L' INFANZIA DI IVAN (1962)
2 Ottobre 2020
"L'Infanzia di Ivan", uscito il 6 Aprile 1962 è il film di esordio di Andrej Tarkovskij (1932-1986) del quale ho già avuto modo di parlare in questo mio Blog, nella fattispecie del suo film "Lo Specchio", qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2020/04/01/LO-SPECCHIO-1975. Invece "L'Infanzia di Ivan" costituisce l'esordio, piuttosto dirompente, del grande regista russo-sovietico.
Film sull'infanzia e sulla guerra: sulla guerra vista dagli occhi di un bambino: il giovanissimo Ivan, rimasto orfano dopo l'invasione nazista dell'Unione Sovietica diventa informatore prima dell'esercito irregolare partigiano poi dell'esercito regolare. Egli finirà impiccato.
"L'Infanzia di Ivan" fu il film di maggior successo di pubblico di Tarkovskij. Tengo a precisare che questo film è opera di posizione eccentrica all'interno del panorama del Cinema Sovietico dei primi anni Sessanta non si può situare all'interno del filone cinematografico resistenziale, e non può essere considerato nemmeno un "normale" film bellico.
In questo caso le falde temporali del passato e del presente (per dirla con Deleuze) si compenetrano, la stessa realtà si intreccia in modo indistricabile dalla fantasia e dai sogni ad occhi aperti di Ivan.
Questo è un aspetto molto importante del film, e che lo fece apparire "eccentrico" bizzarro ed irregolare rispetto a quelli che erano i canoni del Cinema Sovietico di allora. La stessa nozione di "realismo" venne messa in discussione in maniera piuttosto radicale da questo film.
Anche "L'Infanzia di Ivan" si può considerare un film che si struttura, in una certa misura ed in un certo modo inter-cinematograficamente, per così dire, dal momento che sono stati evidenziati da più parti rimandi (sopratutto sotto il profilo figurativo" al Cinema Espressionista Tedesco.
Tengo a precisare che, al contempo, il film pur nella sua irregolarità tende d'altro canto a situarsi "comodamente" per così dire all'interno del Cinema del Disgelo, sorto proprio alla fine degli anni Cinquanta con un film bellissimo quale "Quando Volano le Cicogne" di Michail Kalatozov, del 1957.
Ad ogni modo lo stesso Tarkovskij racconta che vi furono molte proteste da parte della produzione cinematografica proprio per quelle variazioni, per quella FLUIDITA' E "VAGHEZZA", QUELLA LIBERTA' NELL'ACCOSTARE I PIANI TEMPORALI, E NON SOLO TEMPORALI, MA ANCHE DI REALTA' E SOGNO.
Questa compenetrazione di piani diversi è prodotto anche del carattere distruttivo della guerra, i piani si compenetrano dal momento che la stessa realtà è una realtà allucinata.
Certo, poi c'è tutto il discorso della fantasia, del sogno come fuga da parte di un bambino, ma fuga, a ben vedere da una realtà insopportabile ed invivibile.
Niente trionfalismi, dunque, tutt'altro. D'altronde Tarkovskij era un regista troppo "personale", orgoglioso e mai riconciliato vuoi con un sistema produttivo, vuoi con i dettami culturali imperanti.
Ed ecco che arriviamo quindi proprio alla caratteristica del film quello di essere un film anti-retorico, in questo film non esiste l'eroismo, almeno il facile eroismo. Attraverso questo aspetto passa tutto un discorso problematizzante sulla realtà, ma non solo sulla realtà, anche sulle varie strutture sociali umane.
Lo stesso altissimo profilo visivo, le scene non parlate, i raccordi misteriosi e non "realistici" avvicinano "L'Infanzia di Ivan" alla grande tradizione del Cinema Muto Sovietico degli anni Venti Ad esempio, è stato rilevato da qualche parte (e secondo me in modo molto interessante) il debito che questo film intrattiene non tanto genericamente con la grande tradizione del Cinema Muto Sovietico, quanto piuttosto, più precisamente il cinema di Dovzenko e di altri registi ucraini degli anni Venti.
Dovzenko era un grande visionario ed è stato sicuramente uno dei più grandi registi sovietici (e non solo sovietici) di tutti i tempi, come ho cercato di dimostrare, tra l'altro proprio in un mio articolo su uno dei suoi film più importanti: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2016/06/01/LA-TERRA-1930-1.
Tutti i passaggi così misteriosi ed onirici di "L'Infanzia di Ivan", l'attenzione rivolta a ciò che TRASCENDE IL DATO REALE, mettiamola in questo modo, potrebbero benissimo essere debitori del cinema di Dovzenlo (tra l'altro lo stesso Tarkovskij riconobbe più volte il cinema di Dovzenko come propria fonte di ispirazione).
E davvero in un certo senso siamo alle prese con un film onirico, se solo pensiamo che il film si apre e si chiude all'insegna della dimensione onirica.
Proprio in tale ambiguità, inafferabilità ed evanescenza risiede il carattere critico e dirompente di questo film.
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