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INTO THE NIGHT (1985)

  • Francesco De Maria
  • 22 ago
  • Tempo di lettura: 3 min

22 Agosto 2025


Francesco De Maria


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Ritorno al cinema di John Landis (1950) dopo aver trattato, ormai molti anni fa del suo capolavoro Horror "La Mosca", del 1986, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2018/01/22/la-mosca-1986 ma anche, prima ancora, dell'altro suo capolavoro, "Un Lupo Mannaro Americano a Londra", del 1981.

In questo mio nuovo articolo rimango sugli anni Ottanta (probabilmente il decennio migliore del cinema di Landis) e più nello specifico andrò a trattare di "Into the Night", uscito il 22 Febbraio 1985.

Film crocevia di generi, questo, poichè potremmo considerarlo di tutto un po', o meglio un'opera ibrida: senz'altro una Black Comedy con forti venature Thriller, ma non solo: "Into the Night" ha anche al suo interno compoenenti del film di Spionaggio.

Mcosa importante è che il denominatore comune di tutte le componenti del film è costituito dalla Commedia Nera.

Landis ci ha abituati fin da subito, fin dai quasi primordi della sua carriera a questo, se non altro dai primi anni Ottanta con "Un Lupo Mannaro Americano a Londra" alla spasmodica, personalissima contaminazione dei generi.

Lo fa, in maniera inedita anche con "Into the Night" il quale vede protagonista Jeff Goldblum nei panni di Ed Okin, un ingegnere aerospaziale, il quale, tradito dalla moglie e attanagliato dall'insonnia, decide di evadere dal soffocante spazio domestico, attraversando una misteriosa Los Angeles notturna.

Si troverà nel bel mezzo di intigo a seguito di un salvataggio in aeroporto di una giovane donna, Diana (lei è Michelle Pfeiffer) la quale contrabbanda diamanti, infatti sulle tracce della ragazza ci sono i servizi segreti dell'Iran. Ed Okin si troverà alle prese con una realtà più grande di lui, ed assai pericolosa.

"Into the Night" è un film fortemente citazionista: tutti i cameo (di attore, registi, molti amici dello stesso Landis) valgono proprio come citazioni, come rimandi inter-filmici.

John Landis è solito fare citazionismo in questa maniera. Quindi io credo che le critiche che talora furono mosse al film riguardo alle comparsate di altre personalità del cinema siano ingiuste, poichè vanno viste ed interpretatte come rimandi, o se non altro come omaggi.

Il film non ebbe un successo di pubblico, e forse si può intuire il motivo. Lo stesso regista in un'intervista difese molto questa sua opera, riconoscendone, ad ogni modo, il carattere "dark".

Perchè "Into the Night" è un film cupo, nonostante sia una Commedia: cupo, io credo, soprattutto a causa del suo carattere profondamente notturno, "dentro la notte", infatti, ci dice il titolo.

Ed Okin evade da un lavoro che odia, da una situazione matrimoniale forse del tutto compromessa, da un tran tran quotidiano alienante: la sua vita stessa è grigia, ma virata in nero.

Il film ha una sorta di lieto fine, questo sì, però il protagonista attraversa una città colma di insidie, si troverà alle prese con una realtà indecifrabile, pericolosa, egli, a ben vedere, si confronterà e si scontrerà con la dimensione notturna, sotterranea, quasi "ctonia", ed in questo caso tale dimensione si materializza attraverso intrighi spionistici.

Ed si misurerà con l'incontrollabilità e l'imprevedibilità della realtà. Quindi la sua fuga, che, ribadiamolo rappresenta una sorta di rifiuto di tutto un modello di vita equivarrà ad un tuffo inconsapevole in una dimensione nera e notturna.

Los Angeles, come spesso accade nel Cinema Americano (ed a maggior ragione in quello degli anni Ottanta, io credo) funge non solo da scenario, ma da stessa co-protagonista del film.

Ma a rendere complesso "Into the Night" secondo me è la stessa ambivalenza della dimensione notturna: perchè al contempo la notte si fa ricettacolo accogliente di pulsioni anarcoidi, complice, essa stessa di fughe in avanti, di rifiuti, di ricerca (magari del tutto immediata ed inconsapevole) di un alternativa più autentica dell'Esistenza.

Quindi, io credo, che questo film non fu capito da critica e pubblico (anche se parte della critica mostrò di apprezzarlo) probabilmente proprio a causa del suo melange troppo ardito e disinvolto di generi, ma soprattutto a causa di questo suo carattere fortemente critico, sottilmente eversivo, il quale sembra confliggere con i toni da Commedia, mentre invece da quella discende, ed al contempo riesce a rafforzarne la componente satirica ed umoristica.

 
 
 

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