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MY DARLING CLEMENTINE (1946)

1 Febbraio 2023


Francesco De Maria



Con questo superbo film "My Darling Clementine", uscito il 16 Ottobre 1946, il regista John Ford (1894-1973) ritorna al Western dopo sette anni, quando nel 1939 realizza il seminale "Stagecoach".

Le locations sono sempre le stesse, iconiche, evocative: i dintorni della Monument Valley; ma io considero questo film del 1946 come un'opera in qualche modo "unica" all'interno del canone fordiano.

"My Darling Clementine" si inscrive magnificamente in quell'orientamento "Noir" del Western che prese piede proprio sul finire degli anni Quaranta con film come "Pursued" di Raoul Walsh, del 1947, "Sangue sulla Luna" di Robert Wise, del 1948, ed altri.

Anche nel caso di cui vado trattando, infatti, il Western assume una curvatura visiva dalle tonalità noir, il film è composto da forti contrasti chiaroscurali, e da una notevole penetrazione psicologica.

Perchè di questo si tratta. questo film è un approfondimento psicologico, di resa atmosferica ed ambientale, di forte connotazione visiva "contrastata" della vicenda di Wyatt Earp e Doc Holliday; della sparatoria all'OK Corral.

Vicenda archetipica, epica, mitica, dalla quale moltissime volte il Cinema Western ha attinto.

Considero "My Darling Clementine" un Western già moderno, revisionista, in un certo senso, se solo consideriamo che il titolo si ispira all'omonima canzone tradizionale ispirata alla figura femminile, la maestrina Clementine Carter, la quale instaura un rapporto autentico, intenso, profondo con Wyatt Earp, il quale, in questo modo, viene "umanizzato", mostrandone la complessità sofferta, il tormento, la dimensione emotiva.

In questo senso il film si inscrive già all'interno del perimetro "revisionista", preannunciando per alcuni versi la nascita del Western della New Hollywood di fine anni Sessanta ed anni Settanta.

Certo, è presente un ottimismo nella rappresentazione dell'"eroe" Wyatt Earp che mostra ancora tutto il classicismo fordiano, infatti siamo alle prese con un film che continua a muoversi all'interno delle coordinate del Western classico, ma con uno sguardo rivolto al futuro.

E poi ci sono moltissimi temi tipicamente fordiani: la contrapposizione Deserro/Giardino, la (ri)fondazione di una comunità giusta e solidale, la vendetta, lo scontro per conseguire giustizia, il paesaggismo, iconico ed evocativo, etc.

Inoltre è presente un notevole approfondimento psicologico: contrastato, "chiaroscurale" (proprio come il profilo visivo del film), drammatico. La stessa figura del medico alcoolizzato, Doc Holliday, è figura drammaticamente tormentata, fortemente caratterizzata, indimenticabile (e ricordiamo che Wyatt Earp è impersonato da Henry Fonda, Doc Holliday da Victor Mature).

LA STRUTTURA GENERATIVA, GERMINATIVA DEL FILM RISIEDE PROPRIO NEL FERTILE INCROCIO FRA DECLINAZIONE NOIR, SOPRATTUTTO VISIVA, EMPITO PRE-REVISIONISTA, ED UNO STRUTTURARSI "MELODRAMMATICO".

Questa sorta di triangolazione rende "My Darling Clementine" davvero un Western unico, ma anche paradigmatico se solo pensiamo che è stato citato come uno dei film più amati da registi come Akira Kurosawa, Sam Peckinpah (uno dei simboli supremi del Western Revisionista, e non a caso) o in tempi più moderni, Michael Mann.

Comunque, meglio insistere su un punto: il film narra e rappresenta il Mito, l'Epos (e ripeto, questo è un tratto importante del film, di segno dichiaratamente Classicista), solo che tale dimensione mitica è, per così dire, ATTRAVERSATA DA INCRESPATURE (IL RAPPORTO SENTIMENTALE, LA DIMENSIONE EMOTIVA, IL DISAGIO ESISTENZIALE) le quali rendono più complessi il senso ed il sostrato del film.

Così come fattore di maggiore complessità è lo stesso taglio visivo del film, davvero di derivazione Noir ed "espressionistica", presentando così uno stile notevolmente marcato, poco classico.

Ed infatti "My Darling Clementine", a pensarci bene, si muove su una sorta di CRINALE POETICO, STILISTICO, FORMALE E DI CONTENUTO FRA UNA DIMENSIONE PASSATA E PRESENTE CLASSICA ED UN FUTURO PIU' MODERNISTA E REVISIONISTA.

Ed il film sembra davvero volersi costituire come opera di passaggio fondamentale fra la fase più propriamente classica del cinema di John Ford (e penso, soprattutto, ovviamente a "Stagecoach", ma non solo) e la fase più tarda, quella degli anni Cinquanta/Sessanta: crepuscolare, riflessiva, accesa, questa sì, senza contraddizioni da bagliori Modernisti e Revisionisti; e penso soprattutto a "The Searchers" del 1956, a "L'Uomo che Uccise Liberty Valance" del 1962 o al già tardissimo "Cheyenne Autumn", del 1964.

E "My Darling Clementine" si erge come film paradigmatico non solo all'interno dell'imponente corpus filmografico fordiano, ma di tutto il Cinema Americano.



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