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PIANO PIANO DOLCE CARLOTTA (1964)

22 Novembre 2021


Francesco De Maria



Stessa attrice (Bette Davis) e stesso regista (Robert Aldrich), come nel precedente "Che Fine ha Fatto Baby Jane?", di cui ho trattato nel mio ultimo articolo qui sul Blog, in questo "Piano Piano Dolce Carlotta", uscito il 16 Dicembre 1964, e che prosegue, anche se con modalità diverse, sulla via tracciata dal film del 1962.

"Piano Piano Dolce Carlotta" è un thriller psicologico, ma anche un cruento "romance", un Southern Gothic intriso di orrore.

Charlotte (interpretata da Bette Davis), ormai quasi anziana, è sospettata dell'omicidio dell'amante, ucciso brutalmente a colpi di ascia in una notte del 1927, ed ella vive (ormai svampita) ancora nella sua vecchia piantagione in Louisiana.

Charlotte chiederà aiuto alla cugina (interpretata da Olivia De Havilland) per salvare l'intera piantagione minacciata dalla costruzione di un ponte, ma con l'arrivo della cugina riaffioreranno tutti gli incubi ed i fantasmi del passato...

Questo film davvero VIVE DI IMMAGINARIO, E' COSTRUITO SULL'IMMAGINARIO DEL SOUTHERN GOTHIC, LA VECCHIA PIANTAGIONE E' UNA PRESENZA ICONICA SEDE E TESTIMONIANZA DI UN PASSATO DOLOROSO, MA ANCHE DI UN'INTERA CIVILTA', QUELLA SUDISTA INTRISA DI OPPRESSIONE, VIOLENZA, E GROTTESCO.

La stessa casa, la stessa piantagione assurgono a ruolo di personaggi, si fanno dimensione psichica, spazio della memoria, incunaboli fantasmatici ed orrorifici.

Il film si struttura come un incubo, si struttura in un linguaggio da incubo, proprio a cominciare dalle prime scene, quelle del confronto fra il patriarca autoritario Big Sam Hollis (padre di Charlotte) e il di lei amante (interpretato da un giovane e semi-esordiente Bruce Dern).

In questa scena risiede secondo me l'archetipo dell'incubo di Charlotte, il suo principio generativo, per così dire: una storia d'amore tormentata e mortale (ecco perchè sopra ho parlato di cruento romance) ma anche rapporto difficile e contorto con una figura paterna ingombrante, dispotica ed autoritaria.

E poi la scena dell'orrore, una scena primaria da incubo, con la giovane Charlotte con il vestito bianco intriso di sangue che compare alla festa da ballo in quella notte del 1927.

Il film in modo molto forte e marcato vive di queste scene iconiche, atte ad evocare un clima psicologico, una condizione, un'atmosfera.

In più siamo alle prese con un thriller psicologico proprio perchè gli incubi ed i fantasmi che ritornano, sono incubi e fantasmi della psiche, inoltre anche ad un certo punto creati ad arte dalla cugina di Charlotte (in apparenza così amorevole).

"Piano Piano Dolce Carlotta" è intriso di una sensazione di decadenza, si tratta di un film gotico (proprio nel senso del Southern Gothic), cupo e funereo, un film dove spira forte il vento della morte: l'uccisione cruenta, Charlotte che deve abbandonare la piantagione, abbandonando così il legame diretto con la propria identità legata indissociabilmente a quel luogo, lo stesso processo di invecchiamento e perdita del senno di Charlotte, "Southern Belle" ormai svanita e sulla via del tramonto rispetto alla ragazza giovane e radiosa.

Anche in questo caso, come nel precedente "Che Fine ha Fatto Baby Jane?" vi sono richiami al Grand Guignol (soprattutto nella scena sanguinaria dell'omicidio), anche qui vi è un inganno, una verità apparente da rovesciare. I due film hanno molto in comune, ma mentre nel film del 1962, come ho scritto la grande casa alla periferia di Los Angeles assurge a spazio psichico, qui Aldrich va oltre: la piantagione e la vecchia dimora non si fanno solo spazio psichico, ma sono dimensione culturale, portatori diretti di una vecchia civiltà, delle sue tensioni, delle sue pulsioni inconfessabili, del suo SENSO DI DECADENZA.

In questo film vi è una raffigurazione insistente del rapporto fra i personaggi, della relazione fra i personaggi e lo spazio domestico, con quelle panoramiche dall'alto atte anche a creare un clima claustrofobico e di tensione, un clima claustrofobico secondo me in parte spezzato o deviato verso un'apertura allo spazio della piantagione il quale rimane comunque nel perimetro psichico della vicenda.

Lo stesso bianco e nero fortemente in chiaroscuro e contrastato (dalle tonalità noir, e teniamo presente che Robert Aldrich fu, soprattutto alla metà degli anni Cinquanta un ottimo regista di film noir) dona all'intera storia un clima angoscioso ed angosciante, prodotto di un passato oscuro ed inquietante e presago di nuovi orrori.

Questo carattere composito ed articolato rende sicuramente "Piano Piano Dolce Carlotta" un film molto bello e significativo, ma anche uno dei film più importanti del grande Robert Aldrich.




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