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IL LAUREATO (1967)

11 Novembre 2020

"Il Laureato", film del regista Mike Nichols (1931-2014), uscito il 20 Dicembre 1967 è un film seminale all'interno della storia del cinema americano. Film seminale proprio perchè insieme soprattutto ad un film come "Bonnie and Clyde" (del quale ho trattato in un mio recente articolo, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/bonnie-and-clyde-1967, o anche a "In the Heat of the Night": https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2020/03/11/in-the-heat-of-the-night-1967, spiana la via alla New Hollywood. Il 1967 è stato davvero l'"annus mirabilis" del cinema americano. Questo film mette a punto, per così dire, sistematizza e meglio organizza tutto un discorso cinematografico sulle nuove generazioni (la generazione degli anni Sessanta, quella dei campus. della guerra del Vietnam, della controcultura). "Il Laureato" è un film sulla ribellione giovanile, ma ancor prima un film sul malessere giovanile, sulla sensazione di precarietà e di incombente scacco esistenziale che attanagliava molti giovani americani di quegli anni (perlomeno i più sensibili e ricettivi).

La trama del film è conosciutissima, il giovane Ben Braddock, fresco di laurea (interpretato da un pressochè esordiente e già ottimo Dustin Hoffman) viene sedotto dalla signora Robinson, donna matura ed amica di famiglia, nonchè madre di una ragazza coetanea di Ben. I due giovani incominciano a frequentarsi (contro il volere della signora Robinson, il padre della giovane, al riguardo è molto più aperto, anche se ad un certo punto si scontrerà egli stesso con Ben, avendo scoperto la relazione fra il giovane e la moglie) il rapporto si fa difficile e tormentato, la ragazza è promessa sposa ad un altro, ma Ben, nelle ultime scene del film, disperatamente fa "atto di sabotaggio" del rito matrimoniale, "liberando" la ragazza dalle grinfie delle convenzioni familiari, scappando insieme verso luogo imprecisato e futuro incerto.

"Il Laureato" non è un film di protesta, non lo si può definire film di protesta, tra l''altro film di protesta nel senso stretto del termine ne furono realizzati pochi, anche in quegli anni "militanti" (ma mi riferisco agli Stati Uniti).

E' un film sul MALESSERE ESISTENZIALE E SULLA SENSAZIONE DI DISORIENTAMENTO, SULL'AUTOPERCEPIRSI ESTRANEI RISPETTO AD UN CERTO ORDINE ESISTENTE. Ma si tratta anche di un film sulla precarietà (anche e sopratutto dei sentimenti) su un'impossibilità di pianificare, organizzare o comunque di prevedere in una certa misura il futuro.

Da tutto questo, nel corso del film, emana una sensazione sgradevole ed amara, di scacco esistenziale, di malessere, di sostanziale solitudine. Reputo "Il Laureato" un film fortemente pessimista, forse uno dei film più pessimisti realizzati in quel torno di tempo (la fine degli anni Sessanta).

Ciò che il film raffigura bene, fra le altre cose è proprio quella sensazione di incomunicabilità fra le generazioni, però, ripeto, a mio avviso c'è qualcosa di più profondo, una LABILITA' DEI SENTIMENTI ANCHE FRA I DUE GIOVANI, NONOSTANTE LA RIBELLIONE FINALE. In linea con tutta una tendenza di certa New Hollywood anche l'ottimo utilizzo della musica (in questo caso del duo Folk Rock Simon and Garfunkel).

Quindi il tema del contrasto generazionale è presente soltanto nel primo strato del film, ma non solo, tutta la sensazione di spaesamento (anzi di alienazione) del giovane protagonista viene enfatizzata da alcuni accorgimenti stilistici, da bizzarre soluzioni (accostamenti) di montaggio (senza comunque sconfinare nello sperimentalismo), ma sopratutto da alcune scene di sapore onirico (come la £deriva" nella piscina di casa), oppure la scena subacquea, con un ottimo ed interessante utilizzo del sonoro (il respiro affannoso di Ben), tutte queste scene, in un modo o nell'altro donano al film tutta la sua effettiva complessità, il suo sostrato simbolico, talora vagamente onirico e una forte marca esistenziale.

Inoltre, altro elemento molto importante di questo film e che lo rende battistrada di molto cinema New Hollywood a venire è proprio il carattere anti-eroico di Ben, il giovane protagonista è un anti-eroe, un personaggio attanagliato da mille incertezze e dubbi. Mike Nichols caratterizza quindi in modo molto più sfumato il protagonista, avvalendosi anche della fisionomia così poco divistica di Dustin Hoffman, della sua resa fatta di pause, goffaggini, come a rendere tutta l'"estraneità" di Ben rispetto al suo ambiente, donando al personaggio anche una certa, sottile vis comica ed ingenuità e candore.

L'ultima scena, quella della fuga in autobus, con lo sguardo "frontale", spaesato e disorientato dei due giovani, bene mostra il carattere pessimistico del film, il quale raffigura forse davvero una ribellione senza sbocco.

A mio avviso, queste sono le caratteristiche che rendono indimenticabile questo film.


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