l'animale.

Il film si struttura così in un MOVIMENTO CIRCOLARE DI SEGNO PESSIMISTA: quella fuga liberatoria in qualche modo viene neutralizzata, vanificata, dall'uccisione dell'uccello.

Come se non ci fosse scampo per Billy. Al contempo il film allarga il suo sguardo a tutto l'ambiente umano, sociale del villaggio, che bene simboleggia la condizione dello Yorkshire e di molta Inghilterra Settentrionale: regioni depresse, dove il lavoro è sfruttato e sotto-pagato. Il villaggio in "Kes" è un villaggio di minatori, e la miniera è una presenza incombente nel film.

La stessa "genitorialità assente" che viene mostrata in "Kes" è un argomento centrale in molto cinema di Loach, questo discorso lo radicalizzerà poi, nel seguente "Family Life", del 1971.

Billy è un adolescente non visto, non (ri)conosciuto. Quindi, in definitiva, siamo alle prese con un film pessimista: le ambizioni di Billy verranno negate, il suo tentativo di liberazione verrà represso ed "ucciso".

In definitiva assistiamo ad un crimine, sottile e subdolo, ma non meno violento. Io, comunque, concordo solo in parte con chi ha scritto che guardando il film siamo spettatori di una fuga; la fuga, insisto, è presente nel film, quella di Billy si configura necessariamente come un'evasione da una realtà familiare, scolastica, oppressiva e repressiva. Ma quella di Billy ancora di più è una ricerca, una ribellione (e la ribellione è sempre una ricerca, nel suo auto-porsi); Billy, nella sua adolescenziale ingenuità e purezza, rappresenta un modello comportamentale ed umano alternativo a quello dominante. E tutto questo viene spezzato.

Questo finale pessimistico rappresenta una sorta di shock: ma uno shock che porta ad assumere maggiore consapevolezza dei meccanismi repressivi della società.

Ed anche in questo risiede la bellezza ed importanza, ed il carattere problematico e problematizzante di un film come "Kes".



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