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SALVATE LA TIGRE (1973)

2 Ottobre 2023


Francesco De Maria



Il regista John Avildsen (1935-2017) sarà sempre ricordato come il realizzatore del primo "Rocky" (1976) il film pugilistico con Sylvester Stallone protagonista, un film, che, pur rientrando all'interno delle coordinate della New Hollywood (in virtù di una certa forza descrittiva degli ambienti, di una resa netta e secca degli scorci urbani) ne rappresenta, visto in prospettiva, un certo lento declino, dal momento che siamo alle prese con un (buon) film piuttosto facile nel suo sensazionalismo e nel suo carattere "melodrammatico" (e c'è melodramma e melodramma). Insomma, "Rocky" preannuncia la fine della spinta propulsiva Neo-Hollywoodiana (che darà comunque anche altri ottimi frutti, fino al 1980, vero anno che determina la fine di quel movimento, o sarebbe meglio dire orientamento cinematografico).

Eppure Avildsen è stato un regista che ha realizzato un paio di film molto più incisivi, di "Rocky", più problematici e problematizzanti, molto meno "facili", a cominciare proprio dal suo esordio, "Joe", del 1970, film cupo e duro di ambientazione proletaria, per arrivare a questo "Salvate la Tigre", uscito il 13 Febbraio 1973, film pessimista sulle traversie di un imprenditore sull'orlo del fallimento (interpretato da un sempre grande Jack Lemmon) il quale pensa di dare fuoco alla sua attività per riscuotere l'assicurazione, ma tutto questo è solo una parte del film: conta molto lo SFONDO ESISTENZIALE ED IL PASSATO DEL PROTAGONISTA, aspetti determinanti per la sua infausta decisione.

Io credo che "Salvate la Tigre" sia un film significativo soprattutto per questo: per l'importanza annessa alla dimensione esistenziale, al passato del protagonista (ed attraverso tutto questo, alla sua dimensione interiore ed al suo malessere) incrociata con il discorso sulla fine del sogno americano, anche qui.

La crisi esistenziale del protagonista (sia causa che conseguenza dell'imminente e probabile fallimento) è anche simbolo della crisi sociale di un'intera nazione, squassata dall'allora non del tutto defunta contestazione, e turbata dalla catastrofica guerra in Vietnam e da scandali vari, fra cui quello del Watergate.

Harry Stoner, questo il nome del protagonista, è un uomo dal molto passato e dal poco futuro: perchè quest'ultimo è a dir poco incerto, e non promette niente di buono, mentre il passato è sempre vivo in lui, risuscitato ogni volta da ricordi nostalgici, da rimpianti, da un fondo di onnipresente malinconia.

Ecco in che modo il dato esistenziale si intreccia con quello sociale, i due aspetti vengono continuamente posti in relazione.

Un passato che ritorna, intriso di nostalgia, simbolo di una perduta innocenza americana, ma non solo, simbolo anche di una maggiore semplicità del vivere, dell'esistere, a fronte di una CRISI (in tutti i sensi) che attanaglia l'America dei primi anni Settanta.

E poi "Salvate la Tigre" rappresenta bene ed efficacacemente anche il tema dello SCACCO ESISTENZIALE, DELLA SCONFITTA, DELL'INSUCCESSO. E quello che colpisce è proprio l'assoluta dicotomia e polarizzazione che si crea tra questo film del 1973 e "Rocky" ( dove si glorifica in modo del tutto facile ed anacronistico il sogno americano).

Film dall'andamento piuttosto classico, eppure increspato e screziato da quella dimensione memoriale la quale introduce una maggiore problematicità alla vicenda: ed è importante sottolineare come non sia rilevantissimo nel film l'esito finale (vale a dire se Jack Lemmon bruci o meno la propria attività) una grande rilevanza, piuttosto, la assume il PERCHE' IL PROTAGONISTA E' SPINTO A QUEL PROPOSITO.

Il mito del sogno americano viene così smitizzato, dissezionato, analizzato criticamente e svuotato al suo interno (dal momento che il protagonista, paradossalmente, dovrebbe proprio incarnarne le caratteristiche).

A ben vedere, come ho avuto modo di sottolineare anche in miei precedenti articoli, il dissezionamento, la critica, la smitizzazione del sogno americano è tratto tipico di molto Cinema della New Hollywood, e insisto, quello che differenzia "Salvate la Tigre" da altri film coevi è una maggiore classicità nell'andamento (classicità continuamente increspata, come ho scritto, però).

Trattasi di film che si regge (anche, certo non solo) sulle spalle di un attore straordinario come Jack Lemmon, uno dei sommi, che restituisce magnificamente l'essenza di un personaggio in crisi, sofferente, dilaniato dai dubbi ed attanagliato da una nostalgia per un passato ed un mondo che fu.

Tutto questo va a formare un film significativo e fortemente caratterizzato.






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