SOMETHING WILD (1986)
- Francesco De Maria
- 24 set
- Tempo di lettura: 3 min
24 Settembre 2025
Francesco De Maria

Fra i cosiddetti "Movie Brats" vale a dire le nuove leve registiche Americane uscite dalle università di Cinema e spesso cresciute sotto l'egida di Roger Corman fra gli anni Sessanta e Settanta compare anche il nome, talora trascurato di Jonathan Demme (1944-2017), autore talora discontinuo ( o reputato tale) e che pure ha, al suo attivo, una serie di opere importanti ed interessanti, per tacere dell'ovvio esempio costituto da "Il Silenzio degli Innocenti".
Demme esordisce nel 1974 con un B-Movie prodotto da Roger Corman per poi proseguire la sua carriera fino alla realizzazione di questo "Something Wild", uscito il 7 Novembre 1986, forse uno dei suoi conseguimenti filmici più alti (e al contempo sottovalutati).
Il film lo si può considerare una Commedia dalle forti venature Thriller e di "suspense": un uomo in carriera, uno yuppie, interpretato da Jeff Daniels fa la conoscenza con una donna dallo spirito libero ed anti-conformista (Melanie Griffith), la quale lo trascinerà in un lungo e rocambolesco viaggio: sulle loro tracce si metterà l'ex fidanzato, pericoloso e violento della donna (lui è Ray Liotta).
Pur essendo due film molto diversi, questo "Something Wild" partecipa della stessa temperie culturale e cinematografica di un film come "Into the Night" di John Landis, del quale ho trattato qualche tempo fa.
In entrambi i film è presente la grande forma narrativa del viaggio, visto come ribellione allo status quo, o ad una vita irreggimentata, alienata e reificata.
Teniamo poi presente che gli anni Ottanta sono stati in America, e non sooo, anni di culto spasmodico della carriera, del denaro, dell'arricchimento: di un rampantismo senza freni e vincoli di nessun tipo. Gli anni della "Reaganomics".
In questo film di Jonathan Demme è presente una ribellione che si potrebbe definire istintiva e pulsionale al Capitalismo. Quest'ultimo non è solo un sistema economico, ma è Logos, il quale viene destrutturato dalla libera movenza erratica dei due protagonisti: in primis dalla donna, e dall'uomo, in quel momento yuppie rinnegato, al suo seguito.
Il film, comunque, fu ben accolto dalla critica e godette di un buon successo di pubblico, fu molto apprezzata nel film la capacità del regista di trascendere il dato ordinario della Realtà.
A ben vedere in "Something Wild" la nozione di "ordinario" viene del tutto scalzata: non ha più senso.
Io credo che il film trattenga relazioni significative con tutta una grande tradizione della Commedia Cinematografica Americana: e penso soprattutto alla Screwball, alla commedia "svitata" che vide svilupparsi nel proprio seno grandi capolavori nel corso degli anni Trenta e Quaranta.
La Screwball Comedy in determinati casi si declinava in ritmi da Road Movie, e penso soprattutto ad un film come "Accadde una Notte" di Frank Capra, del 1934, almeno parzialmente ascrivibile al sotto-genere.
In questo film possiamo dire che un mortificante Principio di Realtà viene meno: quello legato all'accumulo nevrotico e spasmodico di denaro, al culto della produttività e della carriera, ad esso subentra un liberato Principio di Piacere incarnato mirabilmente da Melanie Griffith.
In maniera molto pertinente, poi, sono stati individuati molteplici richiami al cinema di Alfred Hitchcock; teniamo presente che Jonathan Demme è sempre stato autore attentissimo alla lezione Hitchcockiana, ed in tal senso mi viene alla mente il suo bel film (questo sì, davvero misconosciuto) "Last Embrace", del 1979.
Lo straordinario entro l'ordinario, questo il dato "Hitchcockiano" del film di Demme.
Teniamo poi presente che "Something Wild" è si una Commedia, ma nera per non dire nerissima: la quale ci restituisce un'immagine volutamente "distorta" e perciò tanto più criticamente "realistica" di una società alla deriva nella quale poche cose e persone sono come sembrano.
Quindi, potrei dire, in chiusura che in questo film Jonathan Demme si conferma regista cinematografico "di razza", con una propria visione del Cinema e del mondo, il quale ha saputo portare avanti un discorso personale sulla Commedia come genere, ma non solo: perchè attraverso questo genere apparentemente così scanzonato e lieve ha intessuto un discorso anche esistenziale e sociale su una realtà complessa, enigmatica ed al contempo in forte sfacelo morale e sociale.


Commenti