L'UOMO CON LA MACCHINA DA PRESA (1929)
1 Aprile 2024
Francesco De Maria
Il Cinema Sovietico, a maggior ragione quello del periodo muto non è monolitico ed uniforme, ma fin da subito si divise secondo svariati rivoli creativi, poetici,formali, stilistici, di contenuto.
Non torreggiano quindi solo i vari Ejzenstejn, Pudovkin (ed in posizione più defilata Dovzenko) ma anche un autore come Dziga Vertov (1896-1954) creatore di un Cinema del tutto difforme rispetto, ad esempio, agli orientamenti (pur reciprocamente diversi) di Ejzenstejn e Pudovkin.
Mentre questi ultimi due differenziavano molto la loro opera in base agli stessi assunti teorici sul Montaggio; infatti il Cinema di Ejzenstejn e Pudovkin si differenziano molto anche per una concezione ed una prassi del Montaggio completamente diversi, Vertov si differenzia da tutti gli altri per un rifiuto coerente e rigoroso della dimensione narrativa.
Autore cinematografico che come tutti gli altri fu un convinto sostenitore della rivoluzione di Ottobre (e del potere che ne scaturì) realizzò soprattutto opere di propaganda, ma trattasi di film propagandistici "sui generis": non di propaganda sfacciata, rozza, ma di propaganda intesa come sostegno incondizionata atta a convincere le masse della giustezza e della bontà del processo rivoluzionario. Propaganda Artistica": in "buona fede" ed "idealistica", si potrebbe dire.
Anzi, a dirla tutta Dziga Vertov fu visto come un autore scomodo dallo stesso potere Sovietico, proprio perchè come mostrato nel suo film-manifesto del movimento Kinoglaz tendeva ad un Cinema di PRESA DIRETTA SULLA REALTA' (ed insieme fortemente organizzato, strutturato secondo una precisa poetica), e questo non andava bene al potere, il quale richiedeva film facili di facile ed immediata propaganda, dove anzi la realtà ripresa viene abbellita ed edulcorata.
Ad ogni modo Dziga Vertov fu acerrimo nemico del Cinema di finzione (ma anche di Letteratura e Teatro), narrativo, visto perlopiù come uno spettacolo atto ad ottundere il senso critico delle masse, come forma di fuga dalla realtà, come oppio dei popoli, e su queste basi nacque una violenta controversia con Ejzenstejn, sostenitore del Cinema di finzione.
Ecco, "L'Uomo con la Macchina da Presa", uscito l'8 Gennaio 1929 può davvero essere considerato il suo capolavoro, dal momento che in questo film il regista riesce, nel migliore dei modi, a mettere a punto, a sistematizzare ed organizzare tutte le sue coordinate teoriche, di visione del Cinema e del mondo.
Il film, come è lecito attendersi, dunque, non presenta una vera e propria trama, rappresentando una giornata intera di un cineoperatore che riprende scene di vita cittadina, in maniera del tutto insolita ed avanguardistica.
Si tratta di un film documentaristico anomalo, dunque; un'opera che riunifica al proprio interno documentarismo ed avanguardia, creando una sorta di unicum dirompente e deflagrante.
Siamo di fronte ad un caleidoscopio di forme cinematografiche e di stilemi che si intrecciano, si accostano, si divaricano: immagini rallentate ed accelerate, sovrimpressioni, fermi-immagine, angolazioni dell'Inquadratura distorte ed anomale, etc.
Un film dall'altissimo profilo formale e stilistico, un' OPERA FORMALISTA, SI POTREBBE BEN DIRE, E PROPRIO IN QUANTO TALE INFASTIDI' IL REGIME SOVIETICO STALINIANO.
Perchè film che problematizza comunque la realtà, il "visto", il visibile, e non solo: film che problematizza ed interroga la stessa realizzazione filmica.
Altra caratteristica (questa forse davvero unica) consiste nel fatto che lo stesso operatore del film viene ripreso: come in un gioco di specchi che si moltiplica, in effetti il FILM MOLTIPLICA I PIANI DEL REALE E DELLA RAPPRESENTAZIONE FILMICA.
Forse lo stesso operatore che viene ripreso vuole davvero suggerire una visione critica, demistificante di tutto: una messa in questione, in maniera indiretta e virtuale, dello stesso operato del regista, come in una sorta di "straniamento" rispetto al compiersi ed al farsi dell'opera.
C'è da dire che il film alla sua uscita non fu assolutamente capito: lo stesso Ejzenstejn (grande regista, ma non solo, uomo dalla grande sensibilità cinematografica e dalla grande cultura) riservò parole aspre per il film, eppure in seguito "L'Uomo con la Macchina da Presa" è stato ampiamente rivalutato, molti sono riusciti a coglierne la specificità, il carattere avanguardistico radicale, l'assoluta anomalia come punto di forza.
Proprio perchè, infine, se ne sono ravvisate le caratteristiche salienti di opera che RIMODELLA E RIACCOSTA I PIANI DEL REALE, RESTITUENDOLI TRASFORMATI E MANTENENDONE AL CONTEMPO IL CARATTERE PIU' PROFONDO E RIPOSTO.
A "L'Uomo con la Macchina da Presa" spetta un posto di assoluto rilievo all'interno della Storia del Cinema.
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