LA SIGNORA DI TUTTI (1934)
2 Dicembre 2022
Francesco De Maria
Max Ophuls (1902-1957) è stato il grande "regista errante" della Storia del Cinema, autore grandioso che si è confrontato con il sistema produttivo hollywoodiano e di svariati paesi europei.
Vero e proprio cosmopolita cinematografico, nacque nella Saar da famiglia ebrea e scelse come sua città di adozione (culturale, spirituale) Vienna già capitale dell'impero Asburgico.
Ed il cinema di Ophuls presenta costanti richiami alla cultura e letteratura mitteleuropea.
"La Signora di Tutti" costituisce un caso a sè: presentato in anteprima al festival di Venezia il 15 Agosto 1934 è opera prodotta e girata in Italia, in lingua italiana e con attori italiani (Memo Benassi, Isa Miranda).
Il cinema di Ophuls in qualche modo può essere ascritto al melodramma: ma i suoi film sono melodrammi "sui generis", Ophuls non appiattisce mai i suoi film su quelle che potrei definire "regole di un genere", ma personalizza fortemente quegli stilemi: il modo di girare di Ophuls era davvero unico e singolare (basti pensare a quei labirintici movimenti di macchina, così amati ed emulati da un regista come Stanley Kubrick, ad esempio).
"La Signora di Tutti" è sicuramente un melodramma: un ritratto di una figura di attrice, girato in flashback (atti a mostrare il suo passato, e di come questo compenetri il presente), dei suoi amori sfortunati ed infelici che la porterà al suicidio.
La signora di tutti, appunto: perchè si innamorano di lei moltissimi uomini e perchè sulla protagonista sembra riflettersi il RACCONTO MASCHILE ED IL DESIDERIO MASCHILE.
Isa Miranda, nel film, in qualche modo si narra, sì, ma viene anche narrata dagli altri nel senso di sentita, percepita, vissuta soggettivamente.
Anche in questo film Ophuls presenta il suo stile di ripresa fluido, dinamico: come a voler creare una sorta di MUSICA VISIVA; in più quei movimenti di macchina quasi inarrestabili sono atti a SCANDAGLIARE IL PASSATO, A RIPORTARE IL PASSATO NEL PRESENTE A VISUALIZZARE IL TEMPO.
Lo stesso impiego così marcato del Flashback (nel 1934, appunto) fa risaltare la forte originalità del film, flashback non solo impiegati in senso, per così dire "strumentale" (mostrare quello che è successo prima) ma modelli visualizzatori della dimensione temporale. Falde di passato che si incuneano nel presente, per dirla con Gilles Deleuze.
Poi, certo, il film presenta al suo interno anche momenti più tipicamente melodrammatici: una recitazione enfatica, (che oggi può sembrare datata) ma efficace e pertinente, atta com'è a far risaltare il carattere sentimentale (non sentimentalistico, si badi bene) della vicenda narrata e rappresentata. "La Signora di Tutti" è anche un film sulle emozioni, sui sentimenti.
Assolutamente non scontato è l'aspetto critico del film: di come una donna venga trasformata (dai produttori, dalla società dello spettacolo) in star, inarrivabile, irraggiungibile, e di come così diventi oggetto di desiderio maschile. Film sulla precarietà e sostanziale inconsistenza del successo.
Il corpo, l'immagine della protagonista si lasciano plasmare, trasformare per farsi simulacro: l'uso del flashback, lo stile visivo, la TEMPORALIZZAZIONE DELLA VICENDA, tutti questi elementi è come se volessero ripristinare una condizione più giusta, un rendere giustizia alla protagonista, al suo passato, alla sua vita, ai suoi dolori, dietro ed oltre il simulacro.
Il carattere melodrammatico (ma anche l'ascendenza mitteleuropea e Viennese) si nota proprio nel carattere mortuario del film, l'intera esistenza (dolorosa sotto il profilo sentimentale, ad esempio, della protagonista) è già nel segno della Morte, come presenza incombente, come fattore significante all'interno del film.
Film su un rapporto dialettico Persona/Simulacro, film sulla società dello spettacolo, sulla costruzione mediatica; melodramma sentimentale e mortuario, film fortemente innovativo e sperimentale per lo stesso uso del Flashback.
Flashback, i quali, come è stato giustamente notato non solo come ho scritto sopra sembrano compenetrare passato e presente, ma si contaminano anche fra di loro, creando così un atmosfera sospesa e vagamente onirica.
La grande forza del film risiede anche in questo aspetto: la rappresentazione problematica e complessa del Tempo.
Tutti questi elementi rendono "La Signora di Tutti" un film non solo anomalo all'interno del panorama del cinema Italiano di metà anni Trenta, ma anche un film coraggioso nel suo carattere ardito, innovativo, quasi sperimentale e di avanguardia pur muovendosi all'interno dello spazio melodrammatico.
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