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IL DIVO (2008)

3 Ottobre 2022


Francesco De Maria



"Il Divo" di Paolo Sorrentino (1970), presentato in anteprima al festival di Cannes il 23 Maggio 2008 è indubbiamente uno dei risultati di punta di tutto il cinema Italiano dell'ultima ventina di anni.

Film solo apparentemente politico, se si intende tale nozione in senso stretto, anzi stringente: perchè il film si struttura in maniera molto più complessa ed articolata, guardando solo in minima parte alla tradizione (importante) italiana del cinema di impegno civile (alla quale si possono ascrivere Francesco Rosi, Damiano Damiani, ed in modo eccentrico e sfuggente Elio Petri).

E infatti, a mio avviso, è proprio con il cinema di Petri che "Il Divo" dialoga di più, in virtù della resa grottesca della vicenda e dei personaggi.

Un film "impegnato" dunque, "Il Divo": un film sicuramente di denuncia, un film sulla "spettacolare vita di Giulio Andreotti" come dice il titolo per esteso.

Il film si sofferma sugli anni 1991-1993 ( i più spinosi della carriera del politico e anche anni bui per il nostro paese, fra Tangentopoli, stragi di mafia, etc).

Ed è proprio l'organizzazione criminale siciliana ad essere così presente nel film, o meglio ad aleggiare costantemente. Per il regista i possibili legami (anzi probabili) legami di Andreotti con Cosa Nostra sono del tutto reali, sono lì: per chi li vuole vedere.

Ma "Il Divo" non si ferma a questo: il film, come ho accennato sopra risulta essere una RAPPRESENTAZIONE GROTTESCA DEL POTERE, UNO SVELAMENTO DEL GROTTESCO INTRINSECO AL POTERE.

E' come se Sorrentino avesse voluto incrociare due influenze cinematografiche diverse: da un lato il cinema di Elio Petri, come ho scritto sopra, proprio per il Grottesco, dall'altro il cinema di Francesco Rosi (per la sua disamina antropologica del Potere).

Tutto questo viene personalizzato da Sorrentino, con i suoi movimenti di macchina vertiginosi, con un senso del cinema del tutto particolare e personale, soprattutto nella messa in scena.

"Il Divo", poi, è un film importante anche a livello storico-cinematografico, in questo senso: finalmente ha fatto capire ad almeno una parte della critica (certo, solo nel 2008, ma meglio tardi che mai) che esiste un cinema Italiano di ottima qualità: quello di Sorrentino e Garrone (i due nomi più ovvi e scontati, dato il loro successo nei festival), e da affiancare quello di Munzi, Marra, Molaioli, Franchi, Gaglianone...

Il merito (mi verrebbe da dire accidentale, ma pur sempre di merito si tratta) de "Il Divo" è stato anche questo: far aprire gli occhi (almeno a qualcuno) su un cinema Italiano invero ribollente sotto il profilo creativo.

"Il Divo" non è tanto un film su Andreotti, quanto un film sul Potere, colto in tutte le sue articolazioni e ramificazioni, nel suo farsi, inevitabilmente, pervasivo ed assolutizzato. In questo senso pensiamo alla bellissima scena della confessione così inquietante di Andreotti sul proprio operato.

Lo stesso stile marcato ed eccessivo del film ha in sè, intrinseco, un qualcosa di grottesco, o meglio: atto magnificamente a svelarci il Grottesco, ad introdurci in tale dimensione.

Le inquadrature strane, le angolazioni anomale: tutto concorre a creare un clima straniante e grottesco. Ecco, io credo che tale operazione di straniamento, concorra nel predisporre lo spettatore da un certo punto di vista ad una visione "straniata" e quindi "distaccata" (seppur fortemente coinvolta, però) del film, o meglio: di quello che accade all'interno del film, al Potere nel suo farsi e nel suo modo di operare.

"Il Divo" è un film dall'altissimo profilo visivo, da un elevatissimo quoziente visivo: quello stile "eccessivo" da parte della critica stroncato, risulta essere, in verità, il vero punto di forza dell'opera.

Uno stile intonato da un lato, ma anche dal valore straniante (e quindi critico, riflessivo e rivelatore) di ciò che viene rappresentato e narrato.

Inoltre, da parte di qualche critico è stato evidenziato un certo "fellinismo" di fondo nel film, e la cosa è comprensibile: è come se "Il Divo" fosse attraversato da un senso di meraviglia (in questo caso non positivo), ma sempre di meraviglia si tratta.

E poi, non dimentichiamo che Sorrentino sarà anche l'autore di "La Grande Bellezza" nel 2013, film davvero, in un certo senso, di derivazione felliniana.

E sono proprio tutte queste caratteristiche fin qui evidenziate a rendere "Il Divo" un film non solo bello e valido, ma anche seminale.

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