IL TESTIMONE (1978)
- Francesco De Maria
- 2 mag
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2 Maggio 2025
Francesco De Maria

Ci sono film che apparentemente, dopo una veloce scorsa mentale alla filmografia degli attori apparentemente stridono, vuoi per il tono, vuoi per l'atmosfera, e che se guardati più attentamente svelano caratteristiche invece del tutto intonate a quella filmografia, perchè non solo i registi (ovviamente) ma anche gli attori (anche se in proporzioni assai minori, io credo) possono mostrare una filmografia "coerente": ed è questo il caso di Alberto Sordi e del film "Il Testimone", uscito il 20 Settembre 1978, realizzato dal regista Jean Pierre Mocky (1929-2019).
Co-produzione Franco-Italiana (infatti in buona parte girato in Francia, ed ambientato a Reims) con co-protagonista Philippe Noiret, film dal doppio finale, tra l'altro: nella versione Francese (sicuramente quella più vera ed autentica, manca del tutto il lieto fine), ad ogni modo film bizzarro, difforme, irregolare, sporco.
Alberto Sordi interpreta il ruolo di Antonio Berti, un pittore italiano il quale viene invitato in Francia dall'amico Robert Maurisson (Philippe Noiret) che ha sposato uaa donna appartenente all'alta borghesia di Reims per effettuare un restauro di alcuni dipinti all'interno della cattedrale, il protagonista si troverà suo malgrado ad essere testimone di un delitto a sfondo pedofilo (ed egli crede, fondatamente, di avere visto proprio l'amico) ed accusato poi, lui stesso di essere il colpevole, finendo così alla ghigliottina, la moglie dell'amico, per evitare lo scandalo metterà tutto a tacere, evitando così di farlo scagionare.
Jean Pierre Mocky si allinea, in qualche modo, a tutta una linea anti-borghese del Cinema Francese (ed in questo senso il primo nome che viene a mente è senz'altro quello di Claude Chabrol), Cinema che bene ha rappresentato una provincia Francese corrotta, ipocrita, viscida.
Come ho accennato sopra il film è del tutto intonato alla filmografia (o sarebbe meglio dire ad una certa filmografia dell'attore Romano), vale a dire a quella manciata (ma assai significativa) di film dell'innocente ingiustamente accusato (e ovviamente si affaccia alla mente prima di tutto il bellissimo "Detenuto in Attesa di Giudizio" di Nanni Loy, del 1971), o comunque intonato ad una vena patetica del grande attore, perchè in questo film tale patetismo viene fuori con notevole forza.
Il film parte come una commedia, si sviluppa come thriller e si chiude come dramma giudiziario dal tragico finale.
Non si può non parteggiare per il protagonista, invischiato in una vicenda dai contorni inquietanti più grandi di lui, sacrificato cinicamente e spietatamente sull'altare della rispettabilità borghese, uomo anche ingenuo il quale mantiene una propria purezza e un proprio ideale dell'amicizia.
Tutto ciò si infrange drammaticamente contro una realtà ambientale e sociale torbida, ipocrita, anche malata, per così dire: da questo discende tutto il patetismo del personaggio, tragica vittima prima dell'ipocrisia e della viziosità borghese, poi di un sistema ingiusto (finirà sulla ghigliottina, appunto).
Ma nel film è presente, a mio avviso, anche un notevole, seppure solo abbozzato, studio di ambiente: e con questo non mi riferisco solo all'ambiente sociale, del quale ho trattato sopra, ma proprio all'ambiente "reale": sno riprese con notevole incisività proprio alcuni scorrci sia di Reims, che della provincia della Francia Settentrionale più in generale, così come, elemento scenografico che mi ha sempre colpito, la villa (ormai disabitata) dell'amico, nella quale avviene il delitto, ma non solo: la fatidica notte il protagonista passerà da lì, in automobile, vedendo l'amico uscire circospetto dalla magione (il testimone, appunto, falsamente colpevole).
La stessa villa, appartata, antica, grande, trasmette qualcosa di inquietante, a maggior ragione quando la sappiamo come ricettacolo di vizio criminale, quasi complice del delitto.
In definitiva, quindi, siamo alle prese con un film il quale troppo sbrigativamente è stato classificato come Commedia: quando della commedia ha solo la rivestitura (e diciamo anche che presenta tratti da commedia, ma solo nella prima parte) quando poi, successivamente, si rivela per quello che davvero è: una sorta di thriller dai tratti inquietanti e disturbanti, un film anche sociale di accusa ad un sistema giudiziario e ad una buona società intimante marcia, un film autenticamente drammatico.
Forse Sordi nella sua gigioneria calcò la mano recitativa troppo sul versante della Commedia, ma "Il Testimone" rimane un film disturbante, ed in questo caso, proprio in tal senso, un film notevole, da riscoprire.
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