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L'ULULATO (1981)

  • Francesco De Maria
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

2 Giugno 2025


Francesco De Maria



Forse un regista sottovalutato Joe Dante (1946) che pure ha al suo attivo diversi film (soprattutto ascrivibili al genere Horror) interessanti e degni di nota, soprattutto del periodo compreso fra la fine degli anni Settanta ed i primi anni Ottanta, forse alla metà di quel decennio si apre una nuova fase con "Gremlins" film che risente (sia per motivi produttivi che per aspetti creativi ed estetici) dell'influsso di Steven Spielberg, dello Spielberg più legato ad una sorta di "Fantastico Fiabesco", però; ma il caso Joe Dante è un caso anomalo, irregolare: come è stato bene evidenziato da più parti il suo Cinema incorpora in sè e ripropone con forza stilemi cartoonistici, mescolati agli orientamenti più tipici (ma rifiltrati dal Nostro) di tutta una tradizion e di Cinema indipendente e di serie B degli anni Cinquanta e Sessanta (e quindi come non pensare a Roger Corman, il quale non a caso fu un nome tutelare per il giovane Joe Dante e produttore dei suoi primi film), con un radicalismo controculturale anni Sessanta (gli anni della sua giovinezza, non a caso).

Molto del cinema di Joe Dante sembra muoversi sempre fra questa polarità fra cinema più mainstream e cinema a basso costo, indipendente (ed in questo senso come tacere della sua colaborazione con John Sayles).

Uno dei suoi film più significativi, forse il suo film più emblematico (diciamo insieme a "Gremlins" e perchè no, anche a "Piranha" che forse suggella la prima fase della carriera registica di Joe Dante) è proprio questo "L'Ululato", presentato in anteprima all'Avoriaz Film Festival il 14 Gennaio 1981.

I primi anni Ottanta sono stati fondamentali nell'Horror e anche nella rinascita del sottogenere legato alla licantropia, infatti altro film notevolissimo uscito nel 1981, altro Horror sui lupi mannari fu quello di John Landis, "Un Lupo Mannaro Americano a Londra" del quale ho trattato, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2016/12/12/UN-LUPO-MANNARO-AMERICANO-A-LONDRA-1981 ma lo stesso film di Joe Dante contribuisce nel creare un nuovo discorso cinematografico su questa sotto-categoria Horror.

Film che vede protagonista una giornalista (lei è Dee Wallace, volto piuttosto noto di tutta una tradizione Horror Americana di fine Settanta e primi Ottanta, basti pensare che è presente in un ruolo importante ne "Le Colline Hanno gli Occhi" di Wes Craven, del 1977) che fa da esca nella cattura di un serial killer (il quale si scoprirà successivamente essere un licantropo), a causa del forte stress decide di trascorrere una sorta di vacanza-ricovero in un resort isolato, il quale, come si capirà piano piano è minacciato da una nutrita schiera di licantropi.

La peculiarità de "L'Ululato" risiede nella mistura inedita e bizzarra di aspetti orrorifici (ovviamente prevalenti) e aspetti umoristici, quasi da commedia nera, questa carratteristica la condivide con l'altro film sulla licantropia del 1981, "Un Lupo Mannaro Americano a Londra", anche se i due film rimangono comunque molto diversi.

Rispetto al film di Landis "L'Ululato" presenta molto meno aspetti legati al "Body Horror", alla drammatica trasformazione fisica, anche perchè ci troviamo di fronte piuttosto ad un "film di mostri" (vi è una lunga tradizione al riguardo nel Cinema Americano) sottogenere che da Joe Dante viene reintepretato, rimodulato e riproposto.

I licantropi nel film si fanno simboli evidenti di una energia sessuale primitiva: archetipi orrorifici di istinti ancestrali, tutto questo si intreccia, nel film, indistricabilmente con una visione altrttanto orrorifica (certo in maniera non evidente, sottile, indiretta) della manipolazione mass-mediatica.

I mass media non solo cavalcano l'orrore, sensazionalizzandolo, ma in qualche modo ed in una certa misura concorrono a crearlo.

Le radici cinematografiche ed estetiche de "L'Ululato" sono da rintracciare nella tradizione del cinema dei Mostri della Universal, così come vi sono nel film (come è stato notato da più parti) rimandi continui ad un classico come "L'Uomo Lupo", del 1941.

Solo che io, farei slittare il discorso orrorifico del film: dal territorio scontato dei licantropi (i quali, pur rappresentando il nemico, nella loro energia primitiva rappresentano anche qualcosa di "eversivo", questo è un aspetto da tenere presente) al territorio meno scontato dei mass media e della televisione.

In questo aspetto vi è la cifra più profonda, critica, eversiva, controculturale del film, che lo rende iopera viva, vibrante, attuale.


 
 
 

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