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LA VISITA (1963)

21 Aprile 2023


Francesco De Maria



Antonio Pietrangeli (1919-1968) è stato, sicuramente, uno dei grandi autori del Cinema Italiano, un autore personalissimo il quale ha costruito il proprio discorso cinematografico ed estetico all'interno delle coordinate della Commedia all'Italiana. Sì, perchè i suoi film sono comunque riconducibili a quella tendenza (o genere, che dir si voglia), ma questo autore l'ha riformulata al suo interno, declinandola in forme e modi del tutto inediti ed eccentrici.

E questo film, "La Visita", uscito il 30 Dicembre 1963 ne è una prova evidente. Il film ha un andamento lieve, da commedia, appunto, ed è ricco di notazioni "antropologiche" e di costume, allineandosi così,appunto, ai dettami della Commedia all'Italiana. Una storia di due solitudini, una femminile, Pina,(Sandra Milo) l'altra maschile, Adolfo, (Francois Perier) che decidono di incontrarsi dopo una corrispondenza epistolare a seguito di un annuncio pubblicato su una rivista. L'uomo, che lavora e vive a Roma, va ad incontrare la donna nel suo piccolo paese del Mantovano, sulle rive del Po. La protagonista, pian piano, conoscerà l'uomo per quello che davvero è. cinico, profittatore, arido, ma anche disperatamente solo. Il film si conclude con il ritorno di Adolfo a Roma, con il ritorno della donna alla sua vita di sempre, fatta di solitudine. la solitudine non è stata sconfitta, la vita ha fatto solo incontrare due solitudini, che tali rimarranno.

Film sulla SOLITUDINE UMANA ED ESISTENZIALE, QUINDI, PIU' IN GENERALE. MA ANCHE E SOPRATTUTTO FILM SULLA SOLITUDINE ED IL DISAGIO FEMMINILE IN UNA SOCIETA' DOMINATA DALL'UOMO.

Questo è un tratto tipico del migliore e più emblematico cinema di Pietramgeli: e penso sia alla sua commedia sentimentale, del 1958, "Nata di Marzo" dove tale visione del mondo già inizia a configurarsi, ma soprattutto ai film degli anni Sessanta: "Adua e le Compagne" (1960), "La parmigiana" (1963), "La Visita", appunto, per arrivare a "Io la Conoscevo Bene" del 1965, dagli esiti formali e stilistici più radicali.

Una dimensione formale e stilistica già ampiamente messa a punto in questo film del 1963, anche se in forma più moderata rispetto al film del 1965: le canzoni dell'epoca usate come sorta di contrappunto sonoro alle immagini, l'impiego del Flashback.

Ecco, i Flashback costituiscono già un po' la spina dorsale de "La Visita", spezzando continuamente la linearità narrativa, mettendola in questione, facendo convergere passato e presente (nel caso di questo film, accomunati dala solitudine, onnipresente, come abbiamo visto).

In questo film, quindi, Pietrangeli fa dialogare la Commedia all'Italiana con il cinema Modernista, con il Nuovo Cinema, con la sua attitudine riflessiva e meta-cinematografica.

Questo risalta già con notevole forza ne "La Visita", ma è un tratto tipico del cinema di Pietrangeli. Notevole, poi, anche lo scavo psicologico ed esistenziale: la solitudine assume forme diverse, nella donna e nell'uomo: nel primo caso una solitudine permeata di malinconia, ma anche di slanci generosi, di bisogno di dialogo e di condivisione, nel secondo caso una solitudine che incattivisce ed inaridisce.

Da tutto questo deriva anche una sorta di effettiva e sostanziale incomunicabilità (che a pensarci bene, non era forse un tratto tipico del Cinema Modernista di un grande autore come Michelangelo Antonioni?).

Anzi, si potrebbe affermare che nel Cinema di Pietrangeli, proprio come in quello di Antonioni (anche se con modalità diverse) la donna, rispetto all'uomo, riesce ad avvertire con più forza ed intensità la crisi, la solitudine, il disagio.

Il dialogo finale fra i due, poi, è davvero un momento altissimo di Cinema: l'uso del Primo Piano, come a voler scandagliare e farci sentire il disagio profondo che emana dai due personaggi, e dietro il cinismo di Adolfo (a proposito, nome secondo me non casuale, come a volerne evidenziare una certa "mostruosità" dai toni grotteschi) una disperata e dolorosa solitudine.

Ma, come ho scritto, Adolfo rappresenta anche il cosiddetto uomo medio, il piccolo borghese incattivito, dalle pulsioni autoritarie, dai sentimenti razzisti (ed infatti, verso la fine del film, è proprio di questo che lo accusa la donna).

Adolfo è una MASCHERA GROTTESCA E MOSTRUOSA: ed in questo senso il film rientra pienamente all'interno dei parametri della Commedia all'Italiana, popolata di maschere e di "mostri" (pensiamo al bellissimo omonimo film di Dino Risi, sempre del 1963), con il tutto molto spesso virato al Grottesco.

Film, "La Visita" dal carattere composito ed articolato, e proprio in questo risiede la sua forza e bellezza.






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