THE CHEAT (1915)
2 Giugno 2021
Francesco De Maria
"The Cheat" del regista Cecil De Mille (1881-1959) è un film seminale all'interno della storia del cinema, non solo di quello americano, e fece molto discutere alla sua uscita, avvenuta il 13 Dicembre 1915.
Il cinema americano proprio alla metà degli anni Dieci stava già dimostrando tutta la sua forza (ed il suo altissimo quoziente estetico ed artistico), in primis con un film di David Wark Griffith come "The Birth of a Nation", uscito proprio all'inizio di quell'anno, ma anche con questo film di De Mille.
La cosa, di per sè può sembrare un po' ironica, dal momento che lo stesso De Mille da molta critica cinematografica miope è stato (molto spesso) ingiustamente considerato un produttore prima che un regista (anche per i suoi stessi film, vale a dire quelli da lui realizzati).
La questione è più complessa ed articolata di così: sicuramente De Mille era molto attento all'aspetto commerciale dei film (ed era anche un produttore a tutto tondo, indubbiamente) ma era anche un regista nel senso pieno del termine, bravissimo a promuovere i suoi stessi film ma al contempo anche attento agli aspetti formali, stilistici e di contenuto di moltissime delle sue opere.
Sorta di melodramma amoroso e sentimentale, ma dai risvolti torbidi ed inquietanti, con l'ottimo Sessue Hayakawa nelle parti di un losco asiatico (tratto comune, questo, di molte pellicole americane dell'epoca) che "prende in ostaggio" emotivo e sotto ricatto una signora dell'alta borghesia.
Ma non è tanto la trama quella che interessa a De Mille, quanto piuttosto la RESA CINEMATOGRAFICA DELL'INTERA VICENDA, in "The Cheat" il regista concorre nella messa a punto di un progetto registico forte (insieme a Griffith, ma non solo) ed è proprio questo l'aspetto importante del film, direi la sua componente meta-cinematografica, di riflessione sul mezzo cinematografico e soprattutto di organizzazione e sistematizzazione delle sue infinite possibilità estetiche, formali, stilistiche e di linguaggio.
Quindi, come ho scritto sopra un melodramma, un film dallo spiccato carattere melodrammatico, ma, ripeto: tale caratteristica non passa attraverso la trama (o meglio, solo secondariamente); ma proprio attraverso la resa formale e stilistica ad esempio attraverso il fatto illuminotecnico il contrasto di luci crea quasi un UNIVERSO PARALLELO COMPOSTO O MEGLIO SCREZIATO DA CONTRASTI DI TIPO UMANO, EMOTIVO, SENTIMENTALE.
Tutto questo mediante quella che lo stesso De Mille definì "illuminazione alla Rembrandt".
Bisogna comunque sottolineare che nonostante, a mio avviso la trama non era in cima ai pensieri di De Mille durante la realizzazione del film, "The Cheat" è comunque segnato da una struttura narrativa forte, lo stesso montaggio serrato è lì a dimostrarlo.
"The Cheat" anche per le caratteristiche che ho evidenziato sopra è un film segnato da una forte ambiguità che era proprio ciò che De Mille si era prefisso.
E dice bene chi afferma che questo film rappresenta davvero l'apice della prima parte del corpus filmografico di De Mille proprio per i motivi da me sopra descritti.
Quello che colpisce del film (a maggior ragione di un film del 1915) è proprio la descrizione inquietante non solo di un universo torbido, ma anche dei rapporti di potere, della violenza gerarchica insita nella relazione uomo-donna, ma anche nel potere sopraffattore del denaro.
E proprio per questo il film è stato definito un film modernissimo, avanti con i tempi, a suo modo di avanguardia. Ed ecco perchè in apertura dell'articolo ho affermato che molta critica cinematografica è stata miope nei riguardi del cinema di De Mille.
Quindi un film molto curato sotto l'aspetto formale, stilistico, visivo, e proprio per questo un film dalla struttura rigorosa. Un film che bene rappresenta quindi relazioni sadiche e crudeli, ed è proprio quello che del film più colpisce. Un film, ad ogni modo, fondamentale, seminale, se solo pensiamo all'influenza anche sul tutto un cinema di avanguardia europeo degli anni Venti.
Per tutti questi motivi "The Cheat" è un film assolutamente da (ri)scoprire, proprio nel suo carattere meta-cinematografico, di notevolissima tenuta stilistica e formale, nonchè di rigore.
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