IL FIUME ROSSO (1948)
11 Agosto 2021
Francesco De Maria
"Il Fiume Rosso" di Howard Hawks (1896-1977), uscito il 26 Agosto 1948 si potrebbe davvero definire come "la via hawksiana al western".
Primo film di questo genere diretto dal regista ed opera cinematografica che mette a confronto due figure maschili (John Wayne e Montgomery Clift) padre adottivo e figlio, ma anche due diverse generazioni attoriali e recitative.
"Il Fiume Rosso" si impernia proprio su tale conflitto (generazionale, ma ancor prima psichico) sullo sfondo della transumanza del bestiame dal Texas al Kansas, e la vicenda si svolge in parte nel 1851 (quando il personaggio interpretato da Montgomery Clift viene trovato ancora bambino da John Wayne) e poi nel 1866, durante la transumanza appunto, dove il conflitto esplode.
Un conflitto anche per il controllo della spedizione (trasportare il bestiame, appunto, dal Texas al Kansas); se John Wayne, uomo ormai indurito e cinico tratta male i propri uomini, creando un forte malcontento (e trattando impietosamente ed in modo autoritario anche il proprio figlio adottivo), Montgomery Clift, invece, affronta il padre adottivo, fino a prenderne il posto, a sostituirlo, RIPORTANDO ALL'INTERNO DI TUTTO IL GRUPPO PACE ED ARMONIA, PROPRIO NEL SENSO DI UNIONE SOLIDALE.
Il film si chiude con la riappacificazione fra i due (grazie all'intervento salvifico di una figura femminile, la fidanzata di Matthew, questo il nome del personaggio interpretato da Montgomery Clift, il personaggio interpretato da John Wayne si chiama Thomas Dunson).
L'intervento salvifico della donna, appunto, una caratteristica che mi ha sempre colpito del film, se solo pensiamo che il cinema hawksiano (soprattutto quello western, riguardo alle commedie il discorso è molto più complesso) è sempre stato un cinema "maschile" e "virile", apparentemente poco interessato alla figura femminile.
Il guado del fiume Red River, la Pista Chisholm: non fanno da sfondo all'epos filmico, ma lo sostanziano, sono parte di quell''epos (e non è un caso che il film si chiami proprio con il nome del fiume, presenza ineliminabile e costante nell'opera).
Una RIBELLIONE ALLA FIGURA PATERNA AUTORITARIA, dunque, ma anche sostituzione di quel ruolo, e soprattutto un ripristino di un equilibrio precedente.
"Il Fiume Rosso" è un film di squilibri, di contrasti, di equilibri (ri)trovati. In qualche modo è anche un film sul conseguimento di una sorta di armonia.
Si tratta di un film in bianco e nero, Hawks lo volle così proprio per donare all'intera vicenda il maggior quoziente realistico possibile, nel film epos e realismo si intrecciano, si sovrappongono, ad esempio nelle scene della transumanza, dove il dato realistico erompe con maggior forza e si intreccia indissolubilmente all'epos del viaggio attraverso quei grandi spazi.
"Il Fiume Rosso" ebbe un buon successo sia di pubblico che di critica. Prima ho parlato di conflitto (anche psichico) fra le due figure maschili, ed è sicuramente così, da più parti poi è stata avanzata l'ipotesi che tale conflitto si tinga anche di sfumature edipiche.
Bisogna tenere presente che il western è davvero un'epica (soprattutto quello degli anni Cinquanta, o di fine anni Quaranta, come in questo caso, il discorso sarebbe diverso per quello degli anni Sessanta-Settanta, in una certa misura) e che molto spesso riattinge, volente o nolente, da un lato all'epos omerico ed alla tragedia greca, dall'altro anche alla Bibbia (Antico Testamento).
Dice bene chi afferma che il film si apre con l'esclusione della figura femminile, solo che la donna nel corso del film diventa sempre più presente, fino a porsi come fattore di equilibrio emotivo e psicologico, e questo secondo me è un aspetto molto importante del film, che ci mostra un Howard Hawks forse un po' inatteso ed inedito (ripeto, soprattutto riguardo ai suoi western).
"Il Fiume Rosso" è innegabilmente un film classico, appartiene al classicismo hollywoodiano più puro, Howard Hawks nella sua totale trasparenza stilistica e rappresentativa è il prodotto più emblematico, forse, di tale classicismo, e questo film in tutta la sua trasparenza, in tutta la sua nettezza, chiarezza e distinzione forse davvero è anche un antecedente lontano dei western non più classici, ma moderni, proprio in questo grado di problematizzazione che scorre al suo interno, in queste sue inquiete articolazioni.
Ed è proprio per tutto questo che possiamo parlare davvero di un film capolavoro.
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