THE MOST DANGEROUS GAME (1932)
1 Maggio 2024
Francesco De Maria
Il Film Horror riesce molte volte a riattingere ad archetipi mentali, a paure ancestrali, addirittura inconsce e a ricreare un mondo, un universo, una realtà retti da contro-leggi esse stesse fonte di paura, di orrore, ed in questo senso un film altamente emblematico è proprio questo "The Most Dangerous Game" realizzato in coppia da Ernest Schoedsack (1893-1979), autore l'anno successivo dell'ottimo "King Kong" e da Irving Pichel (1891-1954), uscito il 16 Settembre 1932. Un film CONCENTRATO: sia per la durata (all'incirca un'ora) che per la stessa ambientazione: un'isola deserta sulla quale vive il conte Zaroff (impersonato da Leslie Banks), vero e proprio "cacciatore di esseri umani" il quale accoglie nel proprio castello i superstiti di diversi naufragi ingaggiando con loro la "pericolosa partita": il superstite dell'ultimo naufragio, il protagonista del film, impersonato da Joel McCrea in compagnia di una ragazza (Fay Wray, iconica attrice di "King Kong) dovrà sopravvivere alla battuta di caccia ordita dal conte.
L'isola, dunque, non si fa solo spazio misterioso, ma anche DIMENSIONE PSICHICA, INCUBO CONCRETATO, REALIZZATO; e non solo, io credo che se letto in filigrana, il film rivela anche una forte critica sociale, non a caso il villain del film è un conte, quindi un aristocratico: un uomo altolocato e potente il quale esercita il proprio potere VIOLENTO E "CANNIBALICO" (in senso lato): le pericolose partite che egli ingaggia sono in verità veri e propri RITUALI SADICI, FAGOCITANTI, ANNULLANTI.
Ma non solo: il conte Zaroff, a mio avviso impersona anche un altro ARCHETIPO (oltre a quelli citati sopra, perchè di archetipi si tratta), vale a dire quello del MALE RAZIOCINANTE: perchè egli modella il proprio rituale sadico su uno schema quasi "scacchistico" prevedendo mosse e contro-mosse.
E questo è un aspetto molto interessante del film: l'orrore e l'incubo derivano proprio da una sorta di APPROCCIO IPER-RAZIONALE AL MONDO: quello del conte Zaroff è un delirio lucido, e la stessa iper-razionalità si fa strumento di dominio e di potere, ma non solo: è essa stessa, intrinsecamente, dominio e potere perchè APPROCCIO CONTROLLANTE NEI CONFRONTI DELL'ALTRO.
L'isola si fa misterioso spazio psichico in cui tale delirio iper-razionale può manifestarsi in tutta la sua portata distruttiva ed annichilente, ma il film presenta, parallelamente, altre caratteristiche, in parte diverse, divergenti, che lo rendono, nonostante la sua concisione, la sua stringatezza (tra l'altro caratteristiche di molti film targati RKO) un'opera articolata e pluri-dimensionale, perchè lo stesso IMMAGINARIO GOTICO E' PIENAMENTE OPERANTE IN "THE MOST DANGEROUS GAME", e a tal riguardo basti pensare allo stesso castello del conte come SIMBOLO MATERIALIZZATO DI TALE IMMAGINARIO.
Inoltre soprattutto da parte della critica Francese (spesso più attenta e sensibile) è stato ravvisato nel conte Zaroff un "topos" sadiano, ed effettivamente le possibili convergenze fra il conte Zaroff ed i personaggi sadiani sono molteplici: se solo pensiamo che il pensiero del marchese De Sade si reggeva su una sorta di "Illuminismo rovesciato" (e quindi assolutamente non negato) ed egli stesso si definiva "figlio dei Lumi".
A rendere composito, articolato e stratificato il film, nonostante ad una prima visione, magari un po' superficiale, questo possa sfuggire ravvedendo in quest'opera solo un "Horror avventuroso" è anche la dimensione onirica la quale fa da contraltare ed al contempo si fa complementare ed addirittura si mescola a quella struttura da "gioco razionale e sadico" sulla quale il film si impernia.
Così come importante ed assolutamente da evidenziare è l'aspetto luministico del film organizzato prevalentemente sul contrasto di luci ed ombre, di chiaroscuri, atto a ricreare un'atmosfera non solo cupa e minacciosa, ma anche ambigua ed infida.
Così come l'effetto flou dell'immagine di questo film, lo stesso carattere vagamente "sfocato" dona all'opera un magnetrico fascino onirico (o forse, più precisamente, dovrei dire vagamente onirico): ambiguo, sospeso.
"The Most Dangerous Game" è dunque un film articolato e denso (anche in virtù della sua stessa concisione), un film che bene esprime l'idea di una dimensione razionale che crea mostri, che emana il mostruoso., ma non solo: un film bello ed importante anche per come fa confluire apparenti antinomie in un unico tracciato filmico.
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