IL PADRINO (1972)
2 Febbraio 2022
Francesco De Maria
"Il Padrino" di Francis Ford Coppola (1939), uscito il 14 Marzo 1972 è opera cinematografica dallo strano destino: considerata quasi su "commissione" dallo stesso regista, meno personale, eppure uno dei suoi capolavori, un film invero molto personale ed "autoriale".
A ben vedere è proprio questo il destino delle grandi opere, talvolta. in un modo misterioso pur essendo su commissione riescono a svilupparsi come opere del tutto autonome, libere, misteriose.
Il film è ispirato all'omonimo romanzo di Mario Puzo (il quale collaborò alla stesura della sceneggiatura) ed è il primo capitolo di una trilogia, seguito dal secondo capitolo del 1974 e dal terzo del 1990.
La trama, probabilmente è nota a tutti, il film tratta del declino del vecchio boss della mafia italo-americana Vito Corleone,( interpretato da un sempre straordinario Marlon Brando), a seguito di un attentato da parte di un clan rivale e dalla ascesa del figlio Mike come boss della famiglia (interpretato da un giovane Al Pacino), freddo, spietato, razionale, che inizia la sua ascesa proprio vendicando l'attentato al padre.
Oltra alla forza visiva, allo stile, all'accuratezza formale del film , "Il Padrino" è film autoriale anche per come si sviluppa, fin dopo la sua nascita: gli scontri di Coppola con i produttori furono molteplici, ed il titanismo coppoliano si manifestò in tutta la sua forza (realizzazione in grande stile con conseguente sforamento del budget).
Il film ebbe un notevole successo sia di critica che di pubblico, ed è considerato un film seminale anche per molto cinema a venire.
Stanley Kubrick considerava questo un film un capolavoro assoluto, uno dei migliori film mai realizzati. Il fatto è che siamo alle prese con un semplice Gangster Film, quanto piuttosto con un oggetto filmico GIA' PARZIALMENTE INAFFERABILE, UN EPOS DEL CRIMINE, ANCHE UNA DISAMINA AMBIVALENTE (CRITICA, DISTACCATA, MA ANCHE PARTECIPE) DI UN'ISTITUZIONE COME LA FAMIGLIA.
Tale ambivalenza mostra bene la stessa attitudine dissociata di Coppola: uomo "ribelle" ed attento alle pulsioni libertarie (soprattutto in quella fase, anni Sessanta e Settanta) ma al contempo anche uomo che stava dentro le istituzioni, soprattutto la famiglia.
Coppola conosce bene non l'ambiente mafioso ( e questo lo differenzia dal suo grande collega Martin Scorsese, il quale da giovane crebbe in un quartiere di mafia) ma LA CULTURA, LA DIMENSIONE ANTROPOLOGICA, L'HUMUS SUL QUALE IL FENOMENO MAFIOSO CRESCE E SI SVILUPPA.
Solo che "Il Padrino" rispetto al "Padrino Parte II" di due anni dopo, è anche un film che molto deve ad una certa rappresentazione agiografica, romanzata di quell'ambiente.
Ma non bisogna pensare come qualcuno superficialmente ha fatto che questo film voglia essere una celebrazione del fenomeno mafioso, piuttosto trasfigura quel mondo, cercando di metterne in luce i possibili aspetti "romantici", ma soprattutto: mitizza quel fenomeno IMMERGENDOLO IN UNA DIMENSIONE PSICHICA ARCAICA, VIOLENTA, PITTORESCA, FATTA DI GRANDI PASSIONI DILANIANTI E DI CELEBRAZIONI RITUALI SANGUIGNE ED INTENSE (pensiamo alla scena iniziale del matrimonio) e riguardo alla dimensione psichica pensiamo a tutto l'episodio ambientato in Sicilia, dove Mike trova rifugio a seguito dell'omicidio del capitano di polizia.
Coppola vuole raffigurare LA SCATURIGINE PSICHICA ED ANTROPOLOGICA DA CUI LA FAMIGLIA CORLEONE PROVIENE.
E proprio in questo senso si è parlato talvolta de "Il Padrino" come film mito-poietico, io credo che la poiesi del mito passa proprio attraverso gli elementi che ho descritto, quindi nessuna agiografia del fenomeno mafioso.
Una certa valenza critica "Il Padrino" già la assume (ma questo aspetto verrà approfondito, e non poco, proprio nel secondo capitolo della trilogia, come vedremo) proprio nell'iniziare a mostrare gli agganci che la famiglia Corleone intesse con le istituzioni, avviando così un discorso critico sulla società americana.
Ma in questo film del 1972 tutto questo rimane sottotraccia rispetto al debordante aspetto mitologico.
Le stesse figure di mafiosi sono altamente stilizzate, sono quasi come delle "maschere" di mafiosi, non vi è una vera disamina psicologica (eccetto che per la figura di Mike, la quale verrà approfondita ulteriormente negli altri capitoli della trilogia).
Anche questo aspetto concorre all'operazione mitopoietica intrapresa da Coppola. Si è parlato spesso di ambiguità riguardo a "Il Padrino" ed è un discorso che ci può stare, se ambiguità viene intesa nel senso che ho spiegato sopra: rappresentazione distaccata ed al contempo partecipe dell'istituzione familiare,
La regia in questo film è volutamente classica, lineare, senza increspature od impennate, omaggiando l'epoca classica hollywoodiana.
Tutte queste caratteristiche rendono "Il Padrino" un film imprenscindibile, seminale, ma fondamentale anche per il proseguimento del discorso da parte dello stesso Coppola proprio nel 1974, con "Il Padrino Parte II"
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