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THE PAWNBROKER (1964)

23 Dicembre 2024


Francesco De Maria



In quella sorta di generazione di mezzo che ho individuato, composta da registi provenienti dal teledramma già post-classici, non ancora New Hollywood (ma i quali, successivamente, sul finire degli anni Sessanta e poi nel corso degli anni Settanta realizzeranno opere notevoli ed emblematiche riconducibili a quella temperie) si situa Sidney Lumet (1924-2011) con questo suo "The Pawnbroker" presentato in anteprima al festival di Berlino il 2 Luglio 1964.

Lumet è stato spesso definito come il "regista di New York" ed effettivamente è proprio così, egli fa parte di quella schiera di registi che narrano e rappresentano uno o più volti della metropoli Americana, come, in modalità diverse faranno Woody Allen, Abel Ferrara, Spike Lee, per tacere di altri, meno noti.

Anche "The Pawnbroker" è ambientato e girato a New York, e la stessa città fa da co-protagonista alla vicenda: quella di Sol Nazerman (interpretato da Rod Steiger) il quale è l'unico sopravvissuto, della sua famiglia, ai campi di sterminio nazisti, si trasferisce nei dintorni di New York gestendo in città, ad East Harlem un banco dei pegni.

Egli è aspro, scorbutico, indurito dalla vita, dai tragici eventi che lo hanno indelebilmente segnato: sembra non provare più niente. Tutto questo lo porta, infatti, a gestire il banco dei pegni per conto di un criminale Afro-Americano (interpretato da Brock Peters) , ma il rapporto con un giovane Portoricano che lavora per lui (impersonato da Jaime Sanchez, attore che ritroveremo poi, negli anni successivi ne "Il Mucchio Selvaggio") e tutti gli eventi che seguiranno lo condurranno ad una sorta di dolorosa e difficile trasformazione di approccio e di prospettiva.

Centralità la assume, a mio avviso, la stessa ambientazione che fa da sfondo all'abitazione del protagonista: i suburbia di Long Island, appena fuori New York, in una dimensione ed una realtà all'apparenza DEL TUTTO OMOLOGATA, UNIFORME, NELLA QUALE L'INDIVIDUALITA' ED IL PASSATO INDIVIDUALE SEMBRANO SCOMPARIRE, DISSOLVERSI: una dimensione, fra l'altro, che si può contrapporre alla dimensione New Yorkese, metropolitana: ribollente, tentacolare, inquieta, problematica, nella quale tutto IL PASSATO TENDE A RIEMERGERE. CON PIU' FORZA.

In verità, nei suburbia di Long Island i ricordi SEMBRANO solo dissolversi, fra quelle abitazioni tutte uguali, ma in verità rimangono latenti, perchè ossessionano ed inseguono il protagonista dappertutto.

Vi è, da parte sua, dunque un'ansia di omologazione, ma da intendere non come ansia di conformarsi ad uno standard dominante, quanto piuttosto ad occultarsi e dissolversi.

Sol Nazerman apparentemente è una sorta di "morto vivente" che sembra anestetizzato a tutto, eppure i ricordi sono lì STRATIFICATI NELLA SUA MEMORIA INSEGUENDOLO DAPPERTUTTO.

Perchè "The Pawnbroker" non è solo un film sull'Olocausto, ma anche un FILM SULLA MEMORIA, e sulla sua stratificazione: pensiamo, poi, all'uso insistito (e mirabile) che Lumet compie nell'inserire IMMAGINI SUBLIMINALI che rappresentano il trauma, il passato traumatico e dilaniante.

Perchè subliminali? Perchè scaturiscono dall'Inconscio del protagonista, non solo dalla parte conscia. si sono sedimentate ed organizzate in lui, in tutto il suo essere: come un incubo ad occhi aperti.

Tra le altre cose quell'impiego delle immagini subliminali, rapidissime, crea un effetto di Montaggio notevole, icastico, inserendo tra l'altro nel Presente "falde di Passato" per citare Deleuze ed il suo "Immagine Tempo".

Falde di passato continuamente condizionanti ed operanti. In questo modo il film si pone all'interno del Cinema Modernista, con un occhio rivolto verso il passato prossimo: verso il Cinema di Alain Resnais, quello di fine anni Cinquanta ed inizio anni Sessanta, dall'altro pone le basi per il Cinema New Holywood, il quale, un po' convenzionalemnte lo si fa nascere nel 1967.

Al contempo con questo film il regista mostra anche un noteviole interesse verso il dato realistico, tant'è vero che alcune scene sono girate con uno stile semi-documentaristico, andando ad incrociare Realismo improntato al Presente e rappresentazione memoriale ed interiore per il Passato.

Sono tutti questi aspetti a rendere "The Pawnbroker" non solo un film bello, importante, notevole: ma anche un film seminale, un film-cerniera che si situa fra vari snodi formali, stilistici, di contenuto che poi troveranno modo di svilupparsi con notevole forza ed incisività ma non solo: anche un film che recupera tutto il passato prossimo soprattutto Europeo proiettandolo poi in avanti: ecco perchè opera cerniera.

Un film forse poco citato, almeno non quanto meriterebbe, e che merita una eventuale riscoperta ed attente visioni.



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