LE VIE DELLA CITTA' (1931)
11 Novembre 2022
Francesco De Maria
Apro questo mio articolo asserendo che Rouben Mamoulian (1897-1987), autore di questo "Le Vie della Città", uscito il 14 Aprile 1931 è stato un grande regista, forse parzialmente sottovalutato ancora oggi (nonostante i studi sul suo cinema siano proliferati), un regista fortemente innovativo.
Basti pensare al suo film di esordio, "Applauso", del 1929, film coraggioso che si confrontava con il sonoro, che spezzava la staticità dei primi Talkies, in questo film Mamoulian usava la cinepresa in modo fluido e poetico. Questo regista è stato davvero uno sperimentatore di forme e mezzi stilistici.
"Le Vie della Città" è un Gangster Film, fa parte di quella meravigliosa ondata di film gangsteristici usciti nei primi anni Trenta: "Piccolo Cesare" (1931), "Nemico Pubblico" (1931), "Scarface" (1932), solo che, un po' inspiegabilmente questo film di Mamoulian è meno citato degli altri.
Diciamo che questo film, rispetto agli altri possiede una maggiore carica melodrammatica (si parla pur sempre dell'odissea di una giovane, figlia di un gangster, ingiustamente accusata di omicidio) e della relazione di fiducia e di amore che riesce ad instaurare con un giovane gangster (interpretato da un giovane Gary Cooper), il quale riuscirà a salvarla sia dalle accuse che da altri gangster.
In questo film il regista all'interno della struttura del Gangster Film inserisce spunti di melodramma, come ho scritto sopra, i quali non si fanno mai resa facile o sensazionalistica della vicenda, ma tendono ad evidenziare il pathos emotivo sotteso alla storia narrata e rappresentata.
E' come se il film fosse attraversato da questa duplice natura, come se convivessero due anime, come se attraverso le lenti del Gangster Film venisse descritta cinicamente una società corrotta e materialista, e poi tutto questo venisse, se non rovesciato, sicuramente riequilibrato da una descrizione melodrammatica e dal pathos sentimentale di una relazione umana. Questo a mio avviso costituisce un notevole punto di forza del film, ma tendo a credere che proprio tale punto di forza sia stato equivocato.
Nel senso cioè che tale caratteristica, magari in maniera inconsapevole, nemmeno troppo meditata sia stata presa come un ibridazione non necessaria del Gangster Film, come una forzatura.
Invece "Le Vie della Città" rimane comunque uno dei più fulgidi esemplari di film gangsteristico, il quale attraverso gli spunti sentimentali e melodrammatici riesce a problematizzare la rappresentazione umana e sociale, anche perchè la struttura fondamentale dell'opera è il Gangster Film.
Il film possiede una certa secchezza e snellezza, caratteristica tipica di molto cinema Americano dei primi anni Trenta (nel caso dei Social Problem Films Warner, invece, leggasi di tutti gli anni Trenta), ma al contempo, come sempre, Mamoulian si dimostra autore cinematografico a tutto tondo e superbo sperimentatore.
In questo film il regista utilizza il Flashback Sonoro, ad esempio: confermandosi quindi come autore attento alla dimensione acustica del film, ai suoni, ai rumori (e questo lo aveva già mostrato ampiamente nel suo film di esordio del 1929, da me citato in apertura) in questo caso utilizzati come MEZZI EVOCATIVI E RAPPRESENTATIVI DELLA DIMENSIONE TEMPORALE.
Elemento importantissimo, questo.
Anche perchè come sappiamo, ed ancor più alla luce dei capolavori di Filosofia Cinematografica di Gilles Deleuze "L'Immagine Movimento" e "L'Immagine Tempo", tempo e spazio sono i due elementi costitutivi dell'arte cinematografica.
E, come ho scritto sopra, nel suo essere Gangster Film, quest'opera è anche a tratti dura, cinica, proprio perchè la descrizione della società è desolante, e fortemente pessimista.
Anche questa caratteristica allinea "Le Vie della Città" agli altri film gangsteristici dei primi anni Trenta, i quali mostravano, sottotraccia, e ciascuno in un modo diverso dall'altro, una critica sociale assai corrosiva sulla società Americana dei primi anni Trenta.
Ultimo dovuto appunto sull'altissimo profilo visivo che il film dimostra: un taglio visivo sicuramente debitore delle esperienze espressioniste e che daranno, di lì a nove anni (che sono molti, nella Storia del Cinema) l'avvio al Film Noir.
Non a caso il film è stato definito, talvolta, come un precursore del Film Noir. Ad ogni modo assistiamo ad un film dalla fotografia piuttosto contrastata, da impressionanti chiaro-scuri, da un ottimo utilizzo delle luci.
Tutti elementi che rendono "Luci della Città" opera cinematografica composita, bella ed importante.
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