THE MANCHURIAN CANDIDATE (1962)
11 Dicembre 2024
Francesco De Maria
Nel Cinema Americano è esistita una sorta di "generazione di mezzo" la quale è da situarsi fra la vecchia guardia, quella dei grandi esponenti del Cinema Classico è quella delle nuove leve registiche afferenti alla New Hollywood, ma con un occhio rivolto già verso le dirompenti novità manifestatesi sul finire degli anni Sessanta, anzi in moltissimi casi preannunciandole e andando in seguito a comporne il vasto mosaico.
E' il caso, ad esempio di John Frankenheimer (1930-2002) il quale esordisce sul finire degli anni Cinquanta proseguendo la sua carriera nel corso degli anni Sessanta, realizzando questo "The Manchurian Candidate", uscito il 24 Ottobre 1962, a mio avviso il suo esito registico più alto.
Il film vede un soldato Americano durante la guerra di Corea (interpretato da Laurence Harvey) catturato dai comunisti e sottoposto a un lavaggio del cervello per trasformarlo in una spia e sicario dell'organizzazione al suo ritorno in America.
Il film vede anche la partecipazione di Frank Sinatra, Angela Lansbury, Janet Leigh, e in un ruolo apparentemente minore ma incisivo John McGiver.
Apparentemente, a prima vista, dopo una visione superficiale "The Manchurian Candidate" può apparire un film di propaganda: eppure è molto di più, è un film che sfugge a qualsivoglia classificazione, solamente rivestito di una patina propagandistica, perchè, più in generale quest'opera si confronta con il controllo della mente e con il problema della libertà individuale.
Ovviamente il film va situato anche all'interno di un contesto socio-politico (quello della Guerra Fredda, appunto) ma anche quello della presidenza Kennedyana, tant'è vero che è stato definito un "film Kennedyano" e il personaggio interpretato da Frank Sinatra un "solitario eroe Kennedyano" il quale combatte per riforme all'interno della burocrazia militare e di potere.
E vorrei insistere su questo punto: non ci troviamo di fronte ad un film propagandistico (nel peggio senso del termine) ma piuttosto ad un film sulla PARANOIA POLITICA, SOCIALE E FINANCO ESISTENZIALE.
E tale paranoia si mescola, in forme diverse, durante il film con l'ANGOSCIA DI UNA PERDITA DELLA LIBERTA' INDIVIDUALE, VISTA COME RICERCA ED AFFERMAZIONE DELLA PROPRIA DIGNITA'.
Il film, poi, è attraversato da trame politiche oscure e ciniche e anche da rapporti ambigui, malsani: pensiamo solo al personaggio della madre "incestuosa" (interpretata da Angela Lansbury).
Il film mantiene un altissimo profilo visivo e rappresenta un punto di rottura con tutta una tradizione del Cinema Americano degli anni Cinquanta (magari quello della parte finale del decennio legato al teledramma dal quale lo stesso Frankenheimer proveniva), un profilo visivo articolato e complesso.
Vi è, ad esempio, un attenzione riposta al dato "realistico" se solo pensiamo che tutte le locations sono reali e pochissimo è girato in studio.
In più il film fu girato con lenti grandangolari e notevole importanza la ssume la Profondità di Campo, quindi Frankenheimer va a comporre Inquadrature complesse, dense, stratificate, le quali pongono in relazione i vari personaggi e questi ultimi con l'ambiente che li circonda.
Tant'è vero, come è stato spesso evidenziato da vari studiosi in "The Manchurian Candidate" le immagini proliferano, il film si regge su un equilibrio statico-dinamico impresssionante: statico dal momento che le stesse Inquadrature sono complesse ed elaborate proprio nella loro composizione, e diamamico perchè assistiamo, appunto, a tale moltiplicazione delle immagini.
UN FILM COMPLESSO CHE RAFFIGURA UNA REALTA' COMPLESSA, MAGMATICA, MISTERIOSA.
Lo stesso uso della Cinepresa è mobile, fluido, dinamico il quale va a costruire una spazializzazione del Tempo ed una temporalizzazione dello Spazio: i vari piani temporali, il passato e il presente nel film sono sempre concettualmente paralleli fino ad incrociarsi e quasi a confondersi.
Tale carattere magmatico del film lo rende opera misteriosa, enigmatica, ed estremamente fascinosa, e tutta la costruzione formale e stilistica è lì a testimoniare lo spirito inquieto, problematico e problematizzante di "The Manchurian Candidate", sottraendolo così dalle secche del puro e semplice film propagandistico.
Quello che Frankenheimer rifiuta è proprio il semplicismo connaturato ai film di propaganda. Questi elementi sono prova, a mio avviso incontrovertibile, dell'immenso valore di questo film, il quale, nella sua grandezza preannuncia, diversi anni prima il cattaere critico e problematico di molti film Neo-Hollywoodiani.
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