VIDEODROME (1983)
- Francesco De Maria
- 2 lug
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2 Luglio 2025
Francesco De Maria

Fra i giovani registi degli anni Settanta che contribuiranno, in modalità diverse, alla creazione di un nuovo discorso orrorifico David Cronenberg (1943) sicuramente è il più "teorico". Certo, a pensarci bene lo stesso Wes Craven (1939-2015) possiede un'attitudine teorica, riflessiva, ma questo suo approccio si manifesta prevalentemente nella riflessione meta-cinematografica: sul Cinema, sulla visione, sui generi (in primis quello Horror, e nella fattispecie Slasher), e sull'influenza dei mass media sulla società (e penso in questo senso, ovviamente, alla mirabile serie di "Scream").
David Cronenberg costtuisce un caso diverso: molto meno spiccato il carattere meta-cinematografico, la sua propensione teorica si esplica soprattutto in continui rimandi ad aspetti psicanalitici, sociologici e soprattutto scientifici (e penso soprattutto ad una scienza esatta come la Fisica od inesatta come la Medicina).
Non è un caso che Cronenberg provenga da studi scientifici, e nel suo Cinema, fin dagli esordi ha fatto dialogare, ha posto in relazione dinamica e fertile, ricerca cinematografica ed estetica con teorie scientifiche, dal forte sostrato esistenziale, filosofico e sociologico.
Ecco, forse questo "Videodrome" uscito il 4 Febbraio 1983 è il suo film più teorico, sicuramente fra i più difficili, se non il più difficile, ed è tutto dire, perchè vi sono altri film di questo regista che possono essere considerati criptici, enigmatici, ed in questo senso mi viene alla mente prima di tutto il superbo "Spider", del 2002.
Il titolo del film è anche il nome di un emittente clandestina che trasmette scene di violenza e di tortura, il proprietario di una TV via cavo, Max Renn (un sempre bravo James Woods), scoprirà, a suo rischio e pericolo che quei programmi provocano trasformazioni fisiche e psichiche, e l'insorgere di allucinazioni.
Ho sempre guardato a "Videodrome" come al film più emblematico di Cronenberg, nel quale tutte le sue ossessioni visive, esistenziali, filosofiche vengono messe a punto con forza e profondità inedite.
Perchè in questo film si radicalizzano quelli che sono gli assunti della poetica Cronenberghiana: quindi ritornano, con forza, ma proposti in forma più drammatica ed estrema la mutazione corporea, la fusione fra uomo e tecnologia, la fusione fra corpo e macchina.
Anche "Videodrome" ci riconsegna, in forma ancora più drammatizzata, la nozione per me centrale e che ho elaborato in passato di "superamento del Limite", di "Cinema dell'Oltre".
In "Videodrome" vi è, sotteso, un forte contenuto politico e sociale (e sappiamo bene di come alcune preoccupazioni sociologiche fossero presenti nel Cinema di Cronenberg, fin dagli esordi), perchè il regista ripropone la problematica inquietante della rappresentazione televisiva della violenza, e soprattutto della sua influenza sulla società.
Un'influenza, però, del tutto anomala, per alcuni versi: perchè del tutto oggettivata dal punto di vista corporeo, un corpo alternativo, nuovo, diverso, un corpo psichico, una psiche corporea.
In questo senso un film come "Videodrome" rappresenta, in maniera del tutto inquietante, problematica e problematizzante un possibile nuovo e nefasto stadio evolutivo.
E non è da sottovalutare nemmeno il mondo che "Videodrome" ci riconsegna: una realtà nel quale dominano pulsioni oscure, frutto della repressione (non dimentichiamoci che Cronenberg aveva ben presente varie teorie psicanalitiche e filosofiche che andavano per la maggiore quando era giovane, intorno al fatidico Sessantotto), nel quale la fa da padrone la fascinazione per l'orrore e la violenza, o sarebbe meglio dire: per l'orrore della violenza.
Perchè siamo alle prese con un incubo, nel senso più pieno del termine: lo schermo televisivo, come è stato notato, si sostituisce disfunzionalmente alla realtà, ricreandola a propria immagine e somiglianza, ma io aggiungerei questo: slatentizzando processi oscuri e correnti sotterranee, che alla fine ermpono.
"Videodrome" è un film pessimista, sicuramente cupo, disperato, nichilista. Sembra non esservi salvezza. Ma anche in questo risiede la forza di quest'opera: proprio per questo suo carattere mai rappacificato, mai concessivo.
Perchè il film ci mostra una realtà possibile: in "Videodrome" come in molto altro Cronenberg assistiamo sempre ad una moltiplicazione delle possibilità, quandi anche ad una moltiplicazione dei mondi possibili, ma non solo: in questo modo anche ad una nuova e sempre inedita "creazione di Mondo".
Un mondo cupo e oscuro, certo, ed in questo senso ci troviamo di fronte ad un film inquietante e problematico, che può essere visto anche come monito libertario ed umanistico rispetto a certe derive oscure della nostra società.
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