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L'UOMO IN PIU' (2001)

11Dicembre2023


Francesco De Maria



"L'Uomo in Più", uscito il 1 Settembre 2001 è il film di esordio di Paolo Sorrentino (1970), uno dei registi più importanti del cinema italiano contemporaneo.

Un esordio (nel lungometraggio, perchè c'erano già stati alcuni cortometraggi) che annuncia l'arrivo nel panorama cinematografico italiano di opere eccentriche, anomale, originali, e tutto questo lo si nota già fortemente nel suo primo film, che narra le vicende parallele (parallele, ma che quasi si incontrano) di due personaggi dallo stesso nome e cognome (Tony ed Antonio Pisapia)intepretati da Toni Servillo ed Andrea Renzi: il primo un cantante egocentrico, arrogante e sicuro di sè, il secondo un timido calciatore, ai limiti della depressione.

Non solo un film su due vite parallele (ma legate indissolubilmente ed in modo profondo l'una all'altra) ma anche film su sogni infranti.

Sullo sfondo la Napoli degli anni Ottanta: città caotica, tentacolare, ma rappresentata in maniera del tutto anti-folkloristica, cercando di evitare il più possibile luoghi comuni e stereotipi (e comunque teniamo presente che Paolo Sorrentino è napoletano, e conosce bene la città).

Ecco, già questo è un aspetto interessante del film, il quale si allinea a tutta una tendenza del cinema Italiano dei nuovi registi (esordienti perlopiù negli anni Zero) i quali FANNO IRROMPRE IL REALE NEL CINEMA, RI-CREANDOLO E TRASFORMANDOLO.

Anche perchè, come affermo sempre, la nozione di "realtà" è assai problematica ed ambigua, soprattutto se legata alle arti ed alla creazione artistica (anche o forse soprattutto nello stesso Cinema).

Siamo alle prese con un film già maturo, in buona parte risolto che ci offre non solo uno spaccato antropologico e sociale della Napoli degli anni Ottanta, ma anche una riflessione di tipo esistenziale sull'uomo alle prese con il proprio destino e con il proprio sentire.

Secondo me l'omonimia fra i due personaggi principali del film è atta ad enfatizzare ancora di più la SOLITUDINE PARALLELA, LA SOLITUDINE DELLE LORO ESISTENZE, DELLE LORO SCELTE.

Si chiamano allo stesso modo, ma non si conoscono, non si conosceranno mai, le loro vite si sfioreranno e basta.

Ma al contempo vi è questo filo che li lega, che rende le loro vite PARALLELE IN UNA DIMENSIONE PROFONDA, il film concettualizza questo parallelismo, segnato dalla solitudine, dal fallimento, ed i due personaggi sfioreranno le loro esistenze solo attraverso un casuale e fugacissimo incontro, suggellato da un breve ma significativo sguardo reciproco.

Due uomni inseriti all'interno di una logica di marketing: Andrea Renzi all'interno del mondo calcistico, Toni Servillo del mondo musicale della canzone partenopea. Due uomini su un palcoscenico (simbolico), mi verrebbe da dire.

Alle prese con un pubblico: quindi con il successo ed il fallimento.

Altro elemento importante del film, assolutamente da non sottovalutare è l'uso già magistrale delle cinepresa: un uso dinamico, quasi impazzito, altamente creativo, una cinepresa che si fa "sentire" e "vedere", che si mette in mostra, co-protagonista del film, di più: creatrice del film.

Film dunque non come riproduzione meccanica della realtà, ma come ri-creazione della realtà, in una parola: Cinema.

Questa rivendicazione di "cinematograficità" è un tratto tipico non solo de "L'Uomo in Più", ma di tutto il cinema di Paolo Sorrentino.

Siamo anche di fronte, come si sarà capito, ad un film pessimista: non solo film su due solitudini, non solo film sul fallimento, ma anche film sul riscatto mancato. entrambi i personaggi tenteranno di risalire la china, ma invano.

I due personaggi sono opposti e complementari, quasi a voler rappresentare l'uno il "Doppio" dell'altro, magari la dimensione psichica rimossa, ed entrambi sono in una certa misura "maschere" perchè uomini parti di un ingranaggio commerciale e spettacolare.

Ma la forza del film risiede anche in questo: nell'ANDARE AL DI LA', nel mostrare il dramma umano ed esistenziale dietro la maschera, ma non solo: attraverso questo suggerire un discorso antropologico, sociale sulla situazione italiana degli anni Ottanta, sugli anni Ottanta come decennio dell'artificiale, del falso, della menzogna.

Per tutti questi motivi "L'Uomo in Più" è gia un film articolato, complesso, composito, un esordio folgorante che già mostra la maturità di uno dei più emblematici registi del cinema Italiano degli anni Duemila.



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