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FRANKENSTEIN (1931)

22 Aprile 2024


Francesco De Maria




Il Cinema Horror ebbe un particolare sviluppo proprio ad Hollywood nei primi anniTrenta, quando la Universal decise di produrre e di far realizzare a tutta una squadra di registi (alcuni notevoli) film ispirati a "mostri" letterari, come Dracula (dal romanzo di Bram Stoker), l'Uomo Invisibile (dal romanzo di H.G. Wells) e appunto Frankenstein (tratto dal romanzo di Mary Shelley).

Il sistema Hollywoodiano si è sempre molto articolato e strutturato sulle case di produzione (in verità questo è venuto meno, almeno parzialmente proprio durante gli anni della New Hollywood, soprattutto fra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, dopodichè, nei primi anni Ottanta le case di produzione riacquistano un certo controllo) ed ogni casa di produzione elaborava pian piano, progressivamente, un proprio stile, un proprio orientamento, una "specializzazione" in determinati generi cinematografici e questo anche grazie al fatto di avere sotto contratto determinati registi (ed attori).

Ecco, la Universal proprio nel corso dei primi anni Trenta si specializzò, per così dire, nell'Horror, in un Horror di discendenza letteraria, un po' come farà, ad esempio, in Inghilterra la Hammer dalla fine degli anni Cinquanta, anche in questo caso con i film di Dracula e Frankenstein.

All'inizio del 1931 uscì il primo film dei mostri della Universal, vale a dire "Dracula" di Tod Browning, del quale ho già trattato, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/dracula-1931 alla fine di quell'anno invece, esattamente il 19 Novembre usciva "Frankenstein" con la regia di James Whale (1889-1957).

Questo regista meriterebbe una retrospettiva, o comunque studi più approfonditi: già all'attivo nella sua nativa Inghilterra come regista teatrale, emigrò ad Hollywood, dove realizzò appunto tutta una serie di Horror Universal (oltre a questo, ricordiamo anche "L'Uomo Invisibile" del 1933 e "La Sposa di Frankenstein", del 1935, per tacere di altri), film che bene mostrano la sua perizia stilistica, il forte senso del Cinema, ed una precisa visione del mondo.

"Frankenstein" è senz'altro uno dei risultati di punta di James Whale. Perchè proprio in questo suo primo film Universal (aveva comunque esordito nel Cinema in Inghilterra l'anno precedente) il regista incomincia a mettere a punto già con notevole forza e precisione quelle che saranno le sue coordinate poetiche, visive, stilistiche, contenutistiche. Rimandi continui alla figuratività del Cinema Espressionista Tedesco, e cosa davvero notevole e piuttosto rara per i primi anni Trenta (come ho già avuto modo di spiegare nel mio precedente articolo su "Il Grande Sentiero" di Raoul Walsh) l'utilizzo fluido, mobile ESPRESSIVO della cinepresa.

In aggiunta, sotto il profilo contenutistico (e lo vediamo bene proprio in "Frankenstein") un'attenzione riposta alle figure isolate, irregolari, "mostruose", appunto, ed in questo senso è come se Whale avesse voluto TRAVASARE NELLA CREAZIONE CINEMATOGRAFICA TUTTO IL PROPRIO VISSUTO DI SOFFERENZA, ESSENDO EGLI OMOSESSUALE, FIGURA DI PER SE' A QUEI TEMPI SOPRATTUTTO, MARGINALIZZATA.

Come è stato riportato James Whale quando girò "Frankenstein" guardò più volte con attenzione, studiandolo proprio il capolavoro assoluto del Cinema Esptessionista vale a dire "Il Gabinetto del Dottor Caligari", del 1920.

Con "Frankenstein" il regista tenta di ricreare le ATMOSFERE VISIVE ESPRESSIONISTE: il film è punteggiato da scene costruite attraverso angolazioni di ripresa distorte, da un certo contrasto luministico: la stessa figura del mostro più che un essere malvagio e terrifico assume i connotati "patetici" di vittima di una società ottusa e violenta. Fondamentale in "Frankenstein", dunque, anche questa rappresentazione fortemente iconica (dal momento che tutto passa anche attraverso la FIGURA ED IL CORPO DEL MOSTRO) DELL'ESTRANEAZIONE DELL'IRREGOLARE RISPETTO AL MONDO.

Con questo film Whale compie anche un'operazione di innesto. incrociando il Gotico con l'Espressionismo, si potrebbe dire anzi, "slatentizzando" anche gli elementi "proto-Espressionisti" tipici di tutta una tradizione letteraria Gotica, in questo senso l'opera cinematografica di Whale potrebbe configurarsi anche come un'interessante re-interpretazione del testo letterario, non solo come sua (peraltro ottima) "cinematografizzazione".

Tutto questo rende "Frankenstein" un film davvero notevole, un capolavoro (e non è un caso che trovi posto un'analisi del film nella stessa Treccani Cinema) proprio per la sua articolazione e stratificazione, per il suo linguaggio visivo composito, per l'anelito di libertà e giustizia che animano le sequenze più significative.



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