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IL MURO DI GOMMA (1991)

  • Francesco De Maria
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

12 Dicembre 2025


Francesco De Maria


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In questo articolo ritorno al cinema di Marco Risi (1951) e nello specifico ad un film come "Il Muro di Gomma", presentato in anteprima al Festival di Venezia il 12 Settembre 1991.

Il film narra la vicenda del giornalista Rocco Ferrante (interpretato da Corso Salani, in una delle sue interpretazioni più incisive) alle prese con il mistero dell'incidente di Ustica, del 27 Giugno 1980, della sua ricerca indefessa e della sua battaglia per giungere alla verità e divulgarla, scontrandosi con connivenze, corruzione e con un impenetrabile muro di omertà ("il muro di gomma", appunto).

A causa di tutto questo egli compromette anche la relazione sentimentale con la compagna (interpretata da Eliana Miglio).

Il film si inscrive pienamente in quella tendenza del Cinema Italiano di fine anni Ottanta ed inizio anni Novanta molto felicemente definito come "Neo-Neo Realista", e a tal proposito infatti "Mery per Sempre", del 1989, sempre di Marco Risi, film del quale ho trattato in un mio precedente articolo si può considerare l'opera che da l'avvio a tale tendenza.

Perchè "Il Muro di Gomma" è pienamente un film "impegnato" che mostra tutti i crismi dell'opera cinematografica di impegno civile, con una struttura ed un andamento quasi "giornalistici".

In questo senso potrebbe rassomigliare ad alcuni film di Francesco Rosi e penso in particolare ad un film come "Il Caso Matteri", del 1972, ma certo è che questo film di Marco Risi è un'opera del tutto personale, che da il la, se vogliamo, a tutto un certo modo di fare cinema in Italia.

Il film vuole essere un resoconto ed una disamina critica di quell'oscuro evento ed un atto di accusa contro il Potere che compie nefandezze e tenta di auto-conservarsi in tutti i modi.

Ecco: Rocco Ferrante è una sorta di eroe "civile" e solitario che combatte la propria battaglia per la verità e la giustizia. Ma uno dei punti di maggior interesse del film, a mio avviso, risiede proprio nel modo con il quale la figura del giornalista viene ritratta: perchè egli, nel corso del film, si fa sempre salutarmente più "sospettoso", mette in dubbio in modo sempre più radicale quella che è la narrazione ufficiale, vivendo la propria ricerca in una manieta quasi ossessiva.

Questo è il punto: una sorta di ossessione che lo allontana dalla compagna, che lo rende solo.

Perchè Rocco Ferrante nel corso del film è sempre più solo ed isolato: ed infatti ci sono quelle Inquadrature e quei Campi che tendono sempre di più a far trasparire la sua solitudine, la sua isolatezza, la sua separatezza.

In questo senso davvero lo si potrebbe vedere come una sorta di "eroe" solitario, mosso da un insoprimmibile bisogno idealistico di verità e giustizia.

Ecco, io credo che tutta questa dimensione de "Il Muro di Gomma" sia sempre stata ingiustamente taciuta, eppure è ben presente e caratterizza fortemente il film.

Poi, certo, il film è anche un film di denuncia (intendo dire che la dimensione per così dire provata ed interiore e quella sociale si compenetrano o perlomeno si affiancano, bel corso del film) che vuole fornire un resoconto (comunque "cinematografico", ovviamente) fedele ma anche critico e riflessivo sugli eventi che seguirono all'incidente di Ustica.

L'Italia rappresentata nel film è il paese dei misteri irrisolti (cosa che effettivamente è), luogo di scontro di interessi nazionali stanieri contrapposti.

In filigrana (ma nemmeno tanto) si può ravvedere nel film non tanto un atto di accusa contro il potere quanto piuttosto contro il Potere, come sistema auto-concluso, intrinsecamente ingiusto e che bada solo alla propria cinica auto-conservazione.

In questo senso si potrebbero individuare dei punti di contatto fra questo film di Marco Risi e tutta una tradizione cinematografica Italiana che ha segnato gli anni Sessanta e Settanta (e mi vengono amente soprattutto il già menzionato caso di Francesvo Rosi ma anche Elio Petri).

Alla luce di tutto questo si può comprendere bene di come "Il Muro di Gomma" non sia solo e semplicemnete un film di denuncia (cosa che comunque è) ma anche un'opera cinematograficamente stratificata frutto di una profonda riflessione anche formale e stilistica con rimandi, talora magari inconsapevoli, spesso cifrati a tutta una grande tradizione cinematografica italiana del passato.







 
 
 

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