IL CARRETTO FANTASMA (1921)
2 Febbraio 2024
Francesco De Maria
C'è stato un periodo della Storia del Cinema nel quale le cinematografie nazionali di punta, fra le altre, erano quelle Scandinave: di Danimarca e Svezia, poichè molti registi di quei paesi erano fra i capofila di tutta un'opera di ricerca formale e stilistica, riuscendo non solo a riconfigurare l'arte cinematografica attraverso sperimentazioni luministiche e figurative (e penso soprattutto al caso Danese, con un esponente quale Benjamin Christensen, con i suoi film della metà degli anni Dieci, tralasciando il caso, seppure importantissimo di Carl Theodor Dreyer che esordirà alla fine degli anni Dieci, ma che costituirà sempre un caso appartato), ma anche attraverso un attenzione inedita agli elementi naturali, alla descrizione emotiva e commossa del paesaggio, ad una sorta di paesaggismo, dunque: e questa fu una caratteristica che contrassegnò ancora di più il cinema Svedese, del quale uno dei registi maggiori, all'epoca del Muto fu proprio Victor Sjostrom (1879-1960) autore di questo "Il Carretto Fantasma", uscito il 1 Gennaio 1921. Sjostrom non solo è stato uno dei maggiori autori cinematografici svedesi, ma anche un attore molto bravo (e la parte da protagonista sarà la sua, anche in questo film del 1921) memorabile ad esempio in "Il Posto delle Fragole" di Ingmar Bergman, del 1957, nella parte del vecchio Isak Borg. Ovviamente il regista più giovane volle omaggiare un maestro del Cinema e Sjostrom dimostra tutta la propria maestria proprio in "Il Carretto Fantasma", film visionario, che narra e rappresenta incubi, allucinazioni, trasfigurazioni, in una sorta di storia "gotica" così intonata allo spirito più autentico delle culture Nord-Europee.
Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Selma Lagerlof: il protagonista (interpretato dallo stesso Sjostrom), uomo alcoolizzato e violento narra ad alcuni amici la storia del carretto fantasma; l'ultima persona che muore entro la fine dell'anno se peccatore sarà costretto per i consecutivi dodici mesi a guidare il carretto fantasma, il quale svolge una funzione psicopompa, di conduttore delle anime dei defunti nell'aldilà.
Sarà proprio il protagonista l'ultimo a morire. allo scoccare della mezzanotte.
Anche questo film diventa terreno fertile per sperimentazioni di ogni sorta, come contrasti luministici, sovrimpressioni, angolazioni distorte.
La linea teorica di questo mio Blog è improntata proprio all'idea dell'intertestualità filmica, dell'inter-filmicità: Sjostrom, a mio avviso riattinge alla tradizione cinematografica Danese (soprattutto a quella di metà anni Dieci, appunto, con i film di Benjamin Christensen) per i contrasti luministici, per l'uso espressivo della luce, le angolazioni distorte invece sono mutuate dal Cinema Tedesco (Espressionista o pre-Espressionista).
Il tutto viene personalizzato, ovviamente, e fatto confluire all'interno di un racconto soprannaturale e "gotico".
Le stesse SOVRIMPRESSIONI IN MANIERA MOLTO EFFICACE FORNISCONO UNA RESA DEL SOVRANNATURALE, DEL MISTERO, DEL CARATTERE EVANESCENTE DEGLI EVENTI.
Non esito a definire "Il Carretto Fantasma" come un'autentica opera di avanguardia se solo pensiamo alla sua struttura a Flashback che inframmezzano continuamente la linearità narrativa, fino a spezzarla, non solo: a metterla in discussione.
Siamo alle prese con un film imprendibile, in svariati sensi: perchè opera che rifugge da qualsivoglia catalogazione di genere (o forse multi-genere), se solo pensiamo che è stato definito sia Melodramma, che film Horror, ma anche apologo morale.
Ed è tutto vero: vi sono forti contrasti emotivi che fanno pensare al Melodramma, si tratta sicuramente di un apologo morale (una disamina critica dell'abbrutimento di un uomo) ma anche di un Horror per tutte le sue caratteristiche soprannaturali, visionarie, da incubo.
Ecco, io aggiungerei anche che ci troviamo di fronte ad un'opera esistenziale (anche questo tratto tipico di molta cultura nordica): attraverso la vicenda rappresentata passa un discorso sull'esistenza, sulla vita, sulla morte, sul significato dell'esistere.
"Il Carretto Fantasma" pone il protagonista di fronte alle questioni limite, al mistero: e cosa di più misterioso della morte?
Non bisogna sottovalutare il dato realistico del film: perchè "Il Carretto Fantasma" è anche un dramma dell'alcoolismo (che fa venire in mente certo Griffith), e tale dato realistico viene immesso all'interno di strutture melodrammatiche e visionarie insieme, fino a far levitare il film ad altezze inedite ed insondabili.
In un certo senso questo film rappresentò un'autentica novità all'interno del panorama cinematografico Svedese dei primi anni Venti, in quanto il paesaggismo così importante in questo cinema e anche in molte altre opere di Sjostrom viene meno, siamo piuttosto alle prese con una raffigurazione di un universo morale ed esistenziale.
Tutti questi elementi che a me paiono essenziali vanno a comporre l'immagine di un film fortemente articolato, complesso, e non solo dal punto di vista contenutistico ma ancor più sotto il profilo formale e stilistico, attraverso il quale Sjostrom riesce a mettere in questione certe coordinate per giungere ad un discorso libero sul Cinema e sul mistero esistenziale della Vita e della Morte.
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