SCENE DI CACCIA IN BASSA BAVIERA (1969)
3 Gennaio 2022
Francesco De Maria
Il Nuovo Cinema Tedesco degli anni Sessanta e Settanta non era composto solo dai vari e rinomati Werner Herzog, Fassbinder o Wim Wenders ma anche da Peter Fleischmann (1937-2021) autore di questo importante film, "Scene di Caccia in Bassa Baviera", uscito il 29 Maggio 1969. L'importanza di questo film non va sottovalutata, così come l'importanza storica di un regista come Fleischmann, il quale davvero, sul finire degli anni Sessanta, ha contribuito, e non poco, allo sviluppo del Nuovo Cinema Tedesco (il quale in qualche modo era già nato da qualche anno, intorno alla metà degli anni Sessanta).
Reputo questo film uno dei manifesti del Nuovo Cinema Tedesco. Film sul nascosto orrore della provincia rurale tedesca, sull'intolleranza, sulla paura verso chi è considerato diverso. il giovane meccanico Abram torna, dopo una lunga assenza, nel suo paese natio in Bassa Baviera ma non viene ben accolto dai compaesani che lo reputano un omosessuale ed incominciano ad emarginarlo, tirandogli anche brutti scherzi. Il giovane riprende l'amicizia con una ragazza del luogo di nome Hannelore (reputata una poco di buono) ed un adolescente con problemi mentali, Ernst.
Un giorno Abram viene sorpreso mentre scherza con Ernst ed accusato dai compaesani di molestie sessuali, e si sparge la voce che la ragazza è incinta di Abram. La gente del posto incomincia a coalizzarsi (ed organizzarsi) contro di lui: Abram tenta di scappare, Hannelore tenta in ogni modo di fermarlo ed egli, preso dal terrore, in un attimo di disperazione la accoltella scappando nei boschi che circondano il villaggio, scatenando la caccia all'uomo a cui partecipano tantissimi abitanti del villaggio, ma riesce a catturarlo prima la polizia, portandolo in prigione e salvandogli la vita. Il villaggio si è così, liberato del "diverso", nel villaggio torna un'apparente quanto inquietante "normalità". Ma solo dopo le scene di caccia, appunto.
Il villaggio viene descritto, nelle prime scene del film come APPARENTEMENTE TOLLERANTE ED INCLUSIVO, GLI IMMIGRATI TURCHI SEMBRANO A LORO AGIO CON I PAESANI, ANCHE SE CI SCAPPA QUALCHE BATTUTA DI TROPPO SULLA LORO APPARTENENZA RELIGIOSA. Già sintomi, nel film, atti a SLATENTIZZARE CIO' CHE E' NASCOSTO, SOMMERSO: L'INTOLLERANZA, IL FANATISMO, L'ARCAICA VIOLENZA.
Ma è soprattutto Abram, considerato omosessuale, a spaventare i compaesani (intrisi come sono di uno spirito cattolico retrivo e reazionario), ma non solo, nelle scene di caccia finali, così come in tutto ciò che le prepara e che le rende possibili, nel corso del film (lo stesso isolamento del protagonista, dunque) è l'orrore del passato nazista che incombe.
I fantasmi del passato nazista, d'altronde, sono un tratto tipico del Nuovo Cinema Tedesco. In questo film poi (caratterizzato da uno stupendo bianco e nero) vi sono due forme cinematografiche che si intrecciano, a mio avviso: una forma, in alcune sequenze semi-documentaristica (le scene del villaggio, il modo di relazionarsi dei paesani, il carattere "tribale", etc) in altre dai tratti deformi, deformanti, semi-espressionistici (eppure raggelanti nella loro anonima quotidianità), come la stessa sequenza finale della caccia all'uomo.
Perchè Abram è un "diverso" e viene odiato proprio per questo, ed è proprio nella paura dell'Altro, dell'Alterità che alligna l'atteggiamento autoritario, incunabolo di moltissimi orrori umani e sociali.
Ed in quanto diverso solidarizza con la ragazza di facili costumi (Hannelore) o con il ragazzino ritardato (Ernst). Soltanto che alla fine commetterà un omicidio, ma la "battuta di caccia" ci sarebbe forse stata lo stesso, con o senza omicidio. L'omicidio è solo la goccia (tragica e gravissima) che fa traboccare il vaso agli occhi degli abitanti del villaggio.
E' come se il film riportasse a galla l'inconscio torbido e nero, tutto il rimosso del villaggio, non a caso sopra ho parlato anche di "slatentizzazione".
Il carattere semi-documentaristico è stato molte volte evidenziato (ed anche una conseguente freddezza clinica disturbante), ma non è mai stato evidenziato questa sotto-traccia semi-espressionistica, questo carattere latentemente deforme, questo incubo esistenziale che il protagonista vive sulla propria pelle, da uomo braccato (solo in una prima parte del film, innocente). A ben vedere, anche in questo film è proprio l'innocenza la prima vittima.
Queste sono le caratteristiche precipue, secondo me, di un'opera disturbante, problematica e problematizzante come "Scene di Caccia in Bassa Baviera".
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