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RATATAPLAN (1979)

23 Ottobre 2023


Francesco De Maria



Apro questo mio articolo affermando che il cinema di Maurizio Nichetti (1948) è sempre stato uno dei più insoliti ma anche rigorosi all'interno del panorama cinematografico italiano.

I tardi anni Settanta fecero da incubazione all'avvento dei cosiddetti "nuovi comici", in verità talvolta, autori più di commedie (o prese per tali) che di veri e propri film comici: Nanni Moretti, Carlo Verdone, Massimo Troisi, Francesco Nuti e per l'appunto Maurizio Nichetti, ciascuno radicato da un punto di vista culturale, geografico e di stile all'interno della propria città. Maurizio Nichetti ha sempre rappresentato al meglio Milano, e questo lo si vede bene proprio da questo "Ratataplan", suo film di esordio, presentato in anteprima al Festival di Venezia il 1 Settembre 1979.

Il film (strutturato quasi in forma di capitoli, di episodi conchiusi in se stessi, ma uniti da un denominatore comune) narra le vicende del neo-laureato ingegnere Colombo (interpretato dallo stesso Nichetti), vicende talora surreali, o comunque sempre sul limite della surrealtà, per così dire, fantasiose, bizzarre.

Il denominatore comune è costituito dall'IRREGOLARITA' DEL PROTAGONISTA, DAL SUO ESSERE OLTRE ED ECCEDENTE RISPETTO ALLE REGOLE SOCIALI MORTIFICANTI, DI ESSERE UN ESTRANEO RISPETTO ALLE CONVENZIONI.

Ma il tutto attraverso una resa quasi geometrica dei tempi comici e della raffigurazione comica (pensiamo alla sequenza del bicchiere d'acqua), che rende il film astratto ed al contempo surreale e fantasioso, in più Nichetti (con una laurea conseguita al Politecnico) mostra tutto il suo gusto e la sua propensione anche per la dimensione tecnica e costruttiva (e pensiamo alle scene di Colombo che costruisce l'automa telecomandato fatto a propria immagine), in questo modo realizzando un film (e più in generale un Cinema) più vicino a quello di Buster Keaton (al quale è stato, non a caso spesso accostato) che a quello di Charlie Chaplin.

Inoltre c'è da dire che il retaggio Keatoniano, se vogliamo, è costituito anche dal fatto che siamo alle prese con un film pochissimo parlato, addirittura Nichetti lo ha definito più volte un "film muto"; pochissimo parlato, e dato centrale è anche il fatto che il protagonista si MUOVE, GESTICOLA, MA NON PARLA.

E Nichetti in maniera molto rigorosa riattinge appunto ALLA FONTE PRIMIGENIA DEL CINEMA COMICO MUTO, ripronendone anche se in modo del tutto personale alcuni stilemi, annullando quasi del tutto la parola, recuperando pienamente la dimensione spaziale, ma non solo: corporea del Comico e quindi la sua purezza, la sua più intima ragion d'essere.

In questo senso non esito a definire "Ratataplan" un film non solo altamente rigoroso, ma anche fortemente teorico e fortemente provocatorio nella sua proposta di un cinema del tutto alternativo, "alieno" (ma in questo modo non era già stato definito Buster Keaton alla fine degli anni Dieci//inizio anni Venti?) irregolare.

Ma non solo: come è stato da più parti evidenziato c'è, attraverso il film, tutta una valorizzazione della dimensione sonora, posta in primo piano, ed io credo che questo faccia parte della poetica di Nichetti, e sia anche una citazione cinefila ed un omaggio al cinema di Jacques Tati, alla sua comicità lunare, bizzarra, del tutto irregolare. E Tati è stato un grande regista anche della dimensione sonora, acustica, Nichetti ripropone questa grande forma del Comico.

Ed io credo che nel cinema di Nichetti, ed in primis in un film come "Ratataplan" si tenda a coniugare e a far riconfluire in uno stesso alveo la dimensione surreale, fantasiosamente libera al rigore tecnico, al gusto costruttivo (direi quasi costruttivista), arrivando così a realizzare un cinema particolarissimo, ineffabile, enigmatico, imprendibile sotto molti punti di vista.

Al contempo, quasi a voler creare un fertile cortocircuito creativo e poetico lo stesso annullamento della parola si fa ANNULLAMENTO DEL LOGOS E DEL PRINCIPIO LOGICO: in questo modo introducendo la dimensione non solo libera e surreale, ma anche corporea, del movimento corporeo, del gesto, risalendo quindi ad una sorta di linguaggio (non solo cinematografico e comico) primigenio.

In "Ratataplan" è presente una spasmodica RICERCA DI PUREZZA.

In questo modo Nichetti ripristina anche un Principio di Piacere contro un Principio di Realtà puntello delle convenzioni sociali, dell'irreggimentazione, del conformismo.

E per tutte questi motivi reputo "Ratataplan" un film bello ed importante, proprio in virtù della sua libertà di ricerca e di rappresentazione visiva, acustica e sonora.



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