PORTE DES LILAS (1957)
13 Settembre 2021
Francesco De Maria
Renè Clair (1898-1981) è stato un regista cinematografico sicuramente molto importante e significativo all'interno del panorama cinematografico francese, ma anche un regista che ha subito sorti critiche diverse, in parte negative, se solo pensiamo che le nuove leve registiche francesi di fine anni Cinquanta (e nella prima metà degli anni Cinquanta ancora solo critici cinematografici), mi sto riferendo ovviamente ai componenti della Nouvelle Vague (Eric Rohmer, Claude Chabrol, Jean Luc Godard, Francois Truffaut) vollero vedere in Renè Clair un esponente di primo piano dell'aborrito "Cinema de Papa", il cinema dei registi francesi più anziani (salvo eccezioni: Jean Renoir, Robert Bresson, Jacques Becker) vale a dire quello considerato un po' verboso, rigido, impostato, didascalicamente "letterario", dalle sceneggiature di ferro, tutto girato nei teatri di posa, e di conseguenza artificioso ed innaturale.
Una posizione polemica, provocatoria, che poteva cogliere anche alcune caratteristiche di fondo di molti di quei registi (fra cui Clair, appunto) ma in modo del tutto parziale ed anche ingiusto.
Renè Clair, ad esempio è stato molto di più, un autore cinematografico il quale ha contribuito, e non poco, al progresso estetico del cinema francese, un autore molto più articolato e complesso di come la polemica Nouvelle Vague lo ha voluto far passare.
Molto interessante, a mio avviso, l'arco registico clairiano: dagli esordi avanguardistici nel 1923-1924, per poi giunger alle commedie brillanti (mute e poi sonore), fino alla fase hollywoodiana (sicuramente quella meno personale), per approdare, infine, nel dopoguerra, ed ancor più alla fine degli anni Cinquanta alla rievocazione nostalgica del cinema muto e di Parigi, in "Il Silenzio è d'Oro", del 1947, e molto significativamente a tutta una rievocazione sempre di Parigi, anzi di alcuni suoi quartieri in questo "Porte des Lilas", uscito il 20 Settembre 1957.
FILM IN QUALCHE MODO META-CINEMATOGRAFICO, PROPRIO PERCHE' TRAMITE LA RIEVOCAZIONE NOSTALGICA DELLA ZONA (NORD-ORIENTALE) DI PARIGI DENOMINATA PORTE DES LILAS (IMPORTANTE ANCHE IN SE' E PER SE') CI SI RIALLACCIA A TUTTA UNA TRADIZIONE CINEMATOGRAFICA FRANCESE, QUELLA DEGLI ANNI TRENTA, POPULISTA E DEL REALISMO POETICO.
Rievocazione nostalgica, appunto, ma anche velatamente fantastica ed onirica: storia di un'amicizia (quella fra il beone Juju, interpretato da Pierre Brasseur e l'Artista, musicista e cantante, interpretato da Georges Brassens, qui all'unica sua prova cinematografica) ma anche storia d'amore e morte.
Il mondo è quello della "piccola gente" con al centro due spostati ed irregolari, e della loro amicizia. "Porte des Lilas" è un canto cinematografico elegiaco e dolente soprattutto all'amicizia, ma anche a sentimenti come l'amore, visti sia nella loro componente più leggera e scanzonata, sia nella loro componente drammatica, infatti il film si muove fra registri espressivi diversi: commedia e dramma.
Quindi, come ho scritto sopra siamo alle prese con un film che si riferisce alla realtà, e attraverso questa allude a tutta una tradizione cinematografica francese. Un FILM MANIERISTA, a suo modo, attraverso la ri-creazione di una realtà per certi versi stilizzata ci si riappropria di forme cinematografiche del passato (il realismo poetico, ad esempio, di cui, teniamo presente Renè Clair non realizzò nessun film afferente a quella tendenza, almeno in senso stretto).
Un film che SI MODELLA CONSAPEVOLMENTE SU UN CERTO CINEMA DEGLI ANNI TRENTA, ED ATTRAVERSO QUESTO SI RIFERISCE AD UNA CERTA REALTA'.
"Porte des Lilas" in questo senso potrebbe essere classificabile come film appartenente al cinema moderno o modernista (alla fine, siamo già alla fine degli anni Cinquanta), certo in un senso del tutto particolare, più dal punto di vista della tensione creativa e dell'idea di base che come risultato finale.
Nel suo carattere latentemente torbido, nella vicenda di amore e morte, il film è accostabile non solo al realismo poetico, ma anche al film noir americano.
Ma il tutto viene calato in una realtà dall'atmosfera sospesa, vagamente onirica e sognante, ed infatti il film è interamente girato negli studi, non in locations reali.
Tale "artificiosità", per così dire, è lì a testimoniare il carattere auto-riflessivo e consapevole (dal punto di vista della poiesi cinematografica) del film, ed è proprio questo a far sì che "Porte des Lilas" rimanga un film indimenticabile.
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