top of page

LA TRILOGIA DI UMBERTO LENZI: ORGASMO, COSI' DOLCE COSI' PERVERSA, ORGASMO (1969-1970)

21 Giugno 2023


Francesco De Maria



Umberto Lenzi (1931-2017) è stato sicuramente uno dei registi di spicco del cosiddetto Cinema di Genere Italiano, ed ha al suo attivo molti film ascrivibili sia al genere Poliziesco (il così definito Poliziottesco), che al genere Horror e Thriller (e non solo).

Regista dalla spiccata formazione cinefila, si è sempre richiamato a tutta una tradizione del Cinema Americano, quella più spigolosa, dura, scattante (Samuel Fuller, Raoul Walsh, Don Siegel), ponendo così le basi per la sua opera cinematografica di Genere, che nei generi trova la propria vena creativa, la propria forza espressiva.

Questa trilogia costituita, appunto, da "Orgasmo" (7 Febbraio 1969), "Così Dolce Così Perversa" (31 Ottobre 1969), "Paranoia" (15 Febbraio 1970) mette a punto ed organizza quella che diverrà la strada Lenziana al Giallo. Il Giallo, il Thriller in Lenzi, sopratutto nel 1969-70 è cosa ben diversa dal Thriller di un Dario Argento (il quale esordirà proprio nel 1970): un Giallo, quello di Lenzi, che guarda più a tutta una tendenza del Cinema Francese, a cominciare proprio dal Cinema di Chabrol (come ho spiegato nel mio precedente articolo) e a certo Clouzot, e penso soprattutto a "I Diabolici" del 1955.

Lenzi con questa trilogia prosegue un DISCORSO ANTI-BORGHESE, DAL SAPORE POP, io credo che questa sia una sua caratteristica fondamentale. E questa tendenza è sicuramente più marcata in un film come "Orgasmo" (i tre film sono accomunati dalla presenza della stessa attrice nel ruolo di protagonista, l'Americana Carroll Baker)dove gli abusi psicologici che la protagonista subisce dai due giovani (all'interno di un intrigo per ucciderla e impossessarsi dell' eredità) sono virati in senso Pop-Psichedelico, Lenzi sperimenta il SENSO DELLE IMMAGINI, DELLA DIMENSIONE VISIVA.

Lo stesso intrigo (narrativo e psicologico) è atto ad esaltare il senso anti-borghese che percorre l'intero film: la rappresentazione della borghesia è spietata, come una classe sociale avida, cinica, materialista e crudele. In questo stesso film, fra le altre cose, Lenzi introduce il tema dell'erotismo: pruriginoso, vagamente morboso e vizioso, del tutto interno ad un mondo ad una realtà "corrotta". E' come se attraverso la descrizione di quel tipo di erotismo, il regista volesse evidenziare meglio il vuoto, la noia, l'approccio STRUMENTALE ALL'ALTRO.

E tendo a sottolineare che "Orgasmo" non è solo un film sulla sopraffazione mentale, ma anche un film dal vago sapore Pop-Psichedelico, con quelle immagini caleidoscopiche, che sembrano voler deformare la realtà, e porre un interrogativo sullo stesso statuto dell'Immagine Cinematografica.

In "Così Dolce Così Perversa", si può dire che Lenzi prosegue il suo discorso anti-borghese, in questo film la vena Pop si fa meno spiccata, così come la propensione a sperimentare, a manipolare l'Immagine, è come se al regista interessasse di più la stessa COSTRUZIONE DELL'INTRIGO COME DESCRIZIONE ANALITICA DI UNA REALTA' UMANA E SOCIALE.

La stessa costruzione dell'intrigo, in questo secondo capitolo della trilogia si fa analisi critica e riflessiva sulla realtà borghese.

Vi sono infatti questi CONCETTI FONDAMENTALI nella realizzazione della Trilogia: resa Pop delle immagini, costruzione dell'intrigo, erotismo.

Mentre invece nell'ultimo capitolo della Trilogia, vale a dire in "Paranoia" è come se Lenzi avesse voluto evidenziare maggiormente il GLAMOUR SCINTILLANTE DEGLI AMBIENTI BORGHESI, proprio per mostrarne la DIMENSIONE DI SUPERFICIE, INGANNEVOLE E DISTORTA.

In questo film, poi, la stessa rappresentazione dell'ambiguità di tutto un mondo viene enfatizzata maggiormente, proprio come a voler SMATERIALIZZARE E RENDERE SFUGGENTE IL PROPRIO DISCORSO ANTI-BORGHESE (CHE RIMANE). Resta, però è reso più angoscioso e problematico in questa incapacità di rappresentare con nettezza personaggi, ambiente ed eventi.

Con questo capitolo di chiusura della Trilogia Lenzi enfatizza di nuovo la tendenza Pop già mostrata nel primo film. Bisogna guardare ai tre film davvero come ad una sorta di trittico legati da loro da tutta una serie di temi, di cadenze, che spariscono e ritornano, in modalità variabili.

E come ho scritto, sono tre film legati fortemente da un denominatore comune.

Come accade spesso, una critica miope ed ottusa non seppe vedere e cogliere tutti i motivi di interesse della Trilogia Lenziana, fermandosi solo agli aspetti di superficie,

Eppure con questi tre film, Lenzi porta avanti un discorso personalissimo sulle strutture del cosiddetto Giallo, e non è poco.








Comments


bottom of page