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L'UCCELLO DALLA PIUME DI CRISTALLO (1970)

13 Gennaio 2025


Francesco De Maria



L'intera storia del Cinema è attraversata da esordi folgoranti, dall'alto valore simbolico, i quali anche se con modalità e caratteristiche diverse fungono da volano per tutto un movimento ed un orientamento a venire, e penso, ad esempio all'esordio di Orson Welles con "Citizen Kane" (1941) a Luchino Visconti con "Ossessione" (1943) a Marco Bellocchuo con "I Pugni in Tasca" e per l'appunto a Dario Argento (1940) con questo "L'Uccello dalle Piume di Cristallo" uscito il 27 Febbraio 1970.

C'è da dire che questo film fa sia da apripista per tutto un Cinema a venire (il cosiddetto Thriller all'Italiana che furoreggia nei primi anni Settanta) ma è esso stesso quasi il frutto di una produzione antecedente di diversi anni vale a dire i due Thriller di Mario Bava del 1963 e 1964, vale a dire "La Ragazza che Sapeva Troppo" e soprattutto "Sei Donne per l'Assassino".

Il film ha la struttura del Giallo (una serie di misteriosi omicidi, un mistero da risolvere) ma le novità sono molteplici: chi indaga, non ufficialmente, è il protagonista, un giovane scrittore Americano che vive in Italia (interpretato da Tony Musante). Questo è un primo tratto tipico di molto Cinema Argentiano, soprattutto degli anni Settanta (pensiamo anche a "Profondo Rosso" per tacere di altri). Le forze dell'ordine passano del tutto in secondo piano.

Poi, tale struttura "gialla" è già contaminata da elementi non strettamente orrorifici (diciamo che questo aspetto si svilupperà pienamente con "Profondo Rosso" il quale è una sorta di film-cerniera fra il Thriller genere al quale comunque risponde e l'Horror che si imporrà poi con "Suspiria") ma comunque fortemente perturbanti ed inquietanti (le stesse modalità omicidiarie, le scenografie, la musica, il dipinto naif).

Intanto la dinamica degli omicidi si struttura già in quella SORTA DI RITUALIZZAZIONE SADICA E SPAVENTOSA, la stessa sagoma dell'assassino viene ripresa non sempre in Soggettiva come accadrà in tutti i film successivi ma in Inquadrature Oggettive, mostrando così il forte legame che intercorre fra questo film di esordio di Dario Argento e "Sei Donne per l'Assassino". In questi due film l'assassino, durante gli omicidi, viene perlopiù MOSTRATO, INQUADRATO (ma questo avviene molto di più nel film di Mario Bava). E si tratta già di una figura vestita di nero, con i guanti di pelle, etc, vero emissario di morte.

Ma non solo: anche figura umana gravemente traumatizzata, nerissima e crudele.

Le stesse scenografie già concorrono a creare quell'atmosfera fortemente inquietante ad essere contenitori di SPAZI DELIMITATI, CLAUSTROFOBICI CHE SI FANNO QUASI SPAZI PSICHICI DI ORRORE E MORTE, e penso soprattutto a certi interni di appartamento, alle strane sculture nella galleria d'arte, alla lunga scalinata, all'ascensore, al corridoio con il dipinto, etc.

La stessa musica (di Ennio Morricone, il quale compone la musica per i primi due film di dario Argento, torneranno a collaborare, poi, solo molti anni dopo, con "La Sindrome di Stendhal", del 1995) è fortemente evocativa: dissonante, quasi "rumoristica" talvolta, ai limiti dell'avanguardia.

Mi viene da definire la musica del film SCONNESSA, FRAMMENTATA, manifestazione sonora della realtà oscura, enigmatica, rappresentata nel film.

Ma "L'Uccello dalle Piume di Cristallo" è già opera matura di un giovane regista cinefilo, il quale mostrava una notevole padronanza stilistica, formale, ma non solo, anche una capacità di mettere a frutto tutta una lezione cinematografica del passato (ed in questo senso insisto sul nome di Mario Bava e sul suo "Sei Donne per l'Assassino", ma attraverso questo film anche alla tradizione del Krimi Tedesco (film gialli realizzati nel corso degli anni Sessanta) evidente anche in un certo impiego del colore, in un certo stile di Fotografia.

Teniamo poi presente che il film è una co-produzione fra Italia e l'allora Germania Ovest.

Come è stato spesso evidenziato già in questo film, poi (ma i rimandi saranno evidentissimi con "Profondo Rosso") vi sono dei rimandi al Cinema di Michelangelo Antonioni: poichè sottesa alla dimensione inquietante e "paurosa" vi è un'angoscia quasi esistenziale, vi è poi un insistenza sugli spazi vuoti, ma non solo: anche un attenzione riposta alla dimensione architettonica, alle forme, ai contorni. Tutti aspetti che rimandano al Cinema del maestro Ferrarese, ma non solo: tutti elementi, fra gli altri, che mostrano la sorprendente maturità di un giovane regista esordiente, il quale contribuirà, e non poco, a creare una nuova tendenza del Cinema Thriller ed Horror in Italia.





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