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WHERE THE SIDEWALK ENDS (1950)

2 Settembre 2024


Francesco De Maria



Otto Preminger (1905-1986) è stato un altro esule Europeo (fuggito dal suo paese nativo, in quanto Ebreo, durante l'epoca nazista) il quale ha contribuito nel modellare alcuni stilemi tipici del Film Noir, debitore in ogni caso del Cinema Espressionista.

Dopo "Laura", del 1944, uno dei film più emblematici della tendenza Noir, ripropone l'accoppiata Dana Andrews-Gene Tierney di nuovo in questo "Where the Sidewalk Ends", uscito il 7 Luglio 1950.

Se poniamo a confronto questi due Noir Premingeriani (ma il regista ne ha all'attivo anche altri) ci si accorge di come quello del 1944 sia emblematico della tendenza più onirica di metà anni Quaranta, mentre in quest'ultimo si declina il Noir in formalità "realistiche", secche, scattanti, talora quasi documentaristiche, in linea con tutta una tendenza di fine anni Quaranta ed inizio anni Cinquanta.

In "Where the Sidewalk Ends" siamo alle prese con una vicenda cupa: Dana Andrews interpreta lo spiettao e violento detective Mark Dixon, il quale odia tutti i criminali, essendo stato suo padre un malavitoso (padre da lui odiato), una notte durante una colluttazione ne uccide uno, occultando poi il cadavere e cercando di incolpare il capo di una banda di gangsters, ex sodale di suo padre.

Vi sarà una sorta di "redenzione" finale. Film, come ho scritto sopra, dalla forte connotazione "realistica", se solo pensiamo alle locations reali, alle riprese dal vero di una New York notturna, come a volere rappresentare l'ambiente metropolitano come una jungla, disseminata di pericoli. E poi: non c'è forse un altro Noir, sempre del 1950, intitolato "Giungla d'Asfalto"?

Ma tale dimensione ambientale o se vogliamo anche sociale si interseca, in questo film, con la dimensione interiore. perchè è il PASSATO FAMILIARE CHE OSSESSIONA IL DETECTIVE MARK DIXON, un ossessione che ha creato un uomo spietato, violento, in lotta contro il mondo, inseguito continuamente dai propri demoni.

Tra l'altro mi sembra del tutto fuori luogo paragonare questo film del 1950 all'altro Noir di Preminger, "Laura", appunto solo perchè entrambi vedono protagonisti la stessa coppia di attori, paragone che è stato fatto, incredibile ma vero, molte volte da parte della critica.

Ovviamente gli attori forniscono il loro apporto, ma operando un tale paragone non viene preso in considerazione il discorso registico Premingeriano, ed il suo modo diverso di declinare il Film Noir, in un caso e nell'altro.

Non solo perchè questo film del 1950 si connota più "realisticamente" rispetto alla deriva onirica di "Laura", ma anche perchè rispetto a quest'ultimo assume una importanza notevole la DIMENSIONE INTERIORE COLLEGATA AL PASSATO, AD UN PASSATO FANTASMATICO CHE RITORNA SEMPRE. CHE OSSESSIONA IL PROTAGONISTA. Ecco: un minimo comune denominatore che potremmo individuare fra i due film è il discorso sull'ossessione, aspetto, tra l'altro tipico di molti film Noir.

Un aspetto particolare di questo film, aspetto che è stato sottolineato da più parti è la dimensione acustica e sonora fortemnte caratterizzta, infatti è sttao scritto che Mark Dixon è "braccato dai rumori della metropoli", e la stessa dimensione sonora concorre nel ricreare una dimensione urbana insidiosa, pericolosa, cupa e misteriosa.

La stessa importanza conferita al passato familiare (con tutte le ripercussioni sul presente, però) fa di "Where the Sidewalk Ends" un Noir particolarissimo all'interno della tendenza "realistica" dei primi anni Cinquanta, è come se Preminger avesse vluto IBRIDARE FORME E DECLINAZIONI DIVERSE DEL FILM NOIR, mantenendo tra l'altro una struttura melodrammatica, davvero incisiva e potente.

Perchè di contrasti emotivi il film è costellato: ed a pensarci bene i contrasti emotivi più forti e drammatici avvengono proprio nell'interiorità del protagonista, il quale deve continuamente combattere contro i propri demoni, tentando di scacciare le proprie propensioni alla violenza, alle maniere brutali e spicce.

Ed attraverso tutto questo Mark Dixon è un uomo in lotta contro il padre, contro la figura paterna, anche archetipicamente intesa.

Perchè il protagonista tenta anche di liberarsi, più in generale, dalle colpe dei padri: e questo intreccio indissolubile, questo equilibrio misterioso, eppure efficace fra dimensione urbana, sociale, ed interiore, dove passato e presente dialogano costantemente, rendono "Where the Sidewalk Ends" non solo un Noir di spicco dei primi anni Cinquanta, e non solo dell'intero ciclo, ma anche opera bella, importante, pregante e significativa più in generale.

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