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LA SCALA A CHIOCCIOLA (1946)

22 Luglio 2024


Francesco De Maria




Ritorno al cinema di Robert Siodmak (1900-1973) anche in questo mio nuovo articolo, trattando del film "La Scala a Chiocciola", uscito il 20 Gennaio 1946. Trattasi di un autentico film-snodo, opera-crocevia, che si pone a cavallo fra una tendenza ed un genere.

Perchè nessun film, meglio di questo, a mio avviso, emblematizza il Film Noir declinato in senso orrorifico: siamo alle prese con un'opera altamente disturbante, che solleva interrogativi angoscianti, visivamente potente.

La trama è semplice: in una vecchia casa colonica del New England, intorno al 1906 lavora come domestica una giovane donna muta, la quale è presa di mira da un serial killer che ha già compiuto vari omicidi, tutti ai danni di donne che presentano un qualche tipo di disabilità.

Film che si concentra nell'arco di una sola giornata, sistematizzando e meglio organizzando molte delle coordinate visive del Film Noir, però, ripeto declinandolo in un senso orrorifico; il film alla sua uscita fu molto apprezzato dalla critica, la quale ne seppe vedere gli aspetti magistrali sia di costruzione della suspense, sia di taglio visivo e di resa atmosferica.

"La Scala a Chiocciola" viene citato addirittura come progenitore del Film Slasher, in ogni caso è uno de primi film a rappresentare in maniera incisiva la psiche di un serial killer, uno dei primi film su un serial killer, ma non solo: le motivazioni (ovviamente folli e deviate) del maniaco sembrano presagire incubi storici ancora di là da venire rispetto all'ambientazione temporale del film (il 1906, appunto) e di stretta attualità nel 1946, all'uscita del film.

Il serial killer, infatti, si accanisce contro persone con disabilità: in una sorta di delirio "purista" ed "eugenetico" vorrebbe sopprimere tutti quelli che nella sua psiche contorta sono deboli, malriusciti.

Un comportamento non solo omicida, ma anche intrinsecamente fanatico e totalitario: è come se Siodmak avesse voluto DA ESULE EBREO CONFRONTARSI CON GLI ORRORI DELLA STORIA, MOSTRANDONE LA DIMENSIONE DI INCUBO E TUTTO QUESTO ALL'INTERNO DI UN FILM NOIR, ATTRAVERSATO DA OMBRE E DA PULSIONI OSCURE.

La dimensione della Storia viene immessa nel film, fatta dialogare con una storia privata (familiare, giacchè la risoluzione del mistero risiede proprio nella grande magione di campagna), la storia richiama la Storia: il Noir dialoga con l'Horror. E' presente ne "La Scala a Chiocciola" un duplice dialogo: contenutistico e formale, appunto.

Perchè lo stesso immaginario Horror è ben presente ne film, come è stato evidenziato da più parti il Gotico gioca un ruolo fondamentale in quelle che sono le coordinate visive ed atmosferiche del film: la stessa grande casa isolata forte del suo stile architettonico Vittoriano richiama proprio quell'immaginario, ma non solo: la casa si fa SPAZIO PSICHICO CONTORTO E DEVIATO, MATERIALIZZAZIONE DELL'INCUBO.

Sono presenti, poi, disseminati nel film richiami insistenti allo stesso Cinema Muto, probabilmente visto come primigenia fonte visiva del Cinema, parallelizzando, per così dire il Cinema Muto al mutismo della protagonista.

Teniamo poi presente che lo stile visivo del film è simile, per alcuni versi, ai film prodotti da Val Lewton dei quali ho trattato, se solo pensiamo che il direttore della fotografia è lo stesso, vale a a dire Nicholas Musuraca, e in questo stesso film assume una rilevanza particolare l'aspetto visivo: il Chiaroscuro, i contrasti luministici, le ombre, le angolazioni di ripresa anomale e distorte, ovviamente le radici del film risalgono al Cinema Espressionista Tedesco.

Nel film sono presenti anche deformazioni ottiche (le quali sono manifestazioni della percezione soggettiva ed alterata dell'assassino): ad esempio la ragazza muta viene rappresentata, in alcune scene in soggettiva con una sorta di fascia sulla bocca: è la rappresentazione delirante di come il maniaco "vede" il mutismo.

Come ho scritto sopra la casa si fa spazio psichico, luogo mentale (e non solo mentale) dell'orrore, e io non credo che sia un caso che lo stesso Robert Siodmak ebbe a dichiarare in una intervista che con "La Scala a Chiocciola" riteneva di aver realizzato un film surrealista: effettivamente in quello spazio psichico rappresentato dalla casa si svelano pulsioni inconfessate ed inconfesabili, le quali si dispiegano in un modo crudele e sanguinario.

Io considero questo film uno dei conseguimenti più alti da parte di Siodmak, ed un punto fermo all'interno del panorama del Film Noir.



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